A Vigonovo, in provincia di Venezia, un sindaco nega ad un marocchino la cittadinanza perché non è in grado di leggere il giuramento in italiano. L’appuntamento è rimandato di sei mesi e per marocchino il compito di studiarsi l’italiano.
La cosa fa discutere. Sinceramente non so che pensare. Certo, bisogna vedere cosa dice esattamente la legge, ma che la conoscenza della lingua sia un requisito per potersi dire italiani, forse non è proprio un’idea assurda.
Grazie a Piroclastico per la segnalazione.
Arrivo buon ultima in questa discussione per dire che sono completamente d’accordo con Giulia.
Insegno Italiano agli stranieri analfabeti, e quindi, oltre all’italiano, insegno loro anche a leggere e a scrivere.
Analfabeti significa persone che al loro paese non sono mai andate a scuola, che spesso non sanno parlare neanche italiano, che non hanno mai visto un quaderno né tenuto in mano una penna.
L’articolo di cui parliamo dice che questo signore marocchino sostiene di non essere mai andato a scuola. In altri articoli che avevo letto sulla questione, si dice che il signore in questione lavora in fabbrica da una ventina d’anni, ha tirato su due figli che sono regolarmente iscritti a scuola, paga le tasse ed è in regola con tutte le cosette che fanno un cittadino.
Certo, per essere considerati italiani bisognerebbe conoscere l’italiano, ma credo che vadano valutati anche altri fattori che “fanno” l’integrazione e le enormi difficoltà che queste persone incontrano arrivando qui e riuscendo, nonostante tutto, a costruirsi una vita dignitosa. Non sempre le istituzioni locali organizzano corsi di italiano. Non sempre è possibile conciliare lavoro e scuola. Magari dove c’è il lavoro non c’è la scuola, o quando c’è il lavoro ci sono i turni che cambiano ogni due o tre settimane, o non c’è la capacità di capire che non basta solo il lavoro ma ci vuole anche la scuola e che imparare a leggere e scrivere è importante. O che bisogna superare la vergogna, la difficoltà, la paura di fallire.
Insegno anche inglese agli italiani (adulti) e quotidianamente mi sento dire: eh, ma alla mia età, è così difficile imparare un’altra lingua, non ho più la memoria, il tempo, la voglia.
Riusciamo a immaginare cosa voglia dire per una persona che viene da un altro mondo e che è sempre stata analfabeta, cosa significhi cambiare l’immagine di sé, sedersi sui banchi e cominciare a tenere in mano una penna come un bambino di prima elementare? Come il proprio figlio, magari?
Insegnando agli analfabeti sono quotidianamente stupita e ammirata dalla capacità che hanno avuto queste persone nel sapersi comunque ritagliare una speranza di vita partendo da situazioni disperate e disagiate e dalla loro vitalità e capacità di costruzione di strategie per riuscire comunque a vivere, da analfabeti, in un mondo costruito per chi ha mille altre competenze e conoscenze.
Per finire, qualcuno dica al sindaco che in sei mesi non si impara a leggere e a scrivere. Abbiamo solo spostato il problema. Il signore in questione imparerà la formuletta a memoria e tutti saranno contenti.
Per Giulia. Il commento di Ilaria non è stato approvato, per questo motivo non appare, ma è stato comunque recapitato a chi ha scelto di ricevere le notifiche tramite email. Ho preso questa decisione, perché non mi è sembrato appropriato principalmente per i toni e per il contenuto. Le ho comunicato la mancata approvazione, ma non ho mai ottenuto una risposta, quindi rimane tale.
La mia esperienza: insegno in un liceo serale di scienze serali a Napoli e in quinta i miei due migliori allievi sono quest’anno un burkinabè e una rumena. Con mille problemi alle spalle. Sembra proprio che dai diamanti non nasce niente…
Ho aspettato un bel po’ prima di rispondere, perché l’ultimo commento di Ilaria (che non è stato pubblicato non so per quale motivo) mi ha decisamente turbato. Tuttavia stimo troppo Ciro e molti di voi per non condividere quello che penso. @Ciro, sono l’ultima persona mossa da pietismo verso i migranti. Forse proprio perché ho molto a che fare con loro, “so” cosa hanno passato, la mia reazione è opposta, sono più che altro meravigliata dalla forza che hanno dimostrato o preoccupata per le difficoltà che dovranno ancora superare una volta ‘sistemati’ in Italia. Non sono dei poveracci da coccolare, sono delle persone. Penso seriamente che questa trovata del sindaco sia una buffonata e un’umiliazione. Non sono d’accordo sulla necessità di saper leggere per essere un cittadino, in passato non era così, tra l’altro. Sono però convinta della necessità di fornire gli strumenti adeguati, nei tempi e nelle modalità adeguate, affinché chi soggiorna nel nostro paese possa avere accesso all’educazione linguistica, in primis ai corsi di letto-scrittura. Il fatto che la cerimonia sia stata ‘rimandata’ è ancora più incredibile perché purtroppo difficilmente il signore marocchino andrà a un corso di italiano, più probabilmente imparerà a memoria il discorso. E cosa avremo risolto allora? Assolutamente niente! Ecco qui, spero di essermi spiegata bene stavolta. A tutti buona serata.
Concordo ecumenicamente con tutti, anche se faccio notare che le cose non funzionano ovunque come in Svizzera o in Germania (thank God…): in Svezia, ad esempio, si può richiedere la cittadinanza dopo cinque anni di residenza se si è cittadini comunitari, dopo dieci se si proviene da un altro paese. La conoscenza della lingua non è un requisito per diventare cittadini svedesi e non esiste alcun esame, però (anzi, PERÒ) lo stato svedese garantisce tutte le opportunità di imparare la lingua con i corsi gratuiti di SFI (svenska för invandrare/svedese per immigranti), offerti capillarmente in ogni comune e per la frequenza dei quali si può anche percepire un piccolo sussidio (credo nel caso di quanti abbiano richiesto e ottenuto asilo politico: decine di migliaia, mica 35 come in Italia). Per iscriversi all’università (udite udite: completamente gratuita! Gli studenti universitari svedesi, poi, ricevono anche un piccolo sussidio per il periodo di durata legale del corso scelto) bisogna aver raggiunto un livello linguistico comparabile a quello liceale (SAS 3/Svenska som andraspråk 3/Svedese come seconda lingua 3), equivalente grosso modo ad un livello B2 del quadro comune di riferimento. Per inserirsi a pieno titolo nella società la conoscenza della lingua svedese è necessaria e questo incentiva a seguire i corsi di lingua.
Insomma, è ovvio che per essere cittadini a pieno titolo bisogna conoscere la lingua del paese ospitante (anzi, del proprio nuovo paese), ma bisognerebbe anche allargare la questione ad altri aspetti: bisognerebbe dare a tutti, migranti o italiani, gli strumenti per diventare cittadini a tutti gli effetti. Insomma, dare per ricevere e non solo pretendere senza dare un cacchio in cambio (che poi è la filosofia delle nostre istituzioni). Quando dicevo che molti italianissimi cittadini vigonovesi avrebbero difficoltà simili a quelle del signore in questione, non facevo alcuna ironia. Purtroppo.
@ Giulia. Mi pare che tu aggiri la questione. La questione non e’ il sindaco leghista che ha rimandato indietro di sei mesi il richieente (cosa di per se’, come giustamente noti, piuttosto marginale). Ma il fatto che si sia fatto arrivare ad un giuramento una persona che non sa neanche leggere quattro righe in italiano. Il problema sono i requisiti, cioe’ quella persona non sarebbe neanche dovuta arrivare di fronte al sindaco. Se non tieni conto di questo viri la discussione su questioni pietistiche (il mondo e’ di tutti, siamo tutti fratelli, ha lavorato per noi, ecc.) che non c’entrano nulla con la questione cruciale che viene messa in evidenza dal fatto. Non trovi?
Ciao Ilaria, innanzitutto calma, poi mandami un link con le informazioni che hai riguardo a quante istanze vengono rigettate, vorrei leggerlo. Non permetterti di dirmi come devo fare il mio lavoro perché so farlo piuttosto bene e lo faccio in una città con il 16,99% di migranti sul territorio (sono tanti), quindi credo di essere abbastanza preparata in tema. Proprio per questo motivo (la mia esperienza) questa notizia mi ha colpito, perché ogni giorno ho a che fare con persone non italiane che si impegnano in questo paese tantissimo e che hanno troppo spesso trattamenti diversi dagli altri. Invece la terra è di tutti, e a tutti noi dà fastidio quando all’estero ci trattano diversamente o ci sfottono perché siamo italiani. Dovremmo cominciare anche noi nel nostro piccolo a rispettare gli altri visto che in primis siamo tutti essere umani. Chiedere la cittadinanza, come sottolinei tu, presuppone due cose: l’essere in possesso di molti requisiti (che il signore in questione aveva, evidentemente, finché non ha incontrato il sindaco leghista) e il voler partecipare attivamente in uno stato in cui, ricordiamolo, altrimenti non si conta nulla (visto che non possono nemmeno votare alle comunali, cosa che in molti altri Paesi si può fare con la semplice residenza). Mi sembra che richiedere la cittadinanza del Paese che ti ospita sia già una grande dimostrazione di “integrazione” se così vogliamo chiamarla. Io ho abitato in molti Paesi e sinceramente non avrei mai voluto diventarne cittadina. Un’altra riflessione sul tuo essere “urtata” dalla presenza dell’aggettivo “leghista”. Come giustamente noti tu, magari in altre città succedono le stesse cose con un sindaco non leghista. Vedi in quanti modi si può essere razzisti? Anche in modo sottile, semplicemente accostando un aggettivo a un sostantivo. “Sindaco leghista”, “uomo marocchino”. In questo sono d’accordo con te, ‘leghista’ mi pare superfluo, dovremmo solo tutti scandalizzarci di fronte a uno che, in possesso di un briciolino di potere, lo usa senza preoccuparsi delle conseguenze. Per me rimane un gesto umiliante e inutile. Lui imparerà a memoria le 10 righe, avrà la cittadinanza tra 6 mesi e niente sarà cambiato. Questo è il vero problema.
manca un commento!
Ilaria, non mi piace il tuo tono e stile. Il maiuscolo SAI BENE A COSA EQUIVALE, VERO? discorsi stupidi, proprio no. Ci è stato appena detto che siamo ignoranti (in un altro post), mo pure stupidi, NON CI STO, VA BENE!?!?! Hai scritto delle cose interessanti, per esempio circa il fatto che ci siano tante istanze rifiutate all’anno, che però non fanno notizia. La prima cosa è però il rispetto verso chi commenta e i toni con cui si interagisce. Ok?
e poi inutile parlare di LEGHISTI e cose politiche del genere….andate a vedere quante istante vengono rigettate ogni anno dal sito dello stato per lo stesso motivo…mica ognuna di esse viene scritta sul giornale!sono circa 2000 all’anno e allora non saranno tutti leghisti ne’ del nord…..che discorsi stupidi sono…gli ha semplicemente spostato l’esame a 6 mesi non l’ha espulso dal paese !
cara Giulia forse non ti rendi conto che non si tratta di razzismo ma bensi di senso comune….non gli e’ stata negata ma semplicemente spostata di sei mesi che mi sembra una cosa ben diversa e civile. Per aver fatto domanda questa persona deve aver dei requisiti che sicuramente ha e poi se vai a leggere il regolamento di richiesta di cittadinanza x residenza specifica che si puo’ rigettare l’istanza per poca integrazione, scarsa conoscenza della lingua etc….e’ chiaro che anche tanti italiani avrebbero problemi ma gia’ lo sono che centra. non sapere ne leggere ne scrivere….ma di che classe di gente ci si vuole riempire il paese?? l’integrazione e’ tutto e se tu insegni a immigrati il tuo stesso lavoro lo presuppone questo aiutare a integrarsi!quindi TI CONTRADDICI DA SOLA! e poi in ogni altro paese al mondo devi dare un esame di lingua e cultura e non solo da noi……
Aggiornaci Silvia. Siamo tutti curiosi di conoscere la reazione della tua classe.
Che idea bellissima Silvia, forse lo farò anch’io! Sarebbe bellissimo annotare le reazioni e condividerle. Grazie a tutti per questo scambio. Buona giornata!
D’accordo con tutti, anche con Giulia! Dopo aver letto l’articolo sinceramente mi sono sentita lacerata in due: da un lato l’idea di base che la conoscenza della lingua italiana sia un diritto per un immigrato – quindi strumenti, corsi ad hoc accessibili etc. etc – ma dall’altro che questa sia anche un dovere – se voglio essere cittadino italiano devo sapere la lingua, conoscere la cultura o meglio le regole del vivere civile …
Non nascondo il fastidio che mi ha dato l’immagine di un sindaco leghista che rimanda l’appuntamento fra sei mesi (!!!!). Beh, sei mesi sono sufficienti per imparare a memoria quelle 4 righe di rito da pronunciare, se poi non se ne comprende il significato forse al sindaco non interessa ma sarà felice di sentire che sa leggere! Chissà, forse l’emozione ha tradito il signore di origine marocchina che dopo tanti anni di permanenza in Italia davanti a quel “giudice”, in un momento così importante per lui è riuscito a fatica, anzi non è riuscito a leggere quelle maledette 4 righe.
Insomma, in queste situazioni provo a mettermi da più parti, guardo l’oggetto da tutti i lati, mi metto “nei panni di”, per cercare di avere una opinione così decisa e convinta come voi, eppure faccio fatica. Sono convinta che la conoscenza della lingua italiana sia un pre-requisito fondamentale accanto a percorsi di cittadinanza, nello stesso tempo, dopo circa 15 anni di esperienza di insegnamento in contesto migratorio non posso che confermare quanto sostiene Giulia nell’ultima mail, quanto sia complesso e variegato questo mondo e contestualmente quanto sia difficile insegnare a queste persone che vivono da molti anni in Italia, parlano e gestiscono situazioni complesse legate alla loro sopravvivenza e spesso sono analfabete o semi analfabete nella loro L1. Attualmente insegno ad un corso del fondo FEI (Fondo europeo per l’immigrazione) a cui possono accedere solo immigrati con determinati requisiti. Obiettivo del corso: preparazione per l’esame per il permesso di soggiorno – Liv A2 (dunque esistono! Ma a volte sono poco e male pubblicizzati). Per tagliare la testa al toro su questa mia complessa riflessione rispetto all’articolo, oggi ho sottoposto il quesito ai miei corsisti, molti di loro poco alfabetizzati, con un buon livello di comprensione e di parlato ma con grandi difficoltà di comprensione e produzione scritta e… tutti (qualcuno più esaltato di altri) concordano sul fatto che un immigrato debba sapere la lingua, scritta e orale. La reazione è stata molto vivace ma mancavano 5 minuti al termine della lezione così ho pensato che porterò loro l’articolo da leggere (adattandolo al livello) per riprendere il tema. Se vi interessa vi aggiornerò sugli sviluppi.
Qualcuno di voi si occupa di insegnamento di italiano L2 a migranti? Dai commenti non sembra, ma vi invito a confrontarvi con i vostri colleghi che lo fanno e ad ascoltare le opinioni di chi vive quel mondo ogni giorno. Scoprirete una complessità incredibile ma anche tanta bellezza e un’overdose di falsi miti. Ci sono tante persone analfabete o analfabete di ritorno di nazionalità italiana e non. Certo che non è una consolazione, semplicemente non lo ritengo un buon motivo per decidere che questo signore non sarà un buon cittadino italiano. Finora è stato abbastanza buono per pagare le tasse, lavorare per noi eccetera. La mia amarezza viene dal fatto che siamo in uno stato che pretende da tutti senza dare gli strumenti a nessuno, e siamo così abituati da non rendercene nemmeno conto. Buon lavoro a tutti!
Totalmente d’accordo con Ciro! Proprio perché la disoccupazione è tanta, perché non creare proprio in questo settore una categoria di insegnanti ad hoc, per corsi di lingua e cultura italiana agli stranieri che vogliono ottenere la cittadinanza? L’esame c’è già, occorrerebbe un passo in più.
Ci sono ovviamente le eccezioni. Uno come Turturro, che non avrebbe nessun bisogno di prendere la cittadinanza per lavorare o per godere di tutto quello che di bello puo’ offrire il nostro paese ad un uomo con soldi e status, in un momento in cui l’Italia fa schifo a tutti e viene derisa da tutti, uno come lui che fa domanda per il passaporto mi fa quasi venire da piangere.
https://www.youtube.com/watch?v=OECkmd23XT0
Io a Turturro la cittadinanza la darei anche se fosse del tutto analfabeta.
https://www.youtube.com/watch?v=9xRKLKlmjIw (dal punto 3′:20” e’ da morire dal ridere)
https://www.youtube.com/watch?v=uRoR0-y9D64 (qui e’ immortale, come tutti sanno)
Scusate se sono andato fuori tema 🙂
Scusate, ma voi conoscete un paese dove “regalano” la cittadinanza così? Non è una questione di razzismo (che di sicuro in Italia c’è e tanto), ma di capire cosa significa cittadinanza. Per questo anche io do ragione a Ciro.
ps. in Svizzera, Germania, Estonia… viene richiesta conoscenza di lingua, storia e cultura del paese e l’esame per ottenere la cittadinanza può essere sostenuto dopo svariati anni (8 per la Svizzera e la Germania, credo). Ciò non toglie che in Germania, paese ricco e organizzato, il problema è minore che in Italia, visto che ovunque è possibile fare un Integrationskurs di tedesco, che costa poco e niente, e che al superamento dell’esame B1 viene completamente rimborsato. Insomma, come sempre, il problema vero sta in quel delirio allucinante che è l’Italia.
Sono totalmente d’accordo con Ciro. La conoscenza della lingua italiana, anche a livello scritto, è fondamentale per vivere nel nostro Paese, dove ogni documento ufficiale, ogni pratica, passa attraverso la comunicazione scritta. E sono convinta che bisogna dare agli immigrati la possibilità, attraverso dei corsi di italiano, di conoscere anche la lingua scritta. L’analfabetismo in una società come la nostra porta a un’ulteriore emarginazione di quegli individui che, considerati “diversi”, sono già in qualche modo emarginati. Per favorire una loro partecipazione più attiva è necessario insegnare loro a leggere e scrivere, di questo sono convinta!
concordo sul fatto che la conoscenza della nostra lingua sia condizione fondamentale per ottenere la cittadinanza, però forse occorrerebbe far giurare anche i nostri politici, giornalisti, ecc… chissà quanti perderebbero la cittadinanza italiana, perché somari!
Vivo negli US. Per prendere la cittadinanza qui ci sono corsi appositi. Alcuni mi hanno detto che è facile, altri mi hanno detto che è difficile, non lo sapremo mai. Ma arrivare ad ottenere la cittadinanza, se non è per motivi legati a parenti già negli US, non è facile, nemmeno qui. Nei corsi qui comunque si studia non la lingua inglese, ma la cultura. C’è un esame di cultura americana da superare sulla ” US history and government”. Ci sarà sicuramente un giuramento da fare, ma il futuro cittadino lo sa ed è preparato (non so se il corso è obbligatorio). Sono d’accordo con Adalberto che anche un vigonovese potrebbe non essere altrettanto preparato, ma la grade differenza è che qui ci sono regole chiare e accessibili a tutti. In Italia si arranca, non si reagisce e ci si ritrova con episodi come questi. Giulia istintivamente la penso come te, ma Ciro ha saputo cogliere il succo della faccenda (per me). E non essere capaci di leggere una frase deve anche farci riflettere sulle condizioni di isolamento in cui si possa vivere per 25 anni. Ne ho già dibattuto su un gruppo su Fb e lì facevo anche notare che di questo cittadino non si sa né nome né cognome… che sia sempre per quel politically correct sinistrofilo che ci sta portando alla rovina (vedi anche i criteri di assegnazione dei posti agli asili nidi). Vabbeh mi fermo, non voglio andare OT, però volevo salutare Adalberto Pallanti, che non commentava da una vita. Bentornato, e correggimi, ti prego, sugli US. Ma che imbattermi nel tuo nome!
E allora organizziamo dei corsi anche per loro. Disoccupazione ce n’e’ tanta, se c’e’ bisogno noi rispondiamo sempre all’appello. 🙂
Sono sicuro che molti concittadini del sindaco, vigonovesi al 100%, avrebbero problemi molto simili a quelli del migrante a cui è stata negata la cittadinanza, se venisse chiesto loro di leggere il giuramento.
Del tutto in disaccorto con te Giulia. Un cittadino italiano che neanche sa leggere un giuramento che cittadino italiano puo’ essere? Che contratti puo’ firmare, che diritti puo’ accampare, che idea politica si puo’ fare? Ha fatto benissimo il sindaco a rimandarlo indietro per sei mesi. Solo in Italia puo’ esistere qualcosa del genere. Ci dovrebbero essere corsi obbligatori per il raggiugimento di livelli di competenza minimi sia per chi ha intenzione di risiedere in Italia a lungo sia soprattutto per chi ha intenzione di richiedere la cittadinanza. Un cittadino analfabeta mette a rischio la convivenza civile di tutta la comunita’ perche’ e’ ricattabile e manipolabile.
Questa vicenda dimostra ancora una volta quanta ignoranza e quanto razzismo siano presenti nel nostro Paese. Ogni giorno incontro migranti che parlano italiano come me ma che non sono in grado di leggere e scrivere. Chi è il signor sindaco per negare la cittadinanza a questo signore, dopo che la sua domanda era stata accettata? Il fatto di non saper leggere un giuramento lo renderebbe un cittadino peggiore? Ci rendiamo conto di quanto sia umiliante tutto questo? Conoscenza della lingua italiana è una cosa, conoscenza della letto-scrittura è un’altra. Nel mio mondo ideale tutti dovrebbero essere in grado di leggere e scrivere, nel mondo in cui vivo, nella mia città, non esistono corsi di letto-scrittura per migranti.