MILANO – Istituire classi di inserimento temporaneo che accolgano gli studenti stranieri «all’atto del primo ingresso nella scuola italiana dell’obbligo». Lo prevede una proposta di legge targata Lega, messa a punto dal presidente dei deputati del Carroccio Andrea Gibelli e illustrata in una conferenza stampa a Montecitorio. «Si tratta- ha spiegato Gibelli- di una legge di principio che ha l’ambizione di azzerare le differenze. È fatta quindi di un solo articolo che prevede test di ingresso e programmi dedicati che consentono di superare il gap».
LA PROPOSTA – Partendo dalla considerazione che i bambini stranieri, secondo i dati forniti dal ministero (relativi al 2003/2004) sono il 3,5% del totale della popolazione scolastica e prendendo ad esempio la Germania a cui la Lega dice di volersi ispirare, Gibelli propone un modello di integrazione il cui obiettivo è «soprattutto quello di non penalizzare i nostri bambini» e cita il caso di una scuola di Brescia dove «su 25 alunni, 18 erano extracomunitari, e in questi casi il programma ministeriale diventa una chimera». Non solo, lo stesso modello di integrazione firmato Lega ha il vantaggio – spiega ancora Gibelli- «di togliere ogni alibi a quegli extracomunitari che dicono di non volere iscrivere nelle nostre scuole i figli», con la scusa che non conoscono la lingua, quando la verità – fa capire Gibelli – «è che non vogliono integrarsi».
COSA PREVEDE – La scuola di inserimento dovrebbe durare due anni e i bambini poi dovrebbero essere reinseriti al terzo anno della scuola italiana. Il primo articolo del provvedimento stabilisce infatti che «l’accesso alla scuola italiana da parte di studenti stranieri sia subordinato al superamento di test e prove, disciplinati dalle Regioni, che valutino la conoscenza della lingua italiana e dei principali fondamenti delle discipline proposte». Gli studenti che non superano il test dovranno frequentare dei corsi «speciali» della durata di due anni per imparare la lingua italiana ma anche «gli insegnamenti che fanno parte dei programmi ministeriali». Sui dettagli comunque si può discutere, dicono i leghisti, fermi restando i principi ispiratori della nuova proposta, primo fra tutti, l’esigenza di «non rallentare l’apprendimento dei nostri bambini».
29 settembre 2005 FONTE: www.corriere.it