Sono felice di pubblicare su questo blog il bellissimo articolo di Monica Febbo, che ringrazio.
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Raramente si leggono articoli del genere, capaci di affrontare su più fronti l’argomento, qui come altrove.
L’articolo che scandaglia le valenze più o meno “occulte” della distruzione di un sistema educativo e pedagogico è di Chris Hedges, apparso un anno fa sul sito Truth dig dal titolo Why the United States Is Destroying Its Education System.
C’è nei luoghi che per statuto dovrebbero difendere spazi del sapere e custodirli gelosamente, un sottile ma impudente senso di dissimulata vergogna, di inferiorità e frustrazione, ma insieme di quasi palesata vanità nella sbandierata (con la mano che aveva lanciato il sasso ben nascosta dietro la schiena) e riconosciuta, persino compiaciuta, condizione di calcolata trascuratezza dello stato in cui versano cultura e istruzione, in Italia e non solo.
Fa pensare mentre ci si ritrova a leggere articoli di questo tipo. E sorge dal profondo del ventre che accusa il colpo un senso di riconoscimento, di stizza e insieme rabbia, come a seguire un percorso a spirale esponenziale. Ci si domanda se tutto ciò sia possibile e soprattutto come sia avvenuto. Probabilmente da imputarsi a quelle catene di montaggio che tanto vanno per la maggiore, anche laddove paradossalmente sono implicati psiche, formazione, educazione, insomma l’uomo nella sua interezza. Nel suo innato desiderio di comprendere il mondo.
Dice l’articolo: “Gli insegnanti stanno diventano rimpiazzabili come i lavoratori di basso livello al Burger King. Eliminiamo i veri insegnanti – quelli con la capacità di ispirare i bambini a pensare, quelli che aiutano i giovani a scoprire i loro doni e il loro potenziale – e li rimpiazziamo con istruttori che insegnano per test ristretti e standardizzati. Questi istruttori obbediscono. Insegnano ai bambini ad obbedire. E questo è il punto.
Passare questi test-bolla celebra e premia una particolare forma di intelligenza analitica. Questo tipo di intelligenza è valutato positivamente da manager del denaro e multinazionali. Loro non vogliono impiegati che pongano domande scomode o esaminino le strutture esistenti e le supposizioni date per certe. Vogliono che servano il sistema. Questi test producono uomini e donne sufficientemente letterati e istruiti, abbastanza per svolgere funzioni di base e lavori di servizio. Questi test elevano coloro che hanno i mezzi finanziari per prepararsi ad essi. E premiano coloro che obbediscono alle regole, memorizzano le formule e rispettano con deferenza l’autorità. I ribelli, gli artisti, i pensatori indipendenti, eccentrici ed iconoclasti – quelli che camminano al battito del proprio tamburo – sono tagliati fuori.” (nota 1)
E tutto questo non implica unicamente che l’insegnante sia diventato un somministratore di regole e istruzioni per l’uso, figura che nel tessuto sociale finisce per essere limitata a quella di un replicante di nozionismo da testare su un virtuale “vero – falso” senza possibilità alcuna di stabilire e sviluppare nello studente un rapporto dialettico con il sapere. L’insegnante non è più quel tramite, quella staffetta in grado di porre l’accento sulla Memoria storica e culturale, con il rispetto e l’umiltà che la sua parte richiede.
Ma c’è molto di più in questo quadro di desolante desertificazione del processo che dalla conoscenza porta poi a una coscienza collettiva da costruire insieme mattone su mattone, passo dopo passo.
“Il più grande male perpetrato,” Hannah Arendt ha scritto, “è il male commesso da nullità, da esseri umani che si rifiutano di essere persone.” (nota 2) l’“uomo-massa” è, e si mostra agli altri, come “radicalmente ordinario”, “radicalmente semplice”, “radicalmente banale”, riuscendo, con questi suoi attributi, a “fare del male” quel male “banale” che è nel mero svolgimento della sua attività lavorativa e del proprio dovere di buon cittadino.
Come la Arendt ha sottolineato, dobbiamo confidare solo in quelli che hanno questa consapevolezza di sé. Questa consapevolezza di sé viene solo attraverso la coscienza. Viene fornito con la capacità di guardare un crimine commesso e dire “non ci riesco.” Dobbiamo temere, Arendt ha avvertito, quelli il cui sistema morale è costruito intorno alla struttura inconsistente dell’obbedienza cieca. Dobbiamo aver paura di quelli che non possono o sanno pensare. Civiltà incoscienti diventano deserti totalitari.
“I più grandi malfattori sono quelli che non ricordano perché non hanno mai riflettuto sulla questione, e, senza il ricordo, nulla si può trasmettere”, scrive la Arendt. “Per gli esseri umani, pensare a cose passate significa muoversi nella dimensione della profondità, radici che così si stabilizzano, in modo da non essere spazzati via da qualsiasi cosa possa accadere, lo spirito del tempo o della Storia o una qualsiasi tentazione semplice. Il male più grande non è radicale, non ha radici, e perché non ha radici non ha limitazioni, si può andare agli estremi impensabili e spazzare via il mondo intero.”
Mentre per Maria Montessori, geniale educatrice e figura pionieristica nel panorama pedagogico italiano di cui ricorreva qualche giorno fa l’anniversario di nascita, scrive riprendendo una frase del poeta inglese William Wordsworth (nota 3):
“Il bambino è il padre dell’uomo, perché ognuno di essi è in realtà il padre dell’adulto che sarà; il futuro ed il progresso dell’umanità non dipendono più dalla trasmissione del sapere e dei modelli comportamentali da parte dell’adulto ai bambini, diventano i bambini i veri protagonisti dell’evoluzione del progresso civile, i soggetti che a pieno titolo sono portatori del loro progetto di auto-educazione e rinnovamento sociale. Questa capacità creativa è comune a tutti i figli dell’uomo, in qualsiasi parte della terra, in qualunque condizione sociale o culturale si trovino ” (nota 4). Quindi per Maria Montessori sono “i bambini i veri protagonisti dell’evoluzione del progresso civile, i soggetti che a pieno titolo sono portatori del loro progetto di auto-educazione e rinnovamento sociale“. E sottolinea la necessità che tale processo però possa, anzi debba, avvenire in totale autonomia, non con un telecomando e un test a scelta multipla alla mano.
Non permettiamo che la caduta libera rischi di diventare inarrestabile, perché durante la nostra assenza di coscienza qualcun altro potrebbe pensare di riscrivere la Storia, rielaborare dei ruoli per noi, sempre più marginali, sempre meno pensanti, e soprattutto meno critici. E’ accaduto già e le possibilità che si ripeta sono molto, molto alte. Ne va del nostro futuro di Uomini. Ne va della nostra Libertà.
Monica Febbo
NOTE
nota 1 – “Teachers, their unions under attack, are becoming as replaceable as minimum-wage employees at Burger King. We spurn real teachers—those with the capacity to inspire children to think, those who help the young discover their gifts and potential—and replace them with instructors who teach to narrow, standardized tests. These instructors obey. They teach children to obey. And that is the point. The No Child Left Behind program, modeled on the “Texas Miracle,” is a fraud. It worked no better than our deregulated financial system. But when you shut out debate these dead ideas are self-perpetuating.Passing bubble tests celebrates and rewards a peculiar form of analytical intelligence. This kind of intelligence is prized by money managers and corporations. They don’t want employees to ask uncomfortable questions or examine existing structures and assumptions. They want them to serve the system. These tests produce men and women who are just literate and numerate enough to perform basic functions and service jobs. The tests elevate those with the financial means to prepare for them. They reward those who obey the rules, memorize the formulas and pay deference to authority. Rebels, artists, independent thinkers, eccentrics and iconoclasts—those who march to the beat of their own drum—are weeded out”. Why the United States Is Destroying Its Education System, Apr 11, 2011, Chris Hedges
nota 2 – La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Hannah Arendt, 1963
nota 3 – William Wordsworth – L’arcobaleno, “Ballate liriche”, 1798
nota 4 – Paola Giovetti, Maria Montessori – una biografia, Edizioni Mediterranee, 2009