Il titolo del XXXIV corso Plida di aggiornamento docenti, che senza un reale motivo o giustificazione concepibile, non appare sull’attestato di frequenza, ve lo svelo subito: “Così è (se vi pare)” Il teatro in classe: realtà e finzione nell’aula di italiano. 18-20 novembre 2016.
Ebbene sì, ho partecipato a questo corso di aggiornamento, durante il quale ho conosciuto tanti bei colleghi che hanno anche voluto condividere qui la propria esperienza. La mia opinione sul corso è tuttora fluttuante. Mi sarei aspettata di uscire dal corso con più consapevolezza; mi rimane un’infarinatura, che spero di riuscire a far fruttare prima o poi (studia ladylink, studia!). Detto questo, vi illustro brevemente il programma del corso e vi lascio alle opinioni dei miei compagni di avventura. La mia è in calce e nel finale lascia il posto a una bibliografia per i più curiosi e ardimentosi.
– Il teatro in classe, Maurizio Masella, Progetto Glottodrama, docente della scuola secondaria, Università di Roma TRE (3h).
Le opinioni dei corsisti in ordine cronologico (di ricezione).
Un’altra riflessione: il teatro (qui inteso come recitazione) è essenzialmente voce e postura. Nella mia esperienza di insegnante di italiano L2 ho dovuto constatare che anche ai livelli più avanzati manca talvolta una buona pronuncia, una corretta intonazione, i giusti legamenti fra le parole, gli accenti sono opzionali e il linguaggio del corpo spesso contraddice il messaggio verbale. Ogni lingua ha la sua lunghezza d’onda che dipende dall’uso del diaframma e dell’apparato fonatorio e dalla respirazione. Il teatro è, dunque, uno strumento straordinario per permettere agli studenti di acquisire le tecniche corrette con cui esprimersi nel modo più simile al madrelingua. Devo dire che questo argomento secondo me non è stato affrontato o è stato fatto in modo parziale.
Veronica: Penso che il corso sia stato stimolante per avermi permesso di provare in prima persona le tecniche teatrali e aver abbattuto il preconcetto che non si possa affrontare nulla di tutto ciò in una classe di alunni stranieri. Mi ha colpito molto non solo sperimentare, ma, soprattutto, calarmi in un diverso approccio comunicativo e interculturale che faciliti la comunicazione e non la ostacoli. Inoltre, lo stimolo aggiunto è venuto dall’eterogeneità dei nostri gruppi di appartenenza e dalle nostre esperienze; il confronto che ne è nato, è stato nella maggior parte dei casi molto produttivo. Sicuramente ho visto dei limiti nell’utilizzo delle tecniche teatrali in classi di livello troppo elementare (con il quale si può avere il mimo o i momenti di presentazione di sé), ma sicuramente dal B1 sono, a mio avviso, da usare. Si crea maggiore dinamismo nella classe e il messaggio grammaticale si veicola con originalità, ma soprattutto, si dà importanza all’aspetto espressivo e di intonazione che sono alla base di una comunicazione efficace. Insomma: valutazione positiva. Si è peccato un po’ sull’organizzazione, ma i contenuti del corso sono all’avanguardia e i temi cercavano di avere una loro continuità: presentazione teorica di Balboni (che ho volutamente non citato, perché voglio che si rifletta su quello su cui ci siamo cimentati, sulla pratica. N.d.r.) valutazione per livelli, approccio interculturale, sperimentazione teatrale e, in ultimo, tecniche teatrali vere e proprie.
Sicuramente non è stato semplice e non lo sarà, ma alla fine tutto è teatro!!
Vogliamo altri seminari!!
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Ero già convinta che le tecniche teatrali si potessero e dovessero applicare alla lezione di italiano, non avevo bisogno di questo corso per convincermene e per questo motivo il neologismo di Raffaella “glottoteatro” mi piace assai. Purtroppo la mia opinione si discosta un po’ dalle precedenti, perché sebbene abbia affrontato il corso con entusiasmo, in realtà credo che sia stata troppo trascurata la parte pratica che speravo ci avrebbe davvero fornito degli strumenti per portare in classe un testo didattizzato specifico per i nostri studenti e non solamente delle tecniche da sperimentare in un momento della lezione. Certamente, riconosco che un unico corso di formazione non possa trasformarci in luminari del glottoteatro e che si proceda per tentativi e fasi, in cui prima di tutto ci mettiamo in discussione noi stessi alle prese con questo nuovo ruolo. Però, nonostante queste considerazioni, ho lasciato Piazza Firenze un po’ perplessa rispetto alle attività con cui mi ero cimentata.
Il laboratorio di Chiara Sandri era basato su una scena del film “Il Marchese del Grillo” con Alberto Sordi. Abbiamo lavorato con un un testo scritto e con un video, passando dalla fase globale alla analitica, fino ad arrivare alla ricostruzione di un dialogo e alla drammatizzazione dello stesso.
I successivi laboratori, purtroppo, a causa di una imprudente gestione del tempo, sono rimasti incompleti e a risentirne è stata la parte teorica, che ha rubato spazio a quella pratica, lasciando all’immaginazione o visto il tema, all’improvvisazione, il riuso di questi materiali con i nostri studenti.
Per quanto il ragionamento sui testi condotta da Silvia Giugni sia stato interessante (perché ci ha aiutato a capire come affrontare la lettura di un testo, per determinare se è adatto o meno al livello dei nostri studenti, staccandoci dalla mera analisi grammaticale e sintattica), in realtà è rimasto un lavoro incompleto, poiché è totalmente saltata la parte della didattizzazione, che in questo caso sarebbe stata fondamentale. Eravamo alle prese con dei testi teatrali autentici e avremmo voluto capire su quali parti del testo soffermarci, a cosa dare più attenzione, come lavorarci con gli studenti. Insomma, si trattava di andare ad approfondire tutto quello che il laboratorio precedente non aveva trattato, poiché la sezione de “Il Marchese del Grillo” era già stata selezionata per noi.
A malincuore, mi tocca sottolineare che durante le prime due ore di presentazione di Donatella Danzi, le 10 proposte non sono pervenute: è stato un parlare senza canovaccio, un’occasione persa, che ha tolto del tempo prezioso proprio alla preparazione e alla messa in scena, che è stata la parte più divertente e difficile in assoluto per me: difficile accordarsi sulla storia, sui protagonisti e sui ruoli, la negoziazione, l’apprendimento cooperativo, la risoluzione dei problemi, aiuto! Fortunatamente la seconda parte del laboratorio (quella davvero creativa) è stata una vera e propria sfida, quindi vi propongo il video del nostro lavoro che consisteva nel reinventare la storia di Cappuccetto Rosso come se fossimo un gruppo di studenti A1. I protagonisti del nostro video sono: il narratore, Cappuccetto Rosso/Pinocchio, la mamma di Cappuccetto Rosso e la focaccia, Bianca Neve e il Lupo.
Come accennato, per me la parte più difficile -che ci ha fatto consumare molto del tempo a disposizione- è stata organizzare la trama, ragionare con il vocabolario di uno studente A1, scegliere una delle tante idee che ci sono venute in mente ed in ultimo provare per fare in modo che le nostre battute incomplete avessero senso e soprattutto glorificare quelle prove davanti ad un pubblico di colleghi che tra l’altro aveva prodotto delle scenette memorabili! Ce l’abbiamo fatta? Ce l’abbiamo fatta!
Maurizio Masella. Con lui si è concluso il corso di aggiornamento. Devo, però, ancora riflettere su quello a cui ho assistito: a fine laboratorio non credo di aver ancora ben capito cosa sia questo Glottodrama e ahime, le sue potenzialità (studia ladylink, studia!).
Per quanto il lavoro di drammatizzazione sul testo (tre proposte, una da mettere in scena) abbia prodotto delle “scenette” ben interpretate da professori principianit ed estremamente godibili, in realtà ci siamo trovati a dover interpretare un brano a scelta senza avere la benché minima guida o idea di cosa (ci) potessimo fare.
Al termine delle “recite” Masella ci ha spiegato quali aspetti di quel particolare testo, in quella particolare recita, erano stati affrontati bene o sarebbero dovuti essere più curati o evitati o su quali frasi/espressioni avremmo dovuto puntare, affinché la rappresentazione facesse tesoro della ricchezza del testo e viceversa. Sicuramente ha anche apprezzato alcune interpretazioni, nate più dalla fantasia che da uno studio ragionato, insomma c’è chi in assenza di tempo sa dare il meglio di sé e chi come me si divincola tra una battuta e un chissà se.
E infatti continuo a ripetermi che quello spaesamento e quei dubbi sono quanto di meglio mi sia potuto capitare, perché sono sensazioni che potrebbe avere un mio studente anche durante attività di minore coinvolgimento o difficoltà.
Dubbi ladylinkiani a parte, vi lascio con un minimo di bibliografia con cui potrete addentrarvi in questo policromo mondo del glottoteatro:
– È disponibile online e gratuito il Manuale pratico del Glottodrama, traduzione italiana di un manuale pubblicato originariamente in inglese. La versione italiana nasce sotto l’egida di Adam: <<una vetrina a disposizione dei promotori Leonardo da Vinci per disseminare i loro progetti, ed a disposizione di chiunque desideri prendere visione del lavoro innovativo dei progetti finanziati dal Programma Leonardo da Vinci>>;
– Info sul Glottodrama si trovano sul sito apposito;
– Imprescindibile è un recente articolo -uscito su E-journall- su una esperienza di process drama e glottodrama a lezione in un college americano. L’autore è Dario Sponchiado: Cronaca di una lezione annunciata: process drama e glottodrama tra passato e sperimentazioni odierne. Vi consiglio, inoltre, di spulciarvi la sua lunga e dettagliata bibliografia e, in caso, di contattarlo. Non ho avuto il piacere di conoscere Dario di persona, ma sono sicura che gli farebbe piacere ricevere una vostra email;
– Un’altra esperienza teatrale meno recente, ma sempre attuale è quella di Daniela Bertocci che appare in due parti sul Bollettino Itals: parte I e II;
– Suggerito da Dario Sponchiado: PROCESS DRAMA INSEGNARE UNA LINGUA FACENDO TEATRO;
Erika Piazzoli: Didattica process drama: principi di base, estetica e coinvolgimento (n. 1. 2011 );
Sara Faggiano: Lingua e teatro, un dramma? (n. 2. 2010);
Manuela Ottaviani: Biancaneve a Marrakesh. Teatro, italiano lingua seconda e intercultura. (n. 1. 2013);
P.S. i tre articoli sono consultabili anche online (il pdf lo dovete, invece, scaricare)
new! Giorgia Ginelli: Lingua e teatro: due facce della stessa medaglia, ( Lingua Nostra e Oltre, la rivista del Master di Padova);
new! Caterina Cangià: La rappresentazione teatrale, (modulo 4, Uniurb);
new! Il teatro mimico, (modulo 3, Uniurb).
In inglese: Francesca Savoia: Teaching Italian Language, Literature, and Culture through Performance: The ItalianTheatrical Workshop, (Italica, Vol. 77, No. 4, Linguistics and Pedagogy (Winter, 2000), pp. 509-522).
I link seguenti sono stati recuperati da una mia vecchia cartella che avevo creato quando alla James Madison University avevo creato il corso Strategies for oral communication e le attività di riscaldamento all’inizio del corso erano fondamentali. Alcuni non esistono più, altri invece sono ancora disponibili e con piacere li condivido con voi:
– Videoclip “giochi di teatro” di Roberto Gandini e Gianluca Rame;
– 22 giochi per l’animazione teatrale a cura di C. Contessa;
– Alfabeti teatrali: appunti di lavoro per i laboratori teatrali nel contesto educativo di Carlo Presotto (da pagina 12);
– Mario Mirelli: teatro.it;
– esercizi proposti durante un corso di teatro del CRT Centro Ricerche Teatrali della Scuola Civica di Teatro, Musica, Arti Visive e Animazione, Comune di Fagnano Olona (VA);
– qui ci sono delle attività simili ad alcune fatte durante la sessione del Glottodrama;
– 100 giochi teatrali raggruppati in tre sezioni: 1 – espressione gestuale, 2 – oggetti per azioni teatrali 3 – espressione verbale;
new! Il linguaggio verbale: è un pdf di cui ignoro l’autore. Offre una parte teorica e degli esercizi per la parte pratica, poche ma utili pagine;
new! LEZIONE TIPO LABORATORIO TEATRALE: vari esercizi dal riscaldamento ed espressività corporea, passando per esercizi sulla voce, presenza scenica di Pietro La Barbera.
Gentile Professor Nofri, leggo con sorpresa e soddisfazione la sua lunga e dettagliata risposta. Purtroppo gli impegni di lavoro mi stanno tenendo lontana dal blog, per cui mi preme scusarmi per il ritardo della mia risposta e ringraziamento.
Ho letto con interesse tutto il suo excursus sul Glottodrama e ho appreso con disappunto della sua maggiore diffusione all’estero che in Italia. Intanto, mi conforta sapere che il mio spaesamento si possa considerare più che naturale. Mi chiedo se allora vista la “complessità” (in senso positivo) del metodo e comprendendo che le tre ore della mattina non sarebbero state sufficienti per dare un’infarinatura a chi ne sapeva poco o niente come me, non avrebbe avuto più senso impostare un approccio differente e più orientato verso le necessità del pubblico, che vorrebbe poi sperimentare quello appreso durante il corso a lezione? Certamente, il metodo Glottodrama prevede una formazione e affiancamento di un certo livello, non si può pretendere di uscire da un corso del genere sentendosi pronti per rivoluzionare il proprio modus operandi e tantomeno di entrare in classe per fare la rivoluzione, ma un graduale cambiamento sì. La mia è solo un’osservazione nata dal desiderio di variare il modo di fare lezione, integrando anche magari solo alcune tecniche di un metodo vero e proprio, che possano non necessariamente migliorare, ma variare il mio approccio all’insegnamento. Stimolare gli studenti attraverso un coinvolgimento su più piani, che possa poi portare ad un uso della L2/LS originale, stimolante e produttivo. D’altronde il successo degli studenti è ciò che più ci sprona.
Secondo me è questo che è mancato in generale in tutto il corso.
Il mio punto di vista, mi creda, è quello di un’insegnante che ha sempre voglia di imparare, mettendosi in discussione, confrontandosi apertamente con i colleghi e quando è possibile, con i maestri come lei.
La ringrazio ancora di cuore per aver trovato il tempo per scriverci.
Ladylink
Cara Lady Link
ho letto con curiosità le reazioni suscitate dall’interessante corso d’aggiornamento organizzato a Roma dal PLIDA.
Sapendo che un nostro tutor (Maurizio Masella) era stato coinvolto nel seminario, sono passato personalmente per un saluto ed ho ricavato l’impressione che il gruppo fosse molto motivato ed assetato soprattutto di spunti pratici…
Tutto ciò premesso, non mi meraviglia un certo senso di spaesamento di fronte a questi approcci “glotto-teatrali” abbastanza insoliti in Italia. Quando circa 10 anni fa formulai la prima versione del Metodo Glottodrama e il mio partenariato internazionale iniziò quel lungo percorso di ricerca e sperimentazione finanziato dalla Commissione Europea e culminato nella validazione scientifica del metodo, non avrei mai immaginato che il Glottodrama fosse destinato, almeno nel breve periodo, ad avere più fortuna all’estero che in Italia.
Infatti scegliemmo l’italiano LS/L2 come prima lingua bersaglio sperando che ciò favorisse una diffusione del Metodo innanzitutto in Italia. Ma le cose non sono andate esattamente come previsto…le successive sperimentazioni condotte con altre otto lingue europee ne hanno consolidato i risultati e promosso la conoscenza soprattutto all’estero.
Come mai?
Ci sono almeno un paio di plausibili spiegazioni, una di ordine istituzionale ed un’altra di natura più squisitamente culturale. Quella, per così dire, istituzionale si riferisce al fatto che i docenti italiani in questi anni non hanno potuto partecipare ai nostri corsi di formazione con il sostegno di borse di studio europee come i loro colleghi stranieri. E’ la stranezza delle borse di mobilità…pertanto tra gli oltre 400 docenti che abbiamo formato nel Metodo Glottodrama gli italiani sono una minoranza. Tra questi anche Dario Spochiandio che ha scritto l’interessante articolo da te citato.
La seconda ragione, mi duole dirlo, ha a che fare con l’estrema lontananza del teatro, inteso come pratica teatrale e non come letteratura teatrale, dal curriculum studiorum tipico dei nostri docenti di lingue in generale.
E purtroppo il Glottodrama, a differenza delle esperienze di “teatro in lingua” e delle tecniche di role-play, role-taking e role-making ormai enucleate da molti approcci, è un metodo “totally drama based” che richiede competenze specifiche di natura drammaturgica ed attoriale. E’ un laboratorio teatrale orientato all’apprendimento linguistico e non un corso di lingua tradizionale vivacizzato “comunicativamente” con l’inserzione di qualche attività para-teatrale. Non a caso per molti anni l’organizzazione dei corsi Glottodrama è stata basata sull’impiego di due figure, l’insegnante di lingua e quello di recitazione al fine di non degradare ad un livello amatoriale il lavoro sugli aspetti teatrali. In molti casi questo binomio ha dato luogo a felici forme di osmosi professionale o, addirittura, a forme felicissime come in occasione della sperimentazione effettuata con attori professionisti, cioè con i diplomati dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma (2014) capaci di produrre un pièce originale in inglese. Tuttavia solo da poco tempo stiamo cercando di superare questa difficoltà applicativa legata alla compresenza di 2 docenti. E il nodo cruciale riguarda proprio le competenze teatrali di un ipotetico docente unico di “glottodidattica teatrale”.
Insegnanti che abbiano incrociato nel proprio curriculum questo duplice percorso formativo sono ancora mosche bianche…ma, come suggerisce anche Dario nel suo articolo e come ricorda Erika Piazzoli, forse è arrivato il momento di fare una riflessione più generale sulle competenze irrinunciabili di un docente di lingua straniera intesa latamente quale strumento di comunicazione. Possono mancare tra queste competenze quelle relative all’espressione corporale e drammatica citate da Sara Faggiano? Temo proprio di no…tanto che l’affermazione di queste innovazioni metodologiche non può prescindere da una retroazione sui percorsi di formazione dei docenti. Chi volesse saperne di più sulla storia e sullo sviluppo del Metodo Glottodrama può consultare il nostro sito istituzionale: http://www.glottodrama.eu . Qui troverà una “Guida al Metodo Glottodrama” del 2009 e presto anche una nuova e più aggiornata pubblicazione.
Carlo Nofri
Coordinatore del Progetto Glottodrama