Insegnanti di italiano disoccupati in Giappone

Grazie a Piroclastico per la segnalazione di questo articolo che mostra la situazione drammatica in cui versano questi nostri colleghi. Ogni volta che leggo queste notizie, dal Giappone, dall’Australia, dal Sud America, tutte diverse eppure sempre uguali, mi vengono sempre in mente i discorsi dei vari Presidenti della Repubblica che ogni anno ci raccontano (o forse solo si raccontano) quanto lo Stato italiano tiene alla diffusione della propria lingua nel mondo. Qui nessuno predica assistenzialismo, ma un minimo di garanzie a chi insegna italiano a oceani di distanza mi pare sarebbero perlomeno auspicabili. Ma tant’è… ecco la notizia, da “La Voce / NewsItaliaPress” .

Nova, scuola multimediale nipponica, lascia senza lavoro 7000 dipendenti senza alcun preavviso. Tra loro anche laureati italiani.

Osaka (dal nostro corrispondente) 31 ottobre – Pochi giorni fa “La Voce/NewsItaliaPress”, in esclusiva, ha pubblicato la notizia dell’imminente fallimento di Nova, famosa scuola multimediale giapponese di lingue straniere che impiega anche una quarantina di insegnanti italiani. Oggi abbiamo con noi Ursula Moro, veneziana, manager del team italiano, e Marco Codazzi, milanese, insegnante. Ursula e Marco sono giovani italiani laureati, sulla trentina, che come molti altri connazionali promettenti e molto preparati, hanno intrapreso una nuova esperienza lavorativa all’estero, per trovarsi poi in una situazione di precariato a migliaia di chilometri da casa.

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L’insegnamento dell’italiano in Olanda, nuove prospettive

Ricevo da Maurizio Leva e inoltro, un articolo sull’insegnamento dell’italiano in Olanda e sulle conclusioni, che di primo acchito non mi sono sembrate né chiare né rosee, dei dibattiti sull’argomento…

Ecco qui l’articolo.
Ne approfitto, quindi, per introdurvi a questo nuovo ed originale sito:www.comincialitalia.net che si descrive così:

La redazione di Comincialitalia è l’unica redazione italiana formata da cittadini. Che non solo inviano i loro commenti o post come è possibile oggi fare in tutti i giornali. Ma l’unicità della nostra esperienza è quella di far partecipare il cittadino anche alla ideazione stessa del giornale. Attraverso l’indicazione di argomenti, temi da trattare, notizie da segnalare, curiosità e personaggi da intervistare.

Per questo Comincialitalia è il giornale scritto dalla gente, per la gente. Qui i giornalisti siete voi. E la sfida è appunto quella di organizzare insieme il materiale. Infatti è interessante il dibattito che si sviluppa sull’organizzazione di un servizio, sulla scelta delle notizie, sul taglio da dare all’argomento attraverso vere e proprie “riunioni di redazione” via Internet come accade nei grandi giornali. Un giornale dunque non scritto e pensato per la gente, ma dalla gente. Che partecipa in modo totale, costituendo la cabina stessa di regia della testata.

Siamo felici di essere i primi ad aver lanciato questa esperienza in Italia. Sono strade nuove e anche difficili. Ma possiamo dirvi che gli articoli che leggete sono scritti da persone diventate “firme” attraverso un percorso di formazione che allarga i parametri di una professione e incorpora la partecipazione diretta quale elemento integrante e costitutivo di un nuovo giornalismo. Una vera rivoluzione anche per gli editori.

Entrate dunque nella nostra redazione e scrivete con noi.

Scoop, terza ed ultima parte

E’ giunta l’ora di chiudere l’inchiesta seguita allo SCOOP e pubblicare le mie indagini.
Vi ricordo solamente che in due post (2 e 8 maggio) avevo trovato annunciato di aver pagato quasi 12 euro per ricevere una lista di indirizzi di scuole di italiano per stranieri sparse in tutto il mondo.
Ammetto che avevo speso quei soldi perché ero più curiosa che speranzosa e infatti dopo aver ricevuto la lista sono rimasta con la bocca aperta.
Facilmente ho potuto individuare due gravi imprecisioni a proposito di due scuole: una di Roma ed una in Turchia. Le rettifiche non le posto perché non voglio che siano sfruttate dal sito, però posso affermare con sicurezza ( me lo conferma un mio amico che ci lavora tuttora) che mentre una delle scuole indicate per Roma ha cambiato indirizzo due anni fa, l’unica scuola indicata per la Turchia, non è mai esistita e non esiste tuttora all’indirizzo indicato. Anzi, la stessa direttrice della scuola in questione, informata da me, è rimasta abbastanza stupita della cosa…

Che dire?

Che il minimo che quelli della Corkid potrebbero fare sarebbe di aggiornare le liste, visto che qualche insegnante bisognoso, e non solamente curioso come me, potrebbe pagare caro un servizio che si è rivelato incompleto e un po’ troppo approssimativo, visto che gli indirizzi delle scuole non vengono aggiornati da almeno due anni.

Schiavi moderni

Ce ne eravamo gi occupati nel vecchio blog.

Beppe Grillo lo aveva promesso e lo ha fatto. Ha scelto alcune centinaia tra le migliaia di commenti giunti ai post riguardanti il precariato e ha realizzato un libro.

Libro acquistabile a 8,90 euro oppure scaricabile gratuitamente in formato pdf.

A pag. 236 si parla anche di noi…

Scoop, seconda puntata

Questo post segue un’inchiesta iniziata il 2 maggio

Carissimi

come promesso mi sono iscritta, ho pagato gli 11,49 euro e quello che segue vorrebbe essere una conferma.

Payment For Quantity Price
Teach Italian School List 1 €11.49 EUR
Subtotal: €11.49 EUR
Shipping & Handling: €0.00 EUR
Total Amount: €11.49 EUR

L’iscrizione è stata abbastanza semplice e ho ricevuto all’istante le liste delle scuole di vari paesi del mondo. Ahime non ci sono scuole per il Brasile, ma alcune per il Portogallo, paesi in cui andrei volentieri a vivere. Per la Turchia ce n’è una sola e udite udite, la conosco pure…
Aggiungo che in un’altra pagina web, in cui sono sempre presenti i dati del pagamento, c’è un indirizzo elettronico, al quale contattare la suddetta Claire Odette Rogers. Non lo posto semplicemente perché non credo serva a nulla. Insomma tutto sembrerebbe essere fatto con tutti i crismi. Uso però il condizionale…

Ci sar una terza puntata, vi faccio solo notare che ho aggiunto la categoria Esperienze e Sindacati…

Silenzio, e lavora! Anche negli USA

Roberta Barazza ci invia un articolo che racconta una sua esperienza negli Stati Uniti.

Italia, Argentina, Stati Uniti… quando si tratta di diritti il mondo si ricompatta…

Mi chiamo Roberta Barazza e insegno italiano in un’universit dell’Indiana, USA. Con l’articolo su PeaceReporter vi racconto cosa può capitare qui ad un insegnante di italiano. Ho scritto l’articolo lo scorso novembre e posso dire che in seguito c’è stata un’evoluzione positiva della vicenda, cioè nonostante i discorsi in senso contrario, sono stata riconfermata per il semestre primaverile, forse perchè si sono resi conto di aver commesso degli errori notevoli. Nonostante ciò il prezzo pagato è molto alto, considerando anche che la borsa di studio intera permette poco più che la stretta sopravvivenza. In teoria potrei essere riconfermata anche per il prossimo anno accademico e nel mio passaporto ho un permesso di soggiorno legato a questa universit fino a maggio 2008, ma viste le vicende ho dichiarato la mia non disponibilit per il prossimo anno.
Si può leggere l’articolo cliccando qui.

Utilità dell’Admis. La risposta di P. Balboni

Il Prof. Paolo Balboni ha risposto con la disponibilit e la gentilezza che lo contraddistinguono ai dubbi che avevamo sollevato riguardo l’utilit dell’Admis (Associazione dei Diplomati in Master di Italiano a Stranieri).

Di seguito la sua e-mail dal titolo

Inutile?

In questi tre giorni ci sono 213 persone che stanno votando i 12 rappresentanti che gestiranno l’Associazione dei diplomati dei master in italiano L2.
Tra 15 giorni ci sar un gruppo di 12 persone che comincer a lavorare.
Lasciamo perdere al momento l’oggetto del lavoro: a me piace il fatto che in un mondo sempre più individualizzato, chiuso, ci siano 213 persone, spesso che non si conoscono, che cominciano ad interagire su un progetto comune: a mio avviso di vecchio sessantottardo questo è gi qualcosa di utile, non inutile.

C’è poi un’utilit pratica e culturale:
– pratica: basti pensare che in Italia non esiste la figura ufficiale di docente di italiano a stranieri per cogliere l’utilit immediata dell’ADMIS; ma chi è abituato a girare il mondo ed a vedere l’isolamento in cui vivono gli insegnanti di italiano sparsi nelle citt e nei paesi, capisce anche l’utilit di una comunit professionale virtuale, che supera le centinaia di chilometri tra docente e docente!
– culturale: la cultura della didattica dell’italiano la fanno da anni gli accademici: una volta che gli accademici si fanno da parte e si pongono al servizio, per consulenza e solo su richiesta, dei docenti… è inutile?

Sono presidente ancora per 15 giorni, poi finalmente l’ADMIS sar libera di essere pienamente se stessa: e vedremo allora se la nuova associazione è utile o inutile.

Paolo E. Balboni

Marcelo e la Dante

Dopo un periodo di intenso lavoro, torno a scrivere, in questa occasione per raccontarvi le vicissitudini del collega argentino Marcelo, vittima delle poche garanzie lavorative che hanno gli insegnanti e delle quali si è parlato in questa ed altre sedi. Lui ci aveva chiesto di aspettare per poter raccontare la sua storia, e così abbiamo fatto.

Il tutto è cominciato lo scorso dicembre, più precisamente il 29, data di chiusura del ciclo scolastico della Dante Alighieri di Mar del Plata, Argentina, istituzione presso la quale Marcelo lavorava fin dal 2002. Per la prima volta, la scuola ha deciso di rimanere chiusa durante il mese di gennaio, e ha pagato le tredicesime ai suoi professori solo dopo l’11 gennaio, in seguito a innumerevoli telefonate di protesta dei dipendenti. Quando Marcelo è stato convocato nello studio del contabile della menzionata istituzione, gli è stato richiesto, per poter percepire il suo stipendio, di rendere i libri che aveva preso in prestito dalla biblioteca per preparare i materiali per il ciclo successivo. Marcelo, stupefatto e indignato da questo che lui definisce atteggiamento estorsivo, si è rifiutato e ha manifestato che avrebbe indirizzato il suo scontento presso il sindacato ed enti che potessero aiutarlo a far fronte alla sgradevole situazione. La tredicesima gli è stata pagata, ma lo stesso giorno gli è stata inviata la lettera di licenziamento ricevuta lunedì 15 gennaio.

Il motivo del licenziamento non gli è stato spiegato, e in queste ore è in corso uno scambio di telegrammi tra le due parti, all’ultimo dei quali però la Dante non ha risposto.

Da questo angoletto del web ci auguriamo ed auguriamo a Marcelo che la situazione possa risolversi e che l’ingiustizia da lui subita sia in qualche modo riparata.

Vi aggiorneremo sull’andamento della situazione non appena avremo novit .

L’Admis che mancava

ADMIS

Un vecchio articolo del blog ricordava quante e quali siano le numerosissime sigle e gli acronimi legati al mondo dell’italiano a stranieri.

Articolo datato ormai perché è proprio di questi giorni la notizia della nascita dell’ADMIS (Associazione dei Diplomati in Master di Italiano a Stranieri) ad opera del Prof. Balboni, quindi Itals, Ca’ Foscari, Venezia.

L’Admis era gi nell’aria da alcune settimane. Ma finalmente se ne è data pubblicazione urbi et orbi sulla famigerata lista di discussione di Perugia. Ecco la mail, a firma Paolo Balboni, integralmente riportata:

Ai diplomati e studenti nei master di didattica dell’italiano a stranieri
E’ costituita l’ADMIS, l’associazione dei diplomati indicati sopra.
Al momento c’è una presidenza provvisoria, che cesser il 15 marzo quando voi avrete eletto il vostro consiglio direttivo e il presidente: trovate queste informazioni nello statuto, nel sito che vi comunico sotto.
Lo scopo è semplice: creare un raccordo tra specialisti con formazione simile, con progetti simili, con necessit legali e professionali simili.
L’associazione è puramente telematica, non ha quindi quote di iscrizione.
Vi prego di far giungere questa mail a tutti i diplomati che conoscete.
l’ADMIS, questo è l’acronimo, si trova nel sito www.insegnare-italiano.it e per ora ha attivo solo lo statuto, la scheda di iscrizione (una mail ad coordinatore operativo), l’elenco dei master aderenti e il pulsante “contattaci”. Nelle norme transitorie dello statuto vedete qual è la tabella di marcia per questi due mesi; per ora due master non hanno aderito, ma i diplomati possono comunque partecipare all’ADMIS.
Attendiamo le iscrizioni per creare le banche dati

Paolo E. Balboni
Presidente pro tempore

L’annuncio ha avuto numerose risposte e ulteriori richieste. “Io non ho un master ma ho la ditals, posso entrarci?”; “Io ho il cedils e non l’itals, posso iscrivermi?”; “Io insegno da 30 anni, vorrrei far parte dell’admis”; “io ho la tessera della Roma dell’anno dello scudetto, vale qualcosa?”…

Il Prof. si è sbrigato a chiarire che l’Admis ha un chiaro statuto leggibile alla pagina web deputata, e che non prevede la possibilit di iscrizione ai non masterini, o masterizzati, o masterati che dir si voglia.

Non sono ancora troppi gli anni che ho trascorso in questo mondo, ma cominciano ad essere abbastanza per intravedere in questa sigla un nuovo miraggio. La scuola di specializzazione di Perugia, la laurea abilitante, la laurea specialistica, il master di primo livello, quello di secondo livello, le certificazioni universitarie ditals, cedils e la prossima ventura perugina che tutti aspettiamo con ansia… tutti calderoni che ogni volta appena pronunciati sono apparsi come la nuova speranza per una categoria. “Prendiamoci questo, prendiamoci quello”… specchietti da collezionare e in cui guardarsi o, nel migliore dei casi, ammirare il proprio bel paffuto curriculum vitae, fatto di titoli inutili per posti di lavoro che non esistono.

Si legge nello statuto, a parte varie cosette amene (tipo organizzazione di convegni, pubblicazioni, ecc.) che l’Admis si propone il “coordinamento delle azioni per il riconoscimento e la valorizzazione del titolo di master sia in Italia sia in paesi stranieri”. In Italia? Mi chiedo per quale profilo professionale.

Con questo spero di sbagliarmi. Siamo qui per provocare e stimolare in fondo. Auguro all’Admis tutta la fortuna di cui ha bisogno, sperando che possa cominciare quell’opera di definizione dell’insegnante di italiano L2 che sarebbe la prima vera rivoluzione del nostro piccolo mondo, passaggio doloroso ma necessario, senza il quale ogni nuovo proclama è aria fritta buona solo per bucare l’ozono.

Dalla mailing list alla petizione, qualcosa si sta muovendo

Nemmeno al più distratto lettore sarà sfuggito il fermento che in questi giorni ha animato la mailing list di [ITA_L2]. Ci riferiamo chiaramente alla petizione Insegnanti Di Italiano Per Stranieri Solidali, che in poco tempo ha raccolto quasi 90 adesioni. E’ la prima volta che assistiamo ad un tentativo di riunire nomi, iniziative, energie, arrabbiature, speranze, esperienze (nonché suggerimenti vari, e noi de ildueblog ne avremmo) che accomunano la maggior parte degli insegnanti di italiano per stranieri del mondo. Anzi, proprio grazie alla raccolta firme e ai commenti lasciati, ci pare di capire che la voglia di farsi sentire, conoscere e di procedere uniti, riguardi tutti gli insegnanti, firmatari da vari paesi del mondo. E’ per questo che scriviamo ringraziando Laura Cambriani della sua iniziativa, tanto semplice quanto illuminante, rinnovandole il sostegno e linkando la petizione, ricordando, come già fai lei nel corpus della petizione stessa, di scrivere le vostre mail nella voce “commenti”, perché a quanto pare non le è possibile visualizzarle.

Quindi se da una parte le diamo pieno appoggio per l’iniziativa, dall’altra ci chiediamo cosa abbia portato a questa petizione: bene la risposta è insita nello scambio di mail piuttosto concitato, che le settimane passate ha animato la mailing list della Università per Stranieri di Perugia.

Il tutto è iniziato con una mail molto breve di Roberto Nottoli che chiedeva il parere di altre persone sul tema del blocco delle nomine per gli insegnanti MAE: è il 28 novembre:

Gentili Colleghi

Leggo da orizzonte scuola ” Il MAE ha bloccato le nomine per i docenti all’estero. Finalmente dico io, essere docente MAE in un paese “molto svantaggiato tipo Argentina, Brasile e Cile, comporta uno stipendio molto elevato (5000 euro il mese circa) e anche una lunga lista di agevolazioni (biglietti aerei, trasporto dei mobili da e per l’Italia, casa pagata,

1000 euro per l’eventuale coniuge a carico e altri soldi per i figli).

Considerato che per essere docente MAE bisogna superare un concorso

aperto solo al personale di ruolo e che in questo periodo di tagli in tutto il mondo della scuola, accolgo di buon grado la notizia sopra citata.

Aspetto vostre opinioni

Roberto

Alla sua mail risponde Franca Pace, che a partire da questo a.a. sta lavorando in Africa (senza specificare la sede), ma il suo intervento è più che altro un tentativo, non riuscito a mio modesto avviso, di ridimensionare i vantaggi. Inoltre emerge una triste verità: molti insegnanti partecipano al concorso nella speranza di vincerlo e poter iniziare una nuova esperienza remunerativa e appagante in questo senso.

Il vero problema circa la qualifica e la preparazione degli insegnanti non è ancora emersa e la stessa Franca Pace non specifica quale materia andrà ad insegnare.

Finalmente però arriva l’intervento di Sonia Cunico, che lavora in Gran Bretagna e che solleva varie questioni tutte importanti, tra cui la preparazione di questo personale che, pur superando un concorso interno, non ha comunque una preparazione reale nel caso sia mandato nelle Università ad insegnare italiano. Sonia Cunico solleva anche il problema degli stipendi d’oro.

Se altri interventi sostengono le tesi fino ad ora illustrate, Alessandro Marini difende la figura dell’insegnante inviato dal MAE. Interessante il suo intervento, che solo in minima parte, ahinoi, tocca il problema della formazione. In realtà l’insegnante che va all’estero può insegnare varie discipline, quindi l’intervento di Alessandro Marini cerca in realtà di riequilibrare l’ago della bilancia, ricordandoci che comunque la chiusura delle nomine significa crisi economica e crisi del pensiero, perché se gli insegnanti non girano, non si muovono nemmeno più le idee. In queste parole c’è una vena malinconica di reazione all’intervento di Roberto Nottoli, a cui è criticato il fatto di essere sembrato addirittura felice per lo stop alle nomine del MAE.

E mentre Viviana Perini ci ricorda le difficoltà della sua esperienza come supplente di un precedente insegnante MAE ritiratosi, Gherardo Ugolini difende a spada tratta gli insegnanti MAE, ma anche lui, proprio alla fine del suo intervento, scrive questo:

5) Sarei molto favorevole a rivedere i criteri di selezione con concorsi un po’ di difficili e con valutazione maggiore del profilo accademico-scientifico (titoli, pubblicazioni etc.).

Qualcosa si sta muovendo….

Siamo a dicembre. Ancora messaggi. C’è chi ricorda che scambi di mail su questo argomento sono ciclici e che lasciano il tempo che trovano se rimangono tali: si tratta di Rossella Livoli (che però ancora non ha firmato la petizione!). Sandro Sciutti in risposta ad Alessandro Marini, ricorda che la posizione di un insegnante MAE è comunque privilegiata e che più nello specifico, ci sono insegnanti di italiano per stranieri qualificati, che negli IIC guadagnano poco più di 1000 euro (come lui), lavorano tanto, hanno titoli e grinta, ma nessuna possibilità di poter partecipare al concorso interno perché non sono di ruolo e inoltre dovrebbero aver lavorato alcuni anni prima di partecipare al concorso e quindi per lui che forse non ha ancora trent’anni, ma la preparazione e l’esperienza, c’è solo un futuro precario e da precario.

Gli interventi si accavallano. Si ripresenta la Rivoli, di nuovo appare Gherardo Ugolini ed interviene Riccardo Cinotti, che in una semplice frase chiarisce che:

la colpa ovviamente non è dei lettori MAE, bensì del sistema della promozione della lingua italiana all’estero.

Sante parole, le sue!

Qui è il momento di Laura Cambriani che poi creerà la petizione e che qui lancia una prima disponibilità a raccogliere i primi tentativi di coalizione. La stessa ci ricorda che non ci si sta schierando contro gli insegnanti MAE, ma contro un sistema di nomine iniquo e che bisogna considerare anche tutte le altre figure professionali precarie in Italia come all’estero.

Lo scambio di mail evidenzia il fatto che siano da tenere presenti quindi molti punti, tra i quali quello dei fondi: sono sempre pochi e sono mal impiegati. E se da un lato il Ministero della Pubblica Istruzione non ne ha per provvedere alla presenza di facilitatori linguistici nella scuola pubblica dove è in aumento il numero degli studenti immigrati, dall’altro il MAE si può ancora permettere di pagare profumatamente i suoi insegnanti.

Siamo tutti d’accordo: c’è un criterio di nomina obsoleto che non garantisce la qualifica, almeno degli insegnanti di IL2, quando questi verranno spediti nelle Università.

Paolo Gimmelli in 4 punti riassume la situazione della questione ed interessante è il punto 4, dove appunto ci ricorda che non solo gli insegnanti MAE ad essere pagati troppo, siamo noi, i restanti precari sparsi nel mondo (Italia compresa) ad essere sottopagati.

Vedo con piacere che, approfondendo le nostre conoscenze e scambiando le nostre opinioni, facendo circolare le idee, stiamo piano piano arrivando ad avere una visione più ampia del problema. Il che ci aiuta ad analizzare meglio la situazione.
E non importa se è un problema di cui si parla da trent’anni. Se quelli che c’erano prima non sono riusciti ad ottenere risultati concreti, perché non possiamo tentarci noi, ora? Forse anche grazie alle tecnologie ciò che prima si riduceva a pettegolezzo risentito nei corridoi delle università o degli IIC, oggi può diventare un vero e proprio movimento rivendicativo.

Io credo che l’origine del problema è nella mancanza di una politica linguistica da parte delle istituzioni italiane:

1) quanti sanno in Italia cos’è l’insegnamento dell’italiano come lingua straniera?

Fuori dal nostro ambito non si sa di cosa ci occupiamo, cosa facciamo, a cosa serviamo.
E lo spot della Dante trasmesso ultimamente in tv non so se abbia sortito qualche effetto.
Cosa vendeva?

2) le altre lingue possono contare su agenzie che si occupano della politica linguistica nel mondo. British Council, Alliance Francaise, Goethe, Instituto Cervantes e per il portoghese (il portoghese!!!), l’Instituto Camoes. Noi?

3) abbiamo un’eccessiva frammentazione delle risorse a livello pubblico e privato. Risultato, non possiamo mettere in cantiere progetti ambiziosi. Per esempio a livello editoriale per l’inglese so di poter contare su poche grandi case editrici (Cambridge, Oxford, Longman). In Italia sono almeno quattro. Fatte le dovute proporzioni sono “caccole”, prendo a prestito il termine usato proprio da un editore confidenzialmente quando si affronta l’argomento. Invidio i materiali a disposizione dei nostri colleghi di inglese e di spagnolo.

4) quando parliamo dei MAE non dobbiamo esigere un livellamento verso il basso.Mi spiego: non sono loro che guadagnano troppo ma siamo noi che guadagniamo
troppo poco. E non aggiungo altro a quanto detto finora sulla formazione e sui criteri selettivi del personale. Nulla da eccepire.
Ecco. Su questi quattro punti credo si debba lavorare per migliorare la qualità della nostra offerta culturale e linguistica all’estero altrimenti meglio affidarci a pizza, spaghetti, mamme, figli mammoni, mafiosi, latin lover, ecc. ecc. (tanto
per ricollegarmi a un altro argomento recente del forum).

Paolo Gimmelli

Intanto si levano voci che sperano in una coalizione, in una riunione di forze ed intenti.

Carlo Guastalla offre una sintesi equilibrata del problema:

Per me è un dato di fatto che il lettore MAE ha un privilegio immotivato e svolge mansioni che non dovrebbero essere sue, per la semplice ragione che non gli sono richieste quelle competenze. Il fatto che alcuni siano preparati e quelle mansioni le svolgano egregiamente non cambia le cose.
Credo sia anche nell’interesse di chi parte come lettore MAE avere la certezza di essere la persona più qualificata per quel ruolo. Il fatto che non l’abbia dovrebbe accomunare tutti per uno stesso obiettivo: chiedere che ci siano criteri più corretti per avere quel compito assegnato, chiedere che tutti quelli che hanno le competenze per quel ruolo partano alla pari in un concorso per ottenerlo.

Come farlo è arduo a dirsi. Ma se almeno urlassimo tutti la stessa richiesta, da fuori (i numerosissimi insegnanti non MAE che all’estero lavorano in condizioni infami, anche in ambiti istituzionali come gli IIC) e da dentro, gà sarebbe un bel passo in avanti.

Il resto degli interventi, come quello di Tindara Ignazzitto, di pochi giorni fa, ricordava che ci sono molti precari con formazione anche in Italia.

Ed è proprio per assecondare tutte queste voci che chiediamo a tutti i lettori di firmare la petizione, di inoltrarla ai colleghi e di seguire attentamente l’evoluzione delle cose, perché siamo finalmente ad una svolta cruciale.

A proposito

Di tutte le persone citate, solo in 4 hanno firmato la petizione. Dobbiamo muoverci!!!!!! Non c’è tempo da perdere!!!