Sciopero generale

Oggi ci sarà lo sciopero generale contro la finanziaria.

Per domani è stato convocato uno sciopero generale che coinvolgerà trasversalmente i diversi settori del lavoro. La protesta sindacale è stata motivata dagli innumerevoli e pesanti tagli previsti dalla legge finanziaria stilata dal ministro Tremonti. Tutti i comparti si fermeranno per quattro ore, in qualche caso estese a otto. Manifestazioni e cortei sono previsti in tutte le principali città italiane (Rai News 24).

Ho parlato con alcuni colleghi insegnanti che lavorano in alcune scuole private di Roma e nessuno aderirà allo sciopero, nessuno andrà alla manifestazione, nessuno sarà parte attiva della protesta nonostante molti desidererebbero far parte di coloro che esprimeranno il proprio dissenso.

I motivi sono molti, e in molti li conosciamo:
– l’atipicità contrattuale alla quale sono costretti gli insegnanti del settore privato è un ricatto continuo e una illegalità lampante essendo i vari contratti di collaborazione (quelli maggiormente adottati a tutt’oggi nelle loro varie forme e restiling) assolutamente inattuabili in una situazione di subordinazione (basti pensare agli orari fissi a cui deve attenersi un insegnante);
– la “tipicità ricattatoria” dei contratti a tempo determinato che si protraggono negli anni senza ormai alcun freno imposto alle aziende (leggi scuole);
– l’isolamento, la solitudine e la frustrazione di quei pochi con contratto a tempo indeterminato che non possono far altro che sentirsi dei privilegiati. Lo sono, per carità, ma quanto è dura doverci continuamente fare i conti con questo “privilegio”?

I colleghi della scuola pubblica che si occupano di italiano a stranieri, quelli dei CTP e delle altre strutture sciopereranno, se vorranno.

Il due Blog è con loro idealmente. Chissà se sanno quante persone ci sono che fanno il tifo per loro e vorrebbero domani urlare il loro dissenso per ingigantire il volume delle voci ma… semplicemente non possono…

In tutto ciò mi rende triste soprattutto l’appello della CGIL all’adesione allo sciopero fatto alle scuole non statali. Forse che non sanno che lì, nella maggior parte dei casi, uno sciopero non si può fare?

I tempi andati (?)

Succedeva un paio d’anni fa sulla lista di discussione Italiano L2 del sito dell’Università per stranieri di Perugia.

Ci fu una fitta rete di scambi di messaggi riguardanti i salari e le condizioni di lavoro degli insegnanti di italiano L2/LS in Italia e nel mondo. Venne creato un piccolo sito internet che aveva l’intento di censire proprio gli insegnanti e le scuole da un punto di vista sindacale. Purtroppo arrivarono (eh, i colleghi potranno apprezzare l’uso del passato remoto per creare distanza psicologica più che temporale) poco più di una dozzina di questionari compilati e i dati non sono mai stati rivelati. Poco importa. Ciò che conta è che da allora ben poco si è mosso. Di quell’esperienza una cosa resta di “memorabile”: la pagina dei link a quelle fervide discussioni apparse sulla lista di Perugia, raggiungibili qui. Sarebbe utile che i nuovi insegnanti e tutti coloro che vogliono intraprendere questo bellissimo lavoro sappessero a che mondo vanno incontro e questi archivi possono dare a loro un’idea e a noi… ricordare che ci siamo fermati…

Una precisazione

Vorrei entrare nel merito dell’ultimo articolo postato.

Si scrive:

“Occorre un investimento maggiore – dice Patrizia Quartieri di Rete Scuole – per l´accoglienza dei bambini e delle famiglie. Bisognerebbe inserire i mediatori linguisti e i traduttori negli organici fissi delle scuole così come si fa per il sostegno agli alunni disabili». Per quanto riguarda l´inserimento dei ragazzini delle medie che da via Quaranta lunedì prossimo passeranno nelle scuole italiane, però, il direttore scolastico regionale Mario Dutto garantisce che ci sarà un programma ad hoc”.

Associare alla parola straniero la situazione di disabilità è questione che mi trova in totale disaccordo. Il disabile è persona che va aiutata a trovare strumenti per convivere nella realtà con il suo handicap. In sostanza è la realtà stessa che va modificata per far sì che non intralci il suo “modo di procedere”.
Vedere lo straniero in quest’ottica procura una pericolosa miopia. E infatti nell’intervista si parla di “traduttori” e “mediatori linguistici”, figure quantomai inutili se si vuole promuovere ciò che è possibile: l’integrazione a pieno titolo del bambino o ragazzo straniero nella scuola italiana.

Bisogna promuovere la conoscenza, non dare stampelle. Bisogna fornire maestri e professori di strumenti per far sì che ogni insegnante sia contento di avere stranieri. Bisogna formare i nuovi e i vecchi insegnanti all’intercultura, alle dinamiche acquisizionali, alla glottodidattica.

La scuola deve puntare in alto in questa sfida. Stiamo diventando anche noi una società multietnica e, nonostante la reazione della monocultura monolitica e inattaccabile, multiculturale. Essere pronti a fronteggiare questa situazione è uno degli obiettivi primari della scuola. Utopia? Forse. Resta il fatto che uno straniero non è un disabile e un disabile non è uno straniero. Il mio caro amico Max ha bisogno di ascensori e porte abbastanza larghe per poter fare lezione. Non è in quest’ottica che si aiuta Amina ad affrontare la scuola italiana.

IL DUE BLOG – Primo post

Questo è il blog di italiano per stranieri.
Siamo pochi e malpagati, dopo qualche anno di lavoro ci si conosce (quasi) tutti, eppure siamo una delle categorie più “sparpagliate” che esista. Siamo in giro per il mondo alla ricerca spesso di un riconoscimento anche economico che in Italia non esiste.
Anzi, in Italia non esistiamo proprio.
Proprio in questi giorni si aprono le scuole, il Presidente della Repubblica apre l’anno scolastico parlando del gran numero di stranieri presente nelle scuole, chiede a tutti di tenere presente la nuova realtà… ma noi… noi insegnanti di italiano per stranieri che abbiamo studiato e continuiamo a studiare per avere strumenti che permettano di affrontare proprio questi problemi… noi continuiamo ad essere invisibili. Non esistiamo. Per la scuola italiana non esistiamo.