Dopo giorni di assenza riappaio per citarvi un articolo apparso sulla mailing List [Discutiamone Insieme] in cui si tratta sia di una PROPOSTA PER UN USO DELLA LINGUA ITALIANA RISPETTOSO DELLA IDENTITÃ € DI GENERE, sia della relativa raccolta di firme verso la quale l’articolo stesso mira a sensibilizzarci (siamo a quota 135).
In poche parole viene analizzata la tendenza dell’italiano contemporaneo a non riconoscere un suffisso femminile singolare per determinate professioni. Ma se da un lato dobbiamo riconoscere che il suffisso -ESSA ha già contribuito alla causa (vigilessa, professoressa, dottoressa, poetessa, studentessa, oppure avvocatessa, come si fa chiamare la mia…), in realtà ci sono altre professioni che non hanno un corrispettivo suffisso e che l’aggiunta della semplice -A alla fine, non convince fino in fondo, probabilmente, nemmeno noi parlanti, convinti linguisti antisessiti e femministe internaute. E’ il caso di professioni degne di nota come ingegner-a, architett-a per le quali possiamo tranquillamente sforzarci ad usare il femminile, ma per altri lavori, devo dire che a malincuore, pur sostenendo la causa, sorrido al pensiero di Decana o Presida (anche se nell’articolo in realtà si chiede almeno di cambiare, per Preside, l’articolo: la Preside).
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