Ho conseguito il Master, e ora?

Master sì o master no? A voi le conclusioni, a me i dati.
Sul gruppo Italiano Per Stranieri su Facebook non sono poche le richieste di informazioni circa i percorsi formativi da intraprendere da parte di chi vuole iniziare questa splendida professione.
Alcune richieste rivelano anche la confusione riguardo a sigle come Ditals e Cedils e la differenza tra una certificazione o un Master.
Sul tema si era già espresso porfido nel 2006; questo post è stato pensato con l’idea di aggiornarlo (alcuni link, per esempio, non funzionano più).
A distanza di anni l’offerta formativa si è ampliata, ma le riflessioni di porfido rimangono estremamente attuali e validissime.
Lo scopo di questo articolo, e dei successivi che lo completeranno mano mano che la raccolta di testimonianze crescerà, è “semplicemente” capire come va l’occupazione nel nostro settore e quanto e se il Master sia una discriminante per il successo della ricerca (in Italia? e all’estero??). Ci piacerebbe, inoltre, avere un riscontro occupazionale dei “masterizzati”, ma questa è un’impresa piuttosto ardua.
Come primo passo direi di completare l’elenco dei Master in didattica dell’italiano (lingua non materna, come lingua straniera, promozione e insegnamento della lingua italiana,  ecc ecc ) disponibili sul mercato, citando le città e non le istituzioni (per meri motivi di sintesi). Ne contiamo 15, da Nord a Sud: Milano (degli Studi & Cattolica), Torino, Padova, Venezia, Pordenone, Udine, Urbino, Siena, Perugia, Roma, Chieti-Pescara, Napoli, Reggio Calabria e Palermo.
I dati sono parziali,  quindi per ora mi risulta che siano solo due le istituzioni che permettono ai masterizzati di rimanere in contatto. Venezia/Ca’ Foscari ha un forum (piattaforma moodle) post-master, in cui si possono condividere esperienze, opinioni e anche offerte di lavoro (cercherò di capire meglio chi le posta). Pare ci sia anche una mailing list.
Urbino/Carlo Bo ha un blog pubblico, consultabile da tutti noi, in cui vengono postate anche delle offerte di lavoro, ed il sottotitolo “scuola, università, impresa” efettivamente corrisponde ai contenuti del blog. C’è il tentativo, qui, di creare una comunità, perché le notizie non sono solo di servizio sul Master, ma spaziano tra bandi del Miur, opportunità come formatori, bandi per fondi europei, nonché i sempreverdi link a siti con materilae didattico. Le offerte di lavoro non mancano e  coprono l’intera Penisola. In realtà la comunità, per essere tale, dovrebbe vivere anche di voci ed esperienze dei diplomati e purtroppo questo aspetto è carente. Le rubriche “Esperienze” e “Dicono di noi” hanno un unico post,  e quello del primo non è proprio attualissimo (2009).
Cercando un po’ qua e un po’ là sono risalita anche ad un’intervista alla direttrice del Master, Antonella Negri, sul Sole 24 ore. Il sottotitolo all’articolo recita: Gli studenti trovano impiego ancora prima della fine del corso. “Da 7 anni – sottolinea Negri – molti studenti, provenienti da tutta Italia, trovano occupazione prima della scadenza naturale del master; la loro solida preparazione li fa conoscere nelle aziende e nelle scuole in cui fanno il tirocinio, dove vengono direttamente reclutati”.
Beh, questo fa solo che onore al Master di Urbino, che sembrerebbe non sfornare disoccupati. Vorrei aver anche letto un riferimento a delle statistiche un po’ meno aleatorie; è per questo che vorrei sentire alcuni di questi fortunati. Certo è che per la prima volta leggo di tirocinio in aziende e scuole (e non solo nelle classi di lingua dell’università), ma questa è sicuramente una mia pecca.
In realtà statistiche in giro circolano, come per esempio quella del 2007 di Padova, in cui sono presenti dei dati sui masterizzati 2004/2005 (34 rispondenti pari all’83% dei diplomati; l’indagine è fatta a distanza di due anni dal conseguimento del titolo).
Dai quesiti legati al percorso del Master si passa poi agli esiti occupazionali. Prima del Master il 73,5% di quei 34 è occupato (il 48% a tempo determinato, il 22% indeterminato e il 28 saltuario), dopo risulta occupato il 97%, ma le percentuali cambiano notevolmente e diventano rispettivamente 61% a tempo determinato, l’indeterminato scende a 15, a 21 i saltuari e c’è un 3% che ha un’occupazione “altro”. Altro? Dopo il Master? Ma perché? Non dovrebbe essere il contrario? Comunque, circa le competenze acquisite e la coerenza della posizione professionale, da 1 a 5 la media è 3,4; 3,5 è il livello di utilizzazione delle competenze acquisite nel Master.
Non ho rintracciato statistiche successive, già trovare questa è stato difficile.
Concludo con Genova: è l’unica università a fare pubblicità sulla pagina dedicata al Master all’Admis, (Associazione dei Diplomati in Master di Italiano a Stranieri). Ora, capire meglio quando, dove, come, perché e cosa sia questa associazione è difficile, visto che l’unica notizia recente (2011) è la lista degli iscritti, mentre qualsiasi altra informazione è datata 2008.
N.B. Questo post è stato possibile grazie anche a delle testimonianze di “masterizzati” in didattica dell’Italiano a stranieri. Non verranno citati nomi e cognomi, perché tutto è verificabile sul gruppo Fb di cui sopra.

30 pensieri su “Ho conseguito il Master, e ora?

  1. Ciao! anch’io sono in dubbio se frequentare il Master di Italiano lingua 2 o no… L’università a me più vicina sarebbe Udine. Mi chiedo però quanto utile potrebbe essere l’eventuale master una volta conseguito… vorrei tanto sapere da chi l’ha già frequentato quale utilità ne ha tratto… se lavorano… se ne sono rimasti soddisfatti… se i corsi sono fatti bene… Studenti di Udine! fatevi sentire! 🙂 Ho letto tutti i commenti che avete postato, tutti molto interessanti. Un saluto e grazie per questo blog ben fatto e molto utile!

  2. Sono in questo mondo da poco, ho preso la Ditals e ho fatto un tirocinio con turisti e uno con immigrati e mi sono appassionata molto. So che non è una strada valida da seguire, ma vorrei almeno informarmi su alcune cose, tra cui il master Promoitals. In generale piacerebbe anche a me leggere qualche statistica sull’occupazione successiva ai master, qualche esperienza soprattutto per chi resta in Italia. L’argomento è vasto e ci sarebbe da parlare, ma non sono molto brava nelle discussioni sui blog e non vorrei scrivere cose inutili, già dette, cadere in retorica o in polemiche. Però se devo essere più precisa e raccontare più cose lo faccio volentieri. Grazie mille della risposta 🙂

  3. Ci sono risvolti? La santa persona che ha fatto questo lavoraccio nel 2013 ha continuato?

  4. Ciao a tutti, mi chiedevo se qualcuno sapesse, nell’ambito di Torino, quali siano le istituzioni più qualificate all”insegnamento della Lingua Italiana per stranieri.
    Da quanto leggo mi sembra di capire che, in termini pratici, il Master non abbia poi la meglio su certificazioni come il Ditals.
    A questo punto mi chiedo: è meglio intraprendere la stada del Master o il corso Ditals? Mi potreste dare un consiglio?

  5. Ciao a tutti,
    sono anche io nel momento di decidere se fare un master o meno ed è dura. Sono laureata in Lingue e Culture straniere (triennale) ed ho il ditals II, ad oggi insegno italiano a dirigenti di azienda (corsi 1 a 1) e ho due progettini nelle scuole elementari di recupero per i bambini stranieri. Vorrei crescere personalmente e perchè no “arricchire” il mio curriculum ma non so se il master è il modo giusto. Ho pensato al master dell’ università di Perugia, Master di I livello in didattica dell’italiano come lingua non materna, che ne dite? Ho letto che qualcuno di voi lo ha fatto, potreste dirmi se è stato utile o meno (sia come crescita personale che lavorativa intendo).
    Grazie mille e complimenti questo blog mi piace molto! 🙂

  6. Innanzitutto: grazie Ladylink per l’articolo, interessante e ben fatto.
    Il problema di seguire un Master e della sua effettiva spendibilità mi assilla da anni e vedo che non sono l’unica.
    Per conto mio, posso dare la mia opinione, fatta di esperienze personali e di altri nel settore e che non può essere un dato statistico ma solo una testimonianza.
    Il Master fa punteggio. Sia nelle selezioni accademiche che nelle graduatorie delle scuole pubbliche. Chi vuole seguirlo fa bene, se è questo il suo obbiettivo.
    MA l’esperienza personale mi dice che:
    – per lavorare nelle scuole private di lingua in Italia basta una laurea in Lettere, una certificazione (DITALS molto più conosciuta delle altre, sempre stando alla mia esperienza) e un po’ d’esperienza. A volte anche solo una di queste opzioni. Quindi il Master non serve.
    – per lavorare nelle scuole pubbliche che si avvalgono dei servizi delle cooperative per insegnare italiano agli studenti basta essere reclutato da una cooperativa che svolga il servizio presso la scuola di riferimento. Per essere selezionati si invia il cv, come per qualsiasi altra offerta di lavoro: tra quelli presentati chi sembra più qualificato vince MA anche qui, se nessuno degli aspiranti ha il Master basta una certificazione, un’esperienza in più per fare la differenza.
    – per lavorare nelle scuole pubblice che emettono l’apposito bando per corsi integrativi di italiano bisogna avere i requisiti stabiliti dal bando: in generale laurea specifica (ma anche generico Lettere va bene), titoli, esperienza. Qui è una giungla: le scuole decidono quanto far valere i singoli titoli e varie volte mi è capitato di vedere attribuire ad un Master ed ad una certificazione lo stesso punteggio o poco più. Anche qui: avere un Master serve? Sì, se nessuno degli altri candidati ce l’ha. MA le scuole faranno sempre PRIMA una selezione interna. È da capire: preferiscono dare qualche ora in più ad un docente interno che già lavora in quella scuola (magari precario) piuttosto di assumere un esterno magari lontano.
    – per lavorare nelle università: nei centri linguistici le selezioni sono sempre per corsi di poche ore e qui i bandi sono precisissimi. I titoli richiesti includono il Master, che dà precedenza rispetto alla certificazioni, ma perde priorità davanti ad un Dottorato o un Assegno di Ricerca o una pubblicazione. Quindi: qui serve il Master? Ní. Io non ho il Master, ho lauree specifiche e sette anni di esperienza: sono stata reclutata qualche volta. I miei colleghi avevano lauree in inglese e in francese e un master, o un titolo di scuola di specializzazione, o la Ditals. E molti anni di esperienza.
    – per lavorare all’estero. Dipende da quale estero e in quale istituzione. Nelle scuole private é come in Italia: si invia il cv, il più qualificato ha il posto. Nelle università il criterio viene deciso da quel dipartimento/centro in particolare dando SEMPRE preferenza a chi ha una formazione accademica di un certo spessore (dottorati, pubblicazioni, assegni di ricerca etc).
    La mia conclusione per il momento è stata: senza statistiche ma guardandomi intorno: QUANTO mi permette di guadagnare IN PIU’ il Master rispetto ai titoli che ho già. La risposta é stata: non molto. Non almeno da coprire il costo del Master.
    Spero d’aver contribuito alla discussione.

  7. ma ragazzi insomma ok il Master ti da le competenze ed e’ sicuramente valido ma davvero qualcuno ancora si illude che si possa lavorare in Italia con questo titolo? scusate la franchezza….
    per insegnare poi a stranieri in ctp e centri del genere che pagano una miseria?! la verita’ si sa ma molti non vogliono guardare in faccia la realta’…si lavora in questo campo solo se si e’ gia’ nel giro come molti che poi non sono neanche qualificati ad hoc nell’insegnamento a stranieri o facendo anche il dottorato cercando di entrare nelle universita’ dove si guadagna discretamente. tutto il resto non permette di mantenersi ne di ripagarsi gli studi fatti con tatti sacrifici!

    il Master conta solo se si vuole tentare altro all’estero e si fa parte di quei 4 su un milione che ce la fanno x qualche motivo….
    In Italia vogliono dei gran titoli ma poi no vogliono pagare o ti manca sempre qualcosa, specializzazione, certificato, esperienza,,,,non va mai bene nulla. Inutile sprecare energie in un paese ormai marcio in tutto e per tutto. triste realtà che bisogna imparare ad accettare …..

  8. Ho firmato la petizione. Non è rassegnazione, “peccato” stava per “cavoli non cio’ pensato!” .. forse mi avrebbe aperto qualche porta, però io abito molto distante da Urbino.
    Forse non ho cercato bene, adesso però non so dove sbattere la testa.
    Staremo a vedere, a me piace stare in classe, ora insegno agli stranieri nelle associazioni ma ricevo paga..

  9. Scusate il doppio post. Non vorrei che i miei messaggi vengano fraintesi. Il Master di Urbino è molto valido, un’esperienza bellissima, persone fantastiche e competenti. Sono molto contento e fiero di aver frequentato i corsi, mi hanno insegnato e dato tanto.

  10. Ho fatto domanda ai CTP della zona e alle associazioni che hanno corsi di italiano per stranieri finanziati dalla provincia. Ho chiesto ad una scuola privata e una cooperativa sociale che opera nelle scuole pubbliche.
    Sono in attesa.
    Al momento mi risulta che nessuno di noi vecchi corsisti insegni per vivere. C’è chi aveva già lavoro (non da insegnante), chi ha proseguito gli studi, chi fa qualche lezione sporadica, chi è andato all’estero per tirocinio, chi fa corsi di formazione …
    Non ho ricontattato la Negri, a dire la verità non ci ho pensato, peccato.
    Se hai altre domande o magari non mi sono espresso bene, chiedi pure!
    Ciao

  11. Ciao, non dico che un master sia meno “riconosciuto”. Ho avuto l’impressione però che come fama la certificazione Ditals sia più conosciuto. Questo perchè negli ultimi mesi quando mi proponevo come docente di italiano L2 mi chiedevano per prima cosa se avevo il Ditals.
    Le parole della Negri .. io le ho sentite dal vivo (ehehe). Durante i corsi ci dicevano che i diplomati dell’anno prima hanno trovato tutti impiego, non conoscendo nessuno però non posso confermare nè smetire.

  12. Ciao, io ho seguito il Master a Urbino. Al momento cerco occupazione, la qualifica del Master non sembra però incidere tantissimo sul mio curriculum.
    Forse perchè rispetto al Ditals è meno conosciuto…

  13. Grazie del post, molto interessante anche se non molto incoraggiante, ma…la verità meglio prenderla così com’è senza fuorvianti illusioni e statistiche fumose ;).

    Sto frequentando quest’anno il master di Perugia e devo dire che in generale c’è ansia di informazioni attendibili sul futuro che ci aspetta, al di là di orpelli e promesse…per cui di nuovo grazie :).

    @Stefania: qualche consiglio al volo? C’è qualche opportunità a Perugia di cui tenere conto anche solo per quei due mesi? Parlo un po’ in generale…qualsiasi spunto è ben accetto! 🙂

  14. Ciao a tutti, bella domanda “Master e poi?”. Io ho conseguito il Master all’Unistra di Perugia due anni fa e poi ho lavorato in una scuola privata di lingue dove lavoravo anche prima del Master perché lì avevo fatto un corso di formazione. A livello di sbocco occupazionale non mi è servito il Master, per ora, perché ho presentato progettinelle scuole pubbliche ma non ho avuto risposta, è ovvio che il Master non è garanzia di competenza, però vorrei avere la possibilità di dimostrarlo. Dalla mia esperienza posso dire che è con il passaparola che si riesce ad entrare in alcuni circuiti, in alcuni ambienti, che passando per altre vie non ne saresti a conoscenza. Per il Master come è impostato alla Stranieri di Pg non c’è collegamento tra studio e mercato dell’insegnamento dell’italiano a stranieri, entri nel circuito della Stranieri di Pg dei concorsi che fanno ecc, però per lavorarci non è proprio facile. So che chi ha il Master e lavora all’estero ha beneficiatomolto di questo titolo, se un giorno lascio l’Italia potrò rispolverare questo titolo.

  15. Non so che pensare. Diciamo che se la dizione “Lettere e filosofia” e’ un termine di paragone rispetto al master ossia un titolo non specialistico usato per paragonare il ritorno occupazionale di un titolo specialistico (il master appunto), vedo che chi ha master ha il 3,4 di coerenza fra il suo lavoro e lo studio fatto, chi ha Lettere e Filosofia ha il 3,2 di coerenza. Non mi pare un buon risultato. Un titolo specialistico dovrebbe aprire le porte di quel particolare lavoro. Se faccio un corso per diventare segretario e poi finisco a fare il venditore che senso ha l’aver studiato da segretario?
    E’ la questione dell’orientamento professionale, che in Italia semplicemente non esiste, mentre in Germania e’ un punto di forza enorme. Quando ero li’ leggevo sempre articoli sull’importanza di non far sognare velleitariamente i candidati e di indirizzarli a lavori possibili. Pena: il taglio degli aiuti sociali.
    Inoltre, per fare questo orientamento non possono servire i dati delle universita’, per il semplice fatto che non sono indipendenti. Non ho dati precisi, ma tendo a pensare che molte universita’ ‘sfruttino’ la disoccupazione e la confusione sugli sbocchi professionali per recuperare un po’ di fondi che il governo da anni taglia mettendo a rischio la sopravvivenza di dipartimenti e completi atenei ossia la sopravvivenza di poltrone e poltroncine a tempo indeterminato. Il fatto che molte universita’ non pubblichino dati sugli sbocchi professionali (almeno secondo la tua ricerca Ambra) la dice lunga su quale sia l’interesse che sta dietro a questi corsi: non posso fare a meno di pensare che siamo vacche da mungere a tutto beneficio dei fondi dipartimentali. Che l’interesse allo sbocco professionale non ci sia e’ dimostrato anche dal fatto che dopo circa un quindicennio di proliferazione di master, scuole di specializzazione, corsi e corsetti, nessuno ha mai discusso di un inquadramento professionale dell’insegnante di italiano mentre invece dai ministri i rettori ci vanno (eccome!) per garantirsi un bollino di qualita’ alle loro certificazioni. Io in tutta sincerita’ quindi sconsiglio fortemente qualsiasi neo-laureato di fare un percorso di formazione come insegnante di italiano agli stranieri. Anche per un semplice fatto: i posti migliori se li prendono i lettori MAE (molto tagliati ultimamente, e ci credo, con gli stipendioni che prendono) che non hanno nessunissimo master, ma un’abilitazione all’insegnamento. Quindi paradossalmente la migliore strada per intraprendere questa professione resta ancora il TFA: stessi soldi ma risultato occupazionale molto maggiore.

  16. Post molto interessante, grazie! Penso di averlo già scritto da qualche parte, ma mi chiedo perchè sia così difficile da parte delle università fornire dati sul numero dei diplomati, certificati, masterizzati…che stanno lavorando. Ovviamente mi sono data una risposta e penso che le università siano restie a fornire dati (in loro possesso) perchè consapevoli di quanto il mercato non riesca/voglia assorbire tutte le figure professionali create, non certo perchè non ci sia domanda, ma perchè le università stesse non si occupano di “educare” anche il mercato, che per sua natura mira alla riduzione dei costi (e finisce per costringere i “poveri” – perchè hanno appena speso cifre folli – masterizzati ad accettare incarichi con retribuzioni ridicole).
    Forse dovremmo fare presente anche questo a rettori miur mae che stanno creando l’ennesimo marchio di qualità! Del resto, se non ci fossero gli insegnanti iperqualificati e ipopagati non ci sarebbero studenti in grado di fare esami di certificazione linguistica, in nessuna università, IIC, scuola privata, associazione….etcetc

  17. Ciao Ladylink, ho letto con molto interesse questo post. Ho dato un’ochiata alla statistica di Padova, ma non riesco a capirla? Che significa “Lettere e Filosofia”? Rappresenta chi non ha un master ma solo una laurea specialistica? Mi sono perso qualcosa? Aiuto!

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