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Ciao Cloe,
per prima cosa ti prego di non scusarti, mi fai diventare rosso. 🙂 Qui siamo un blog educato ma informale, quindi non ti mettere sotto i miei piedi senza ironia perche’ io porto scarponi da lavoro e peso piu’ di novanta chili. E’ vero quello che dici, nelle scuole private esiste molto il “pago pretendo” che ti mette molto sotto stress, specialmente se sei un ‘pischello’ di 28 anni che crede di poter infinocchiare uno straniero perche’ “tanto io sono padrone della lingua”. Comunque credo sia vero quello che dici sugli immigrati dell’est, soprattutto se hanno ambizioni di miglioramento sociale, tengono molto all’immagine che rimandano tramite la loro competenza morfo-sintattica. L’ho notato anche io con la donna di servizio di mia madre, che sta molto attenta al pronome indiretto femminile singolare, molto piu’ della mia mametta. Interessante la tua teoria sul po’, bisognerebbe andare a mangiare un po’ di Crusca per verificarla. Ciao e torna presto a commentare!
Ciao Ciro non ho salutato e non mi sono presentata, sono Cloe, chiedo scusa (senza ironia )con la faccia sotto i tuoi piedi. Sui blog non mi raccapezzo, mi maleduco.Effettivamente, nel caso di chi fa un corso di lingua gioca anche il “pago pretendo”,io non ho molta esperienza con le scuole private, ma gli immigrati soprattutto dell’Est hanno un alto livello di istruzione e spesso devo dirlo ti mettono in difficoltà anche con questioni ortografiche (si scrive pasticcere o pasticciere?)e sono puntigliosi sulle regole,le vogliono, le pretendono! E si sa che in italiano le regole….
Un po’ con l’accento secondo me è un errore di sovrageneralizzazione non una svista da tastiera, insomma se si dice città, caffè, perché, si dice anche un pò..
Ciao Cloe. Su semantica e linguistica forse, ma qui si parlava appunto di ortografia. Credo che gli immigrati siano in generale meno colti dello studente che paga 3000 euro per fare un corso mensile in una scuola di lingua a pagamento e per cui l’italiano e’ la terza lingua. Questo ovviamente non significa che siano piu’ intelligenti, ma piu’ attenti a certe questioni formali si’.
Io non credo che passare dalla laurea all’insegnamento agli immigrati non aiuti, sono educati e rispettosi ma certe volte pongono dei problemi di semantica e di linguistica generale, altro che di ortografia! (Non insegno agli stranieri da un po’ con l’apostrofo e mi mancano da morire.)
Nonostante avessi letto bene, ho risposto avendo in mente la o accentata della tastiera italiana. Sarà che uno e’ portato a usare l’accento perché sente che e’ accentato. Scorrendo in giro al limite ho ritrovato la o accentata. Nel mio cellu, l’apostrofo viene molto prima dell’accento. Ma e’ un cellu americano e il t9 non c’e’ in italiano. Vediamo in cosa incappo… ho tirato fuori dallo scatolone l’accento detector… ammazza la polvere
Comunque la questione non e’ cosi’ semplice come credevo. http://www.achyra.org/matteucci/files/iu.pdf
Mmm, forse, ma perche’ con l’accento? Non mi pare una spiegazione logica. E poi esiste la versione con l’apostrofo. Allora chi compra il computer in Germania dovrebbe scrivere >Gradisci un pö di purë?< . Neanche la spiegazione sulla >e’< con l'accento acuto mi convince. Se scrivi >poiche’< alla milanese significa che hai una tastiera italiana. Quindi ci sono tutti e due i tasti. E poi comunque e' sempre preferibile l'apostrofo. Non mi convince. Sulla figuraccia non mi ricordo precisamente, era qualcosa del genere. Ma nessuna scusa, era proprio ignoranza. Come credo che sia quella di chi scrive >po’< con l'accento. Poi ovviamente una svista puo' capitare, ma t'assicuro che conosco gente che insegna all'universita', che interviene anche nei gruppi FB pensa un po', che lo scrive con l'accento regolarmente. Poi certo se si fa come Saviano, che vuole imitare Landolfi e Pirandello, allora si tratta di una scelta estetica. In questo caso, m'inchino. Riassumendo, per >qual’e’< ci sono i due grandissimi, se mi trovate un autore che scrive >po’< coll'accento mi faccio il tat... no! Vi pago la cena. Vabbuo' va, vado a cambiare i copertoni alla bici. Sono un põ consumati.
Penso che sulla tastiera x scriverlo correttamente devo digitare tre tasti… X l’altra versione ne bastano due. Idem x gli sms, credo. Sull’ipad la correttezza si paga a caro prezzo, se ne devono digitare molti di più. Chiamare con i pronomi indiretti poiché eri appena tornato dalla Spagna?? Ohhh ho scritto poiché!!
@ Porfido e @ tutti. Il tono in effetti è fastidioso, ma spero utile. Il tatuaggio ormai è un’usanza di massa. Come di massa sono la scuola e l’università che licenziano laureati e perfino insegnanti di italiano-L2 che scrivono “pò”. L’accostamento quindi non è gratuito.
Non me ne tiro fuori, anch’io ho fatto le scuole di massa, robaccia da carne da cannone. Ricordo perfettamente l’umiliazione bruciante inflittami dalla studentessa che mi fece notare senza troppi giri di parole che ero un ignorante dato che usavo il verbo “chiamare” invece di “telefonare” per fare esempi sui pronomi indiretti.
In merito vorrei proporre una chiave di lettura. La palestraccia delle scuole di lingua a pagamento dove abbiamo iniziato era ottima per emendare certi orrori. Non ti perdonavano nulla, ho avuto gente che col libro di grammatica sul banco controllava tutto quello che dicevo, mentre lo dicevo.
Credo che passare dalla laurea in didattica al Centro Linguistico Universitario o all’associazione che fa educazione agli immigrati non aiuti in questo senso. Sono studenti meno esigenti, meno ‘cattivi’, più educati. Rispettano l’etichetta dell’istituzione, anche perche’ devono fare un esame a fine corso. Credo che anche questo sia il motivo per cui trovo spesso in mail di colleghi “un pò”. Voi che ne pensate?
Non condivido il tono di questo post, il moralismo di chi vede come becera idiozia un tatuaggio, di chi assiste alle sciocche rappresentazioni di una gioventù allo sbando dall’alto della sua saggezza, con cinismo e una punta di astio.
Ma è vero che un po’ si scrive come l’apostrofo…
Ciro ma che davero??? (dico avambracci)… per il resto se alla tua età ancora non ti sei tatuato, corri ai ripari, ma proprio precipitati!
Da domani saro’ tatuato anche io 🙁 Fra l’altro sull’onda dell’umiliazione ho anche scoperto che il plurale di avambraccio e’ avambracci. Mi ripago della figuraccia con l’aver imparato un paio di cose nuove. Diciamo quindi non inutile per me, spero neanche per altri.
Piano con le critiche ai colleghi tatuati, eh! andiamoci piano! 🙂
Comunque su Fb c’è un gruppo che non perdona errori tipo il pò ” L’italiano non è una cazzo d’opinione. Imparalo.” che divide gli “orrori” in Antistupri grammaticali e Hooribile lectu… me fa morì!
Ah, ah, Grazie PinPa. Me lo tatuo! 😉
e “avambraccio” con la M, meglio essere pignoli fino all’ultimo.. Anche qui c’è la regola, semmai si decida di rispettarla 🙂 .