L’insegnamento linguistico in Europa

Da www.repubblica.it:

Lingue, la scommessa europea e quello che la Ue chiede all’Italia

di LINDA ROSSI HOLDEN

Le politiche linguistiche della Commissione europea si prefiggono i seguenti scopi principali: 1) incoraggiare l’apprendimento delle lingue e promuovere la diversità linguistica; 2) favorire un’efficace economia multilingue; 3) permettere ad ogni cittadino europeo di accedere nella propria lingua a tutte le informazioni e a tutti i documenti istituzionali dell’Ue.

Cosa dobbiamo fare noi. Fra un anno la Commissione Europea chiamerà a rapporto tutti gli Stati membri per valutare l’applicazione e lo sviluppo delle 45 azioni indicate nel 2004 di cui, in particolare: 1) l’uso delle tecnologie coniugato ai programmi linguistici; 2) la produzione e la diffusione di programmi televisivi in lingua originale con sottotitoli; 3) la permanenza all’estero per la formazione linguistica sia degli studenti che degli insegnanti; 4) l’incremento degli scambi comunicativi come i gemellaggi scolastici, i partnerariati pedagogici e le attività di sensibilizzazione come la “Giornata europea delle lingue” e il premio “Label europeo”; 5) la formazione permanente degli insegnanti attraverso risorse condivise di buone pratiche e di metodologie innovative, alla luce dei criteri contenuti nel “Profilo europeo del docente di lingue”; 6) l’applicazione del “Quadro comune europeo di riferimento per le lingue” che fornisce livelli e descrittori per i percorsi di apprendimento, insegnamento e valutazione; 7) la diffusione del plurilinguismo in un’ottica di comunicazione interculturale; 8) l’apprendimento integrato di lingue e contenuti non linguistici (CLIL – Content and Language Integrated Learning). Ed è proprio per favorire il CLIL nelle scuole d’Europa che, un mese fa, la Direzione generale Istruzione e Cultura della Commissione Europea ha pubblicato un’importante indagine Eurydice con lo scopo di analizzare e fornire supporto per l’insegnamento-apprendimento di una o più materie (storia, scienze, geografia) attraverso l’uso veicolare delle lingue straniere.

Da tale documento appare evidente che l’Italia, nonostante alcune sperimentazioni, non ha il personale docente adeguatamente qualificato ed esperto per praticare un insegnamento così innovativo da richiedere competenze integrate piuttosto complesse. C’è dunque da sperare che i corsi universitari di specializzazione e di abilitazione all’insegnamento, nonché i corsi di formazione-aggiornamento dei docenti in servizio, inseriscano da subito programmi che recepiscano e applichino questa efficacissima risorsa didattico-metodologica così come hanno già stabilito i decisori politici di Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca, Repubblica Ceca, Germania, Spagna, Francia, Lettonia, Austria, Polonia, Finlandia, Svezia e Regno Unito.

Cosa deve fare la Commissione Europea. Sintesi delle Azioni per una società ed un’economia multilingue: 1) definire gli indicatori e le certificazioni europee in merito alle competenze linguistiche; 2) aggiornare i programmi formativi dei docenti di lingue; 3) pubblicare uno studio di buone pratiche destinato all’apprendimento precoce; 4) sostenere in tutta Europa, col programma “Lifelong Learning”, gli studi sullo stato del multilinguismo anche in rapporto all’intercultura; 5) potenziare l’ambito tecnologico afferito alle lingue e ai traduttori automatici; 6) pubblicare uno studio che analizzi l’effetto negativo che il non-multilinguismo provoca sull’economia e sulla mobilità dei lavoratori; 7) organizzare conferenze e assistenza per la formazione dei traduttori e degli interpreti presso le università di tutti i Paesi; 8) realizzare un concorso internazionale di traduzione rivolto alle scuole europee; 9) attivare nuovi portali web per fornire informazioni sul multilinguismo agli apprendenti, agli insegnanti e ai cittadini tutti; 10) realizzare un database interistituzionale sulla terminologia dell’UE; 11) sviluppare strumenti per la formazione a distanza; 12) incrementare i fondi per le borse di studio e la mobilità degli studenti.

Questi e altri interventi, anche a diretta responsabilità degli Stati europei, godranno di cospicui finanziamenti attraverso i vari programmi europei delle aree istruzione, formazione, gioventù, cittadinanza e cultura.