Conoscenza delle lingue straniere sotto la media, poche esperienze di studio all’estero e brevi viaggi fuori dai confini nazionali, il sogno di trovare lavoro in Italia. Ma anche poco ambiziosi, spaventati dal mondo globalizzato, troppo legati alla famiglia e al contesto sociale dove sono cresciuti. Insomma, i ragazzi italiani sono meno aperti all’estero rispetto ai loro ‘cugini’ europei.
È questo lo sconfortante inizio d un articolo pubblicato su repubblica.it su uno studio dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca della Fondazione Intercultura.
Chissà perché… questi dati non ci sorprendono più di tanto.
Colpisce nell’articolo soprattutto l’ignoranza mistificatoria del giornalista, che scrive a proposito dei ragazzi italiani (cito): “Certo, non è solo colpa loro: in altre nazioni come le immancabili Svezia e Germania, l’85% e il 52% degli intervistati vedono quasi tutti i giorni film in lingua straniera, anche perché ne hanno l’opportunità, mentre da noi non sono trasmessi programmi in lingua originale”. Ora, non so in Svezia, ma in Germania, per quel che concerne l’offerta di film in lingua originale, la situazione non è poi dissimile da quella italiana. Sembrerebbe quasi che in Italia Internet non esistesse. Le ragioni vanno cercate altrove. Indaghiamo le cause della nostra ignoranza in fatto di lingue e cerchiamo di risolvere i problemi. Di giustificazioni non se ne sente il bisogno. L’Italietta di oggi, appunto.
… e difficile lasciare tanta bellezza…’
Credo che si debba tenere conto di due fattori, sociali ed economici.
Infatti andare all’estero, risiedere in qualche paese e fare un’esperienza di studio, costa: un costo magari non proibitivo ma impegnativo per le famiglie che non hanno oggi molti aiuti in termini di borse di studio.
Inoltre, e questa è colpa del sistema sociale così come si è delineato negli ultimi dieci-quindici anni, non c’è l’interesse.
Le lingue a scuole sono studiate (e a volte insegnate) male, più per raggiungere il voto che per saper comunicare con altri popoli; l’ambiente familiare è divenuto iperprotettivo (chiunque lavori in scuole elementari e medie come me sa a quali livelli di giustificazione arrivino alcuni genitori pur di difendere oltre ogni torto i propri figli anziché sgridarli) dunque è difficile separarsi da esso e il mondo esterno fa paura.
Infine, io dico, si sta affievolendo oltre ogni misura l’identità nazionale: in un paese che è sempre stato di difficile patriottismo, si stanno perdendo i valori comuni che ci distinguono come italiani, in primis la lingua stessa tra i giovani.
No, in effetti questi dati non ci sorprendono più di tanto.