Questione di… marketing su Eunews.it

 

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Non conoscevo né il giornale Eunews, né tantomeno il giornalista Diego Marani o la sua rubrica Contromano in cui oggi si esaltano le potenzialità di una ragionata promozione della lingua e cultura italiana all’estero nell’articolo La lingua batte.

Sono abbastanza d’accordo con il giornalista e aggiungo che l’Italia all’estero va forte, è una locomotiva, è un marchio vincente che attira studenti di ogni età, nonostante l’indifferenza dei governi. Negli Stati Uniti una buona percentuale dei miei studenti veniva dal New Jersey ed era interessato a recuperare la conoscenza della lingua e della letteratura e della storia (devo continuare?) insomma a recuperare un interesse e un legame (legacy) nei confronti di un paese che avevano conosciuto attraverso la memoria e le ricette dei nonni, non dei genitori. E questi studenti si definiscono “italiani”, non italo-americani. Continua a leggere

La mia prima volta… a Fieritals

E così dopo tanti anni e tanti luglio passati a fare altro, decido di andare a Venezia per il Fieritals 2015. Mi accoglie l’austero Istituto Canossiano, che all’evento dà un pizzico di solennità. Nelle varie stanze, tutte comunicanti, erano sistemate le case editrici: tavoli traboccanti di libri, colleghi curiosi, tanto gentili quanto “arraffoni”, borse che si incastrano, corpi che si sfiorano, scuse che si ripetono come ritornelli. E così, tra le più blasonate Alma Edizioni, Edilingua e Bonacci-Loescher, trovano spazio la Mondadori-Le Monnier, Difusión-Casa delle Lingue e la nuova (almeno per me) Ol3.

Ho seguito cinque incontri in cui venivano presentati due testi nuovi, la nuova edizione di un manuale e una riflessione socio-culturale sui gesti, che spero poi auspicasse a diventare uno spunto per una lezione (provata dalla giornata ho abbandonato la sessione, spinta anche dalla scomodità delle sedie, parliamone!).

Ho lasciato la fiera sicuramente entusiasta, contenta per il mio bottino e per le compagne di viaggio, ma un po’ perplessa. Continua a leggere

Un hashtag # per gli insegnanti di italiano per stranieri

Rispetto ad altre lingue -per esempio lo spagnolo che twitta con #_ELE- gli insegnanti di italiano non hanno un hashtag che contraddistingua i tweet che li riguardano.

Grazie all’iniziativa di Fabrizio Fornara, sul gruppo Fb Italiano per stranieri, è in atto una votazione per scegliere l’hashtag definitivo. Partecipate numerosi, è una scelta importante.

 

 

La lingua italiana dà i numeri

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La lingua italiana dà i numeri (e di conseguenza anche chi ne scrive).

Abstract: Questo articolo mira (e centra in pieno) la questione del posizionamento (classifica?) della lingua italiana tra le lingue straniere più studiate nel mondo.
Sono riuscita a giustificare, o meglio, a risalire a dei dati che hanno chiarito, una volta per tutte, quale è effetivamente il posto occupato dalla lingua italiana nell’ambito della classifica delle lingue straniere più studiate. Obiettivo non secondario è stato quello di comprenderne l’importanza in un’epoca in cui i tagli alla cultura sono di moda.

Finita la lettura di questo articolo non avrete più dubbi in merito alla faccenda. Gli altri vostri dubbi esistenziali, pur continuando ad assillarvi, vi sembreranno una bazzecola.

Nota iniziale: ringrazio i commentatori del gruppo Italiano per Stranieri che inconsapevomente mi hanno fornito le basi per questo articolo. Oltre al materiale citato (come se non bastasse), ho letto molto altro, ma nulla che apportasse novità ai dati fruttuosamenti raccolti. La prima discussione sul gruppo risale ad ottobre 2014, la seconda a sabato 7 marzo.

Uno, due, tre, via!

P.s. in data 13 marzo ho aggiunto una nota, la numero 6, e un riferimento alla chiusura degli IIC, fatto che avevo ignorato e che Davide Toma Sani, su Fb, ha invece giustamente ricordato. Ho aggiunto, inoltre, un paragrafo su un articolo di Marco Gasperetti de Il Corriere della Sera, che risaltava il successo dell’italiano come quarta lingua.

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I congiuntivi sbagliati nelle canzoni italiane

Celentano, Vasco, Raf, Jovanotti, Bocelli, Giorgia, Arisa, Ferro, Lunapop.
Tutti con le orecchie d’asino dietro la lavagna a studiare i congiuntivi!
O almeno così ci dice un divertente articolo, che mette nella lista solo quelli che considera errori macroscopici, sia chiaro.

Li riconoscete?
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Il futuro nel passato


Per indicare il futuro nel passato, in italiano antico si utilizzava la costruzione con il condizionale presente (sapevo che verresti). Con il passare dei secoli (complice anche l’azione del purismo) il condizionale presente è stato soppiantato da quello passato. Le ragioni di questo fenomeno non sono mai state spiegate esaurientemente, ma sta di fatto che si tratta di una particolarità italiana che non trova corrispondenti nelle altre lingue romanze, che usano invece il condizionale presente.

Così ci dice Pier Marco Bertinetto in questo “libretto” di 552 pagine tutto dedicato ai tempi verbali dell’indicativo (ed, evidentemente, non solo).

Italiani!

Ci siamo occupati qualche settimana fa delle parole inglesi nell’italiano.
Ma il tema non è nuovo, anzi.

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Buone ferie

Il due blog torna a settembre.

Nel frattempo si muovono foglietti sgrammaticati nel Parlamento italiano.
Trovate l’errore… anzi… gli errori…

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A presto

 

Errori deprimenti

Vi è mai capitato?

Conoscere una persona, cominciare a sentire un buon feeling… magari qualcosa di più… e poi, ecco… arriva lo sfondone!

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Mondiali, calcio e chunk

involaL’approccio lessicale applicato al calcio sarebbe un metodo fantastico. A sentire le telecronache e le radiocronache infatti, si nota facilmente come il linguaggio specialistico, che si è formato nei decenni per spiegare cosa avviene in campo, si sia largamente servito di espressioni create ad hoc che si sono poi lessicalizzate, divenendo dei veri e propri chunk.

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