Prendiamo lo spunto da un divertente (e un po’ inquietante) articolo di Kataweb.
Per chi viaggia molto all’estero le storpiature dei cibi italiani non sono una novità. L’italianità è più un’idea che altro, soprattutto dal punto di vista culinario bisogna fare i conti con i gusti locali, per cui un parmigiano che abbia un sapore rassicurante è più vendibile di un Reggiano stagionato 36 mesi. Magari la nostra Ladylink potrà dirci qualcosa a riguardo.
Non è che noi siamo da meno, se si va in Cina si scoprirà come la cucina cinese sia ben diversa da quella che mangiamo qui. E non solo.
Comunque, per sorridere un po’ (e magari disgustarvi in qualche occasione), vi rimando all’articolo.
Io posso solo aggiungere che è stato appen aperto un ristorante, anzi una specie di pizzeria che si chiama CUCHI GUIDO’S. E se CUCHI, è un termine per dire in gergo “organo sessuale femminile”, GUIDO, è il coatto di origini italiane. Non ci sono andata personalmente ma ho cenato con gli avanzi di una mia cara amica e collega. Lei era sconvolta. Ho cenato con una sorta di calzone, che aveva un impasto che mi ricordava le lasagne, ed una pasta dolciastra, un po’ troppo erta ed un buffissimo panino con le polpette, ma non con le polpette schiacciate come le intendiamo noi, c’era proprio una polpetta rotondetta…
Io ho apprezzato perché era cibo pronto, da scaldare in forno.
Mi chiedo perché perché l’italianità che per i clienti è garanzia di qualità del cibo, venga richiamata con un accostamento di termini dissonanti e volgari…
bellissimo l’articolo! ottimi usi didattici. posso aggiungere? varietà rioplatense: cotoletta alla milanese alla napoletana…. (milanesa a la napolitana), cioè con l’aggiunta di pomodoro e formaggio fuso in forno!
buon appetito…