Non conoscevo né il giornale Eunews, né tantomeno il giornalista Diego Marani o la sua rubrica Contromano in cui oggi si esaltano le potenzialità di una ragionata promozione della lingua e cultura italiana all’estero nell’articolo La lingua batte.
Sono abbastanza d’accordo con il giornalista e aggiungo che l’Italia all’estero va forte, è una locomotiva, è un marchio vincente che attira studenti di ogni età, nonostante l’indifferenza dei governi. Negli Stati Uniti una buona percentuale dei miei studenti veniva dal New Jersey ed era interessato a recuperare la conoscenza della lingua e della letteratura e della storia (devo continuare?) insomma a recuperare un interesse e un legame (legacy) nei confronti di un paese che avevano conosciuto attraverso la memoria e le ricette dei nonni, non dei genitori. E questi studenti si definiscono “italiani”, non italo-americani.
A Buenos Aires non potevo parlare in italiano che venivo continuamente fermata da passanti incuriositi che mi rivelavano di essere italiani anche loro da generazioni. anche se lo esprimevano in un itagnolo buffo.
Peccato che l’esaltazione che ho provato leggendo l’articolo si sia affievolita quando verso la fine ho letto la proposta di affidare la promozione dell’Italia all’estero non più al MAE, ma al Ministero dei Beni Culturali… quello di Very Bello.
Beh, probabilmente ha fatto la proposta perché non conosce il Ministero del Very Bello (e forse neanche il MAE). Grazie della segnalazione, interessante come sempre e… sí, all’estero l’italiano va forte, in molti campi, ma ho l’impressione che i nostri politici non lo sappiano (o non lo vogliono sapere).