Piccolo excursus sull’insegnamento online
delle lingue straniere
di Alessandra Giglio
– Cosa fai nella vita?
– Insegno.
– Ah, che bello… cosa?
– Italiano a stranieri.
– Ahhh… cioè?
– Insegno agli stranieri in Italia la lingua italiana. Insegno per la verità anche agli stranieri nel mondo.
– E come fai, vivendo a Genova?
– Online.
– ?!???!
Questo scambio di battute l’ho già ripercorso una miriade di volte, mediamente mi capita una volta ogni tre settimane. Già è difficile far capire cosa significa insegnare l’italiano a stranieri… quando poi dichiari che lo insegni online, apriti cielo! Hai praticamente la certezza che la persona di fronte a te si trasformi in un enorme punto interrogativo.
Sì, perché online si insegna! Ecco allora un piccolo excursus dell’insegnamento delle lingue straniere a distanza.
In principio c’erano le missive. Ricordate magari Angela Lansbury nel disneyano “Pomi d’ottone e manici di scopa”, che era iscritta ad un corso di stregoneria per corrispondenza… ebbene, i natali del famigerato “e-learning” sono proprio lì. I primi corsi di lingua straniera a distanza erano organizzati proprio in “puntate”, con lezioni ed esercizi recapitati per posta ordinaria e rispediti allo stesso modo all’insegnante per la correzione. Metodo scomodo e fortemente dipendente da spazio e tempo, ma quanto meno interattivo e personale.
Un’evoluzione di questo principio sono stati i corsi di lingua venduti in edicola: prima in soli fascicoli, poi con videocassette sottotitolate e audiocassette per gli ascolti. Sono addirittura arrivati i corsi in CD-Rom con esercizi interattivi per i primi personal computer. Con questa tipologia di corsi, i fuochi d’artificio e gli aspetti grafici accattivanti erano assicurati: non si studia più su una lettera, si studia su ricchi fascicoli patinati e su schermate dinamiche e interattive. Tuttavia, il rapporto personale tra studente e docente si perde totalmente con questa modalità di apprendimento delle lingue online: è impensabile, per una software house o una casa editrice, dover incanalare flussi di studenti che scrivono a plotoni di insegnanti pronti a rispondere ad ogni dubbio. Il corso “a puntate” diventa autoapprendimento, apprendimento in autonomia.
Più o meno parallelamente, nel campo dell’informatica, iniziano a nascere interi software che di fatto racchiudono in un unico supporto il corso “dell’edicola” a puntate. A questi primi software si affiancano quelli pensati “a micromondo”, cioè ambientati in un mondo a parte nel quale il protagonista si muove, agisce, scopre, impara – proprio come se fossimo di fronte ad un videogame. Era il periodo, del resto, in cui Monkey Island della Lucas Games spopolava in tutto il mondo.
Con l’ideazione dei primi ambienti votati all’edutainment, la moda di travestire i corsi di lingua in giochi prende sempre più piede. Parallelamente, è ormai il momento di Internet: mentre si naviga attraverso gli antenati dei moderni browser su una Rete globale piuttosto lineare, scarna e al contempo chiara ed intellegibile, gli utenti dei videogiochi iniziano ad utilizzare i forum per chiedere consigli su come procedere nel gioco. Chiaramente, anche l’insegnamento della lingua passerà dai forum: gli studenti di lingua straniera iniziano ad incontrarsi in questa realtà parallela che permette loro di porre domande a madrelingua, discutere dubbi e perplessità con studenti e insegnanti, ristabilendo insomma quel rapporto personale che si era perduto in virtù della massività di apprendenti. Quasi contemporaneamente, alcune software house decidono di distribuire i propri prodotti online, dimenticando per sempre il CD-Rom e offrendo il loro corso “paro paro” online: meno costi di produzione, diffusione capillare del prodotto, maggiori quantità di potenziali utenti.
Da questo punto in poi, il passato diventa presente e si moltiplica e divide in una miriade di realtà di apprendimento online. I corsi di lingua in autoapprendimento sono diventati più dinamici e collaborativi, in un’ottica sempre più sociale che ha (anche) portato – o è stata influenzata, a seconda dei punti di vista – dalla socialità e dall’interconnessione del cosiddetto “web 2.0”, dell’Internet di seconda generazione e di Facebook: l’era dell’apprendimento informale in Rete è decisamente adulta. Ecco allora cosa offre l’attuale menù:
- C’è (stato) l’apprendimento di lingue straniere tramite mondi virtuali online (come Second Life, ancora esistente ma di fatto semideserto), nel quale studenti e insegnanti si incontravano sotto forma di avatar che si muovevano, toccavano, volavano, interagivano in un mondo virtuale creato appositamente per la lezione.
- Ci sono varie comunità nelle quali “domanda e offerta” si incontrano (come per esempio Busuu o Livemocha): ogni utente iscritto è sia studente, sia potenzialmente insegnante di un’altra lingua, la propria. Tutto questo contraddice il principio glottodidattico non scritto che “non basta sapere una lingua per saperla insegnare”, ma tant’è… proseliti ne ha, ed il sistema è tutt’ora vivo e vegeto.
- Ci sono i cosiddetti MOOC, Massive Online Open Courses: corsi gratuiti online che insegnano massivamente, ad utenti di tutto il mondo, le lingue e le culture straniere. Vale la pena soffermarsi sul fatto che questi corsi, innovativi per strumenti utilizzati e per diffusione capillare, riprendono in mano le rendini dell’apprendimento sincrono e puntano nuovamente sul valore della lezione in senso tradizionale: spesso, infatti, in questi corsi sono presenti videolezioni in cui si vedono slide e tabelle, ma anche visi ed espressività del docente. Aspetti, questi, che erano andati perduti nell’asincronicità per eccellenza del forum (dove i messaggi si scrivono e leggono quando più ci aggrada) e nell’autoapprendimento sociale (dove il docente non è docente).
- In questo molteplice e composito panorama di risorse digitali, non può non essere menzionata una realtà che esiste già da tempo ma che solo ora passa realmente alla ribalta, dopo la grande fama di piattaforme MOOC come Coursera o KhanAcademy. Torniamo però a puntare i riflettori nuovamente sull’italiano per stranieri “nel suo piccolo”: già da tempo esisono università che sono parzialmente o totalmente “condotte” online. Dalla famosa ICON (consorzio di alcune università italiane), che offre corsi di lingua e cultura italiana per stranieri online – e, online, si discute anche la tesi finale -, all’università svedese di Falun DU.se, che allo stesso modo offre una laurea triennale con corsi di italiano online, esami, tesine e, ovviamente, lezioni. Il tutto praticamente gratuito per i cittadini europei (in Svezia, l’università riceve finanziamenti statali).
E’ difficile prevedere il futuro dell’insegnamento delle lingue straniere. Io, per professione o per passione, scommetterei molto sulle università online e sulla diffusione capillare del sapere, magari davvero a titolo gratuito sulla scia epistemologica dei MOOC o dei Paesi nordeuropei.
Chi vivrà (e ci vivrà, da insegnante), vedrà.
Alessandra Giglio
www.alessandragiglio.com
In cinque anni ne è passata di acqua sotto i ponti e anche l’online sincrono (meglio noto come insegnare via Skype) sta ormai guadagnando terreno anche per l’italiano LS/L2. Quante ne vedremo nel futuro! 😉 Interessante leggerti anche dopo così tanti anni 😉 A presto!
In cinque anni ne ha passata di acqua sotto i ponti e anche l’online sincrono (meglio noto come insegnare via Skype) sta ormai guadagnando terreno anche per l’italiano LS/L2. Quante ne vedremo nel futuro! 😉 Interessante leggerti anche dopo così tanti anni 😉 A presto!
Interessante articolo di sintesi, cosa rara quando si parla di apprendimento e nuove tecnologie, dove il rischio di perdersi nell’oceano delle novità di ogni minuto risulta molto demotivamente. Grazie!
Prego Alessandra. Complimenti per la bella pagina web personale che hai montato e per le tante cose interessanti che hai fatto e che stai facendo. Wowowow!!!
Grazie per il parere, Fabrizio! E, tranquillo: quasi neppure si nota, la ridondanza! 😉
Oppsss! Mi scuso per la ripetizione di quel “davanti” ripetuto due volte ma non sta poi tanto male 🙂
Grazie dell’articolo e delle interessanti informazioni.
Anch’io, come te e moltissimi altri, penso che i MOOC abbiano davanti a loro un bel futuro davanti.