Pubblico qui sotto la lettera di risposta dell’Università di Aarhus alla mia domanda per il posto di lettore.
La trovo molto significativa e utilissima per coloro che si accingono a spendere soldi e tempo nei vari master, corsi, specializzazioni, certificazioni. Come potrete notare il rapporto fra posti disponibili e domande arrivate era di 1:220. La Danimarca è un piccolo paese e quindi è assai probabile che la maggioranza di queste domande sia arrivata da altre nazioni.
Inoltre, in questo paese non c’è lo sbarramento del visto di residenza, dato che fa parte della UE. Se fosse stato un posto di lavoro in USA, Australia, Brasile o altri paesi i concorrenti che risiedono già sul posto avrebbero avuto un vantaggio sulle domande italiane, che probabilmente sarebbero state cestinate immediatamente, ufficiosamente se non ufficialmente.
C’è da contare che il posto, seppure sicuramente prestigioso e ben retribuito è a tempo determinato e che comunque non prevede il pagamento dei contributi previdenziali.
Infine e soprattutto, da considerare assai attentamente sono le righe sulla preparazione dei candidati. Vi si sente un sincero imbarazzo dei selezionatori nel dover constatare che molte di quelle domande presentavano profili professionali del tutto idonei a soddisfare le esigenze dell’Università, e che tuttavia sono state scartate perché sono talmente tante che ormai la selezione viene fatta fra chi è super qualificato.
Per quei giovani che non ci si trovano in mezzo (“invischiati” mi stava scappando dai polpastrelli) da anni, riproponiamo quindi la domanda: “Vale la pena imbarcarsi in una formazione che darà spazio a pochissimi?“.
Lungi da noi l’intento di voler dare consigli, la risposta ovviamente è personale per ognuno, basti sapere che il metodo per darsela consiste nel calcolare il rapporto fra la propria determinazione e spirito di sacrificio al numeratore e la scarsezza sempre maggiore di posti disponibili al denominatore.
Gentile candidato,
ci dispiace comunicarLe che, al termine della selezione per un lettore di lingua italiana, abbiamo offerto il posto ad un’altra persona, e che questa ha accettato.
Abbiamo ricevuto 220 domande, quasi tutte più che qualificate per il posto bandito. La scelta è stata difficile e avremmo voluto avere a disposizione più posti. Siamo rimasti davvero colpiti per la competenza e l’impegno di chi sta insegnando Italiano in Italia e nel mondo ai diplomatici, agli immigrati, ai bambini, ai carcerati, agli studenti di tutto il mondo.
La ringraziamo il Suo interesse e Le facciamo i migliori auguri per il futuro
Grazie. Per ora sono a 12.000 km cercando di vivere dall’insegnamento (senza successo!);-)
Grazie Andrea Fabiana Mitidieri non ci conosciamo ma da quello che scrivi devi essere una bella persona, piena di umanita’. Se passi dalle parti di Roma facci un fischio che ci si va a prendere un caffe’. 🙂
si si si, se tornassi indietro farei tutt’un’ altra cosa!
Ummm, rimango molto dubbioso: https://www.ildueblog.it/?p=1252
Purtroppo no Ciro, non credo ci sia un sistema per verificare che i messaggi vengano dalla stessa macchina. La posta elettronica – come tutto il traffico internet – non parte dal mio computer, ma dal “pezzetto di rete” che mi fornisce il mio provider (ad esempio TIM). Questo pezzetto di rete in effetti è rintracciabile: ha un codice che si chiama “indirizzo IP”. Il problema è che l’indirizzo IP di una rete può cambiare: stamattina il mio computer ha un indirizzo IP 12345 ma stasera l’indirizzo sarà 45678. Poche connessioni hanno un indirizzo IP fisso, che di solito va acquistato.
Quando crei un sondaggio, è possibile fare in modo che un indirizzo IP possa votare solo una volta, limitando la partecipazione multipla.
Ma facendo questo sorge un altro problema… Diciamo ad esempio che l’università di Venezia ha una rete con un indirizzo IP fisso per tutta la propria area. Se noi blocchiamo la partecipazione multipla, significa che da tutta la rete dell’università di venezia solo una persona potrà votare, e solo una volta (inclusi pc fissi, portatili, tablet, ecc.).
O, semplicemente, se in una casa ci sono tre persone con tre computer, tutte con lo stesso indirizzo IP, solo una di queste persone potrà partecipare.
Per limitare la partecipazione multipla, la cosa che normalmente si fa è richiedere l’indirizzo email (come per iscriversi al blog). Ad esempio: se tu vuoi compilare il mio questionario, devi darmi la tua email. Io ti invio un link personale, che tu devi cliccare per attivare la pagina dove c’è il questionario. In questo modo, un indirizzo email può partecipare una sola volta. E quelli che vogliono fare i furbetti possono farlo: ma devono usare indirizzi email diversi ogni volta, che è una scocciatura non da poco.
Ma qui andiamo sull’alto spionaggio o no? 🙂 Questo messaggio si autodistruggerà tra 5, 4, …
Ciao Virginiamanda.
Si’ il tuo suggerimento e’ giustissimo. Come vedi pero’ prima di contattare le persone dovremmo risolvere dei problemini tecnici. Se riusciamo sicuramente seguiremo il tuo consiglio e contatteremo Ivano.
Grazie.
Ok Moryama e Porfido. Diciamo allora che bisogna trovare un compromesso accettabile fra comodita’ di compilazione e garanzia che una persona compili solo un questionario. Io propenderei per un messaggio di posta elettronica con un allegato word e bisognerebbe chieere da un informatico se c’e’ la possibilita’ di verificare se piu’ messaggi di posta elettronica proviengono dalla stessa macchina. Questo renderebbe piu’ difficile la vita ai furbetti perche’ dovrebbero inviare i messaggi da piu’ macchine. Oppure, altre idee? Ovviamente tutti coloro che leggono questo messaggio ci rispondano se hanno info pertinenti da dare.
Quoto Moryama
Rispondo all’ultimo messaggio di Ciro:
1) NOMINATIVITA’/ANONIMITA’ DEI DATI. In generale, io sarei per il “rendere le cose facili” il più possibile alle persone che devono compilare il questionario. Non tanto facili da invitare alla furfanteria, ma abbastanza da non scoraggiare i pigri. Questionario con possibilità di anonimato.
2) ATTENDIBILITA’ DEI QUESTIONARI. Tutti gli aspetti negativi che tu vedi nel questionario tramite fiduciari io li vedo pessimizzati all’ennesima potenza: la disponibilità dei compilanti calerebbe di molto, ma in particolare la quantità di dati raccolti sarebbe insufficiente. Lo eveterei a priori: le variabili sono già talmente numerose che limitare ulteriormente i risultati equivale ad annullare gli sforzi.
Tramite internet, c’è qualche accorgimento che può scoraggiare le prese in giro, forse anche senza ricorrere alla posta certificata. Credo però che la garanzia che una persona compili un solo questionario ce l’avremmo solo con il porta a porta che – per inciso – nel 2011 è ancora il sistema per il censimento nazionale, dalle mie parti. Certo, ogni accorgimento in più rallenta la procedura e scoraggia la partecipazione.
3) CRITERI PER IL QUESTIONARIO. Non sono sicura di aver capito quello che intendi con “schema a doppia traccia cronologica”. Comunque mi sembrano importanti fattori come: corsi e titoli conseguiti, età, impiego attuale, intervallo tra la fine degli studi e l’impiego nel settore, periodo di ricerca di un lavoro nel settore, durata effettiva della propria esperienza. Le caratteristiche peculiari di ogni corso – costo, durata, cfu, ecc. – mi sembrano esterne alla ricerca, cioè potrebbero essere presentate in un’appendice informativa compilata a parte.
Ma io non so niente di statistiche e raccolte dati: se qualcuno ci capisce, faccia luce!
Un’idea: perché non coinvolgere Ivano, il gestore della pagina Facebook http://www.facebook.com/groups/lavoroitaliano/ ? Mi è sembrato che avesse attivato altre iniziative, garantendo l’anonimato, per esempio sui costi delle lezioni, la serietà delle scuole etc… Si potrebbe pensare di proporre un questionario sullo stile indicato da Ciro e chiedere agli iscritti alla pagina di collaborare. Si tratta di 1625 membri, mi sembra un buon campione.
Ps: questo post sfonda per me una porta aperta. Bisognerebbe pubblicare la lettera di risposta in coda ad ogni domanda sui forum del tipo di Tizio Caio sulla possibilità di lavoro effettivo.
Ma sicuro che ne parliamo. Ci ho pensato, mi pare che sussistano tre ordini di questioni.
1) NOMINATIVITA’/ANONIMITA’ DEI DATI. Ci sono due possibilita’. Il questionario e’ anonimo e in questo caso le leggi sulla tutela delle privacy non ci sfiorano nemmeno. Il questionario e’ nominativo, e allora credo che un’occhiatina a tali norme bisognerebbe dargliela. Non credo che siano di difficile accogliemento le richieste, in fondo basta un’autorizzazione liberatoria.
2) ATTENDIBILITA’ DEI QUESTIONARI. Il questionario deve venire somministrato in modo che ogni persona compili uno ed un solo questionario. Questo crea ostacoli per quanto concerne un questionario compilato per via telematica. La piu’ comoda. Una volta su questo blog si e’ tentato di fare un sondaggio di gradimento sui libri di testo. Ci sono stati i soliti furbetti (quelli che non commentano mai, che non si fanno mai vedere, che guardano il blog senza essere iscritti alla mailing list, che pero’ lo guardano anche tutti i giorni…) che nel giro di un quarto d’ora avevano cliccato a mitragliatore un particolare testo. Fu un’esperienza molto triste. Sono sicuro che si verificherebbe la stessa cosa. In merito io vedo due possibili soluzioni:
a) Un questionario cartaceo fatto compilare tramite fiduciari. Noi del blog conosciamo un certo numero di persone di cui ci fidiamo che potrebbero fare girare il questionario a colleghi che conoscono personalmente, ma come sempre in questi casi si determinano problemi di disponibilita’ di tempo, voglia. Inoltre lo svantaggio sarebbe che per quanto vasta la rete di fiduciari possa essere, la messe di dati sarebbe molto minore rispetto a quella raccogliebile tramite Internet;
b) Oppure si potrebbe utilizzare una forma di posta elettronica certificata. Quest’ultimo caso, in linea teorica, non elimina del tutto il rischio che il direttore della scuola di specializzazione di Vattelappesca non chiami all’appello parenti, amici e dottorandi per compilare questionari fittizi al fine di dimostrare che chi si iscrive alla sua ha davanti un radioso futuro da lettore universitario a New York, Berlino, Parigi e Sydney. Tuttavia vale il principio secondo cui piu’ persone hai bisogno per fare una porcata, piu’ corri il rischio di venire scoperto. Ed inoltre, se il numero dei questionari fosse nell’ordine delle centinaia, l’effetto distorcente dell’eventuale questionario richiesto ai “cari collaboratori” si diluirebbe.
In conclusione, raccogliere i dati tramite Internet, in forma anonima sarebbe ancora meglio, sarebbe la soluzione ottimale: permetterebbe di avere una grossa mole di dati, da diverse parti del mondo e velocemente. Categorico pero’, ribadisco, il fatto che una persona compili un solo questionario. Non sono esperto di servizi di posta elettronica certificata. Chi sa batta un colpo.
3) CRITERI PER IL QUESTIONARIO. L’elaborazione dei criteri per la redazione del questionario anche in vista del modo di aggregare i dati. A me sembra buono lo schema a doppia traccia cronologica (quello che illustravo sopra). In questo modo si potrebbe mettere in relazione formazione permanente e crescita professionale, non solo la situazione in entrata nel mondo del lavoro, come invece proponeva Piroclastico. Per quanto riguarda l’aggregazione dei dati, bisognerebbe ragionare un po’ sulla classificazione dei percorsi di studio (formazione a distanza, in presenza, ore, CFU accordati, costo, ecc.). Ma quest’ultimo e’ il minore dei problemi, tanto ormai quello che circola nel bazar delle formazioni piu’ o meno si conosce, almeno per quanto riguarda le istituzioni maggiori.
Ciro, concordo. Una raccolta dati nell’era di internet dovrebbe essere percepita come un’operazione di routine. Quando ho aperto Stranità, tra i mille progetti per il futuro c’erano anche le recensioni sui corsi di formazione e la raccolta dei risultati: quali sono investimenti validi? quali percorsi hanno dato frutto? Una statistica non è realtà, ma è un appiglio nel marasma. Il più è capire come organizzare una raccolta dati e soprattutto la sua elaborazione. Vogliamo parlarne?
Annalou, l’ultima volta che ho chiesto dei numeri ad un’istituzione (legata alla stranieri di Siena) la risposta è stata “francamente la Sua richiesta mi stupisce” visto che si tratta di “dati sensibili che non forniamo, soprattutto se non sappiamo come, perché e da chi saranno utilizzati”. E chiedevo dei dati percentuali su scala nazionale, non il numero di casa del barbiere del rettore. Merito dell’istituzione o del sistema, così è: le mani sono legate, le informazioni non passano. Se le vogliamo, dobbiamo raccoglierle noi per quanto è nelle nostre possibilità.
Ciro, anch’io leggo quotidianamente questi appelli accorati sui social network. Come dici tu, non dovrebbe essere troppo difficile avere dei dati. Oggi un’istituzione che non è in grado di fornire dei numeri si squalifica da sola.
Cari Pirclastico e annalou,
uno sforzo in questo senso mi sembra ormai imprescindibile e sarebbe ancora meglio se la ricerca fosse svolta da persone terze, per ovvi motivi. Nei vari gruppi telematici che frequento ci sono almeno tre a settimana che lanciano messaggi che suonano: “Ciao sono Tizio Caio, c’e’ qualcuno che ha frequentato il master di Vattelappesca? Sapete darmi info su com’e’? Sapete dirmi se poi vi ha aiutato a trovare lavoro?”. Da queste domande in genere sbocciano psicodrammi collettivi in cui di solito l’ultima parola spetta all’ottimista di turno che dice: “Ma l’importante e’ essere determinati e preparati e poi riusciremo a farcela e a trovare un posticino per noi in questo lavoro che ci appassiona e a cui ci dedichiamo anima e corpo!” parte turgida musica finale sui titoli di coda. Cio’ non stupisce dato che se si brancola nel buio l’ottimismo diventa un atto di fede, con cui, a mio personalissimo parere, non si dovrebbero prendere decisioni per il futuro.
Basterebbe una raccolta di dati strutturata su due tracce parallele organizzate cronologicamente: a sinistra la colonna delle QUALIFICAZIONI, a destra quella del LAVORO E CARRIERA. Aggregando i dati di qualche centinaio di persone credo che si riuscirebbe facilmente a verificare se il master di Vattelappesca vale la pena oppure no.
D’accordissimo con piroclastico. Proprio oggi il master di padova ha inoltrato agli iscritti alla mailing list (costituita dagli ex corsisti) la mail di un potenziale candidato che chiedeva informazioni sulle possibilità di lavoro all’estero dopo il master. Questa volta ho risposto alla mail, ma la prossima volta non lo farò. Trovo paradossale che il master non sia in grado di dare informazioni in proposito.
Sarebbe bene che gli enti che fanno formazione a neolaureati (non tanto aggiornamento a chi già insegna), Master per capirci, creassero una tabella a disposizione di chi si appresta a iscriversi nella quale si presentano la % di immissione nel mondo del lavoro di chi ha frequentato il/i ciclo/i predente/i. Es:
% degli iscritti che a seguito del master hanno trovato un lavoro a tempo indeterminato.
% degli iscritti che a seguito del master hanno trovato un lavoro a tempo determinato
% degli iscritti che stanno ancora cercando un lavoro nell’ambito dell’italiano LS/L2
% degli iscritti che si sono dedicati ad altro.
Che ne dite?
Questo è porre il cliente al centro.
P.
Qiesta risposta la dice lunga, più di tutti gli articoli pubblicati sul blog e delle interminabili discussioni su facebook e dei consigli a chi chiede se “vale la pena” questo e quello.
Ti hanno almeno risposto….quanti sono i concorsi che fai e non ricevi nemmeno un ringraziamento!