Volete un suggerimento semplice per fare gli ascolti in classe in un modo diverso? Leggete l’articolo.
Immaginiamo una conversazione del genere:
Insegnante) Come stai?
Studente) …
Insegnante) Come stai, bene o male? [accompagnando i due avverbi con delle espressioni del viso allegra e triste]
Studente) Ah, bene!
Insegnante) [sorride]
Lo studente ha ricevuto dell’input, ha mostrato con la sua faccia all’insegnante di non aver capito, questi ha aggiunto le risposte possibili alla sua domanda insieme a dei segnali extralinguistici, lo studente ha quindi fatto delle ipotesi sul significato della domanda, le ha testate rispondendo, l’insegnante ha mostrato che la comunicazione era andata a buon fine, lo studente ha validato le sue ipotesi.
In poche parole i due hanno messo in atto delle strategie di negoziazione di significato.
Purtroppo o per fortuna i registratori, i lettori DVD, gli i-pod non sorridono, non aggiungono parole, non le accompagnano con le espressioni del viso. Se ne stanno lì inerti
Come fare allora per negoziare significato? Vi propongo un modo.
Dopo aver asoltato la registrazione ogni studente ha la possibilità (oppure l’obbligo) di fare delle domande polari all’insegnante, quelle per cui l’unica risposta prevista è un sì od un no (per. es. La signora dice che il tè è troppo caro?; Il ragazzo è arrivato in ritardo?; una domanda come Perché il signore non compra il maglione? non sarà accettata). L’insegnante risponde.
Questo tipo di interazione ha, secondo me, diversi vantaggi. Ne elenco tre, a mio avviso i più rilevanti.
Il primo è che rispetta il processo naturale di comprensione. Molto di più secondo me di quelle attività di ascolto che guidano troppo lo studente (per es. attività di pre-ascolto e risposte a scelta multipla). Ma anche più di quelle che assegnano compiti troppo generici, come ascolta e cerca di capire quanto più puoi (vedi qui per un’argomentazione di questi due diversi tipi di approccio);
Il secondo è quello di instaurare una relazione ‘sana’ fra lo studente e l’insegnante: lo studente fa domande, l’insegnante risponde, non il contrario.
Soprattutto però stimola apertamente una capacità strategica fondamentale per la comprensione di testi e cioè quella di formulare esplicitamente domande sul significato del testo. Raggiunge questo scopo, a mio avviso, in modo svelto e facilmente realizzabile. E come sempre, quando si tratta di lavoro in classe, non è poco. 😉
Ah, e naturalmente grazie mille! 🙂
Ciao Ciro, mi piace l’idea, la voglio subito mettere in pratica con i miei A2 e vi farò sapere. Un saluto. Fabrizio
E’ molto interessante Elena quello che mi dici sull'”attimo di smarrimento”, si vede che era una cosa che non gli era mai stata proposta in nessuna scuola di lingua.
volevo segnalare un convegno per il riconoscimento della figura professionale dell’insegnante a stranieri che si svolgerà a Bologna il 29 novembre, potete visualizzare il programma a questo link
http://www.apidis.it/documenti/APIDIS_Convegno_bozza2.pdf
dopo qualche attimo di smarrimento i più hanno capito e l’esperimento è riuscito. il gioco delle domande polari si può proporre oltreché per sviluppare l’abilità di produzione orale e il lessico, anche per praticare il “si impersonale”.
Magari potessi provare domani in classe, ma sono ormai una “semplice” insegnante di sostegno, perché il francese non lo vuole imparare più nessuno.
Molto buona questa idea. Di solito facevo le domande io, e lasciavo inventare agli studenti, provo domani a fare così.
mi hai convinto, stasera metto subito in pratica la tua dritta. grazie elena
mi piace molto questa tua idea, Ciro.
Piroclastico