Ogni giorno, soprattutto da cent’anni a questa parte, per un processo ormai automatico, centinaia di migliaia di nostri concittadini traducono mentalmente con la velocità di macchine elettroniche la lingua italiana in un’antilingua inesistente. Avvocati e funzionari, gabinetti ministeriali e consigli d’amministrazione, redazioni di giornali e di telegiornali scrivono parlano pensano nell’antilingua.
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Indovina chi… e magari perché!
Per puro caso, sfogliando delle fotocopie, mi sono ritrovata una serie di esercizi tra le mani, pillole di saggezza grammaticale, forse dell’italiano del primo Dopoguerra o giù di lì, che può inaugurare e contribuire alla categoria: ‘Come torturare uno studente’. Posto il mio stupore, al grido di “Mi dissocio!” con una domanda: ma chi può aver partorito ciò!?!?
1) La ragazza _____ sorella conosco è lì.
2) La donna _____ biciclette sono rosse è mia nonna.
3) Ti presento il Signor Galeano, ____ ville abbiamo affittato.
4) Ecco il Signore____villa siamo stati ieri.
Segue una quadrilogia morbosa su Enrico, forse anche pentalogia (?) preparatevi:
5) La donna ___ parla con Enrico è sua moglie?
6) Non so se è lei la donna ___ Enrico ha sposato.
7) Ma lei è una donna ____ Enrico compra un mazzo di rose ogni settimana.
8 ) Enrico dice che si trova sempre bene a Parigi ___ passa sempre tutte le sue vacanze.
9) A Parigi ha molti amici ___ porta molti regali dalla Finlandia.
Ma sono le ultime due frasi, che mi hanno fatto escludere intanto che provengano da un libro di italiano per stranieri del primo Dopoguerra…
10) La citt ____ vivo, si chiama Livorno.
11) Scusi professore, potrebbe correggere gli errori ___ ho fatto?
Produzione libera di parolacce, con o senza ‘mi’..
L’evoluzione semantica e quindi la sorte del patrimonio lessicale della lingua italiana è, ancora una volta, nelle mani della Corte di Cassazione. Questa volta il suo inappellabile verdetto ribalta un precedente giudizio, che non considerava offensiva l’epressione ‘mi fai schifo’. In precedenza il Tribunale d’Appello di Monza aveva assolto l’imputato che si era rivolto con questa espressione ad una donna. Infatti ‘la frase non era offensiva perché l’uomo usando “la particella pronominale mi” invece che la semplice espressione “fai schifo”, avrebbe manifestato un’opinione soggettiva” anziché un’offesa.’
La Cassazione sancisce invece che il peso della particella pronominale è nullo, perché con una tale espressione gli intenti offensivi sono innegabili.
Quindi d’ora in poi facciamo attenzione perché ‘Dire “mi fai schifo” ad una persona può costare il risarcimento danni per reato di ingiuria’, per non rischiare nessuna conseguenza conviene, come vi rammentavo in questo post di alcuni giorni fa, elargire ‘vaffa’ …a volont !
… probabilmente se avesse saputo che avrebbe potuto sparare raffiche di ‘vaffa’, senza subirne conseguenze legali, verso un tizio che le stava rivolgendo pesanti apprezzamenti, questa diciottenne romana non avrebbe subito denunce di nessun genere…
OooOO00 Mumble Mumble OooOO00
Newsletter, mailing list e una lodevole iniziativa
Che senso hanno le immagini di apertura di questo post? Lo scoprirete in seguito. Intanto mi addentro ad uno dei temi principali del post di oggi…
Per quanto riguarda l’insegnamento dell’italiano a stranieri e non solo, è possibile rimanere aggiornati, oltre che mediante il nostro portale, permettetemelo, anche tramite delle mailing list, oramai stranote al grande pubblico e che spesso hanno avuto partecipazioni animatissime, come quella dell’Universit per Stranieri di Perugia, [ITA_L2] o Discutiamone Insieme, legata alla Guerra Edizioni.
Forse però pochi sono a conoscenza di un’altra mailing list che tratta soprattutto di conferenze e seminari e lancia Call for Papers: Italian Studies. Qui la lingua più utilizzata è l’inglese ma è possibile partecipare anche con interventi in italiano.
Produzione libera orale…di parolacce
ATTENZIONE, Ladylink per la prima volta esprime delle opinioni non strettamente legate alla Didattica dell’Italiano ma al (mal)costume dell’Italia.
Merita un post la notizia che secondo la Corte di Cassazione dire a qualcuno VAFFANCULO, non è più un’offesa… “Ormai fa parte del linguaggio comune“, lo ha affermato la stessa Corte di Cassazione, non io, eh! La giustificazione è la seguente: “talune parole ed anche frasi che, pur rappresentative di concetti osceni o a carattere sessuale, sono diventate di uso comune ed hanno perso il loro carattere offensivo“… quindi il vicesindaco a cui è stato rivolto, se lo tiene e soprattutto se lo ricorder ancora per un bel po’.
Anche Ladylink piange…
Cari lettori
Mi congedo a causa delle tante sospirate vacanze estive…Rifarò capolino tra qualche giorno per la seconda puntata de “Ilduechiacchiere con… Roberta Barazza”.
Chiudo con un post ispiratomi dai commenti della solerte Valentina, che cercava di farmi capire che avevo sbagliato a coniugare il congiuntivo del verbo RIMANERE: infatti avevo scritto “rimarriate” al posto di “rimaniate” (l’errore adesso è stato corretto, il post in questione è il seguente).
Siccome la mia curiosit non ha fine, prima di emendare il post, ho appuntato le occorrenze di “rimarriate” su google.it e su it.yahoo.com e mi sono resa conto che ci sono molte altre persone ad aver coniugato impropriamente il congiuntivo presente…
Memore delle ricerche fatte su TUTTORA, mi sono messa al lavoro per raccogliere i seguenti dati:
RIMARRIATE:
Google, pagine in italiano: 29 (il post occupa il quarto posto)
Google, pagine provenienti dall’Italia: 19 (il post occupa il terzo posto)
Yahoo, pagine in italiano: 7 occorrenze (il post occupa il primo posto)
RIMANIATE:
Google pagine in italiano: 9250
Google pagine provenienti dall’Italia: 621
Yahoo, pagine in italiano: 1280 occorrenze
Rispetto agli esiti delle ricerche per TUTTORA, che aveva molte più occorrenze nella forma errata, questa volta non ci sono state sorprese, perché “rimaniate” regna incontrastato.
Assapora le lingue con “The Language Cafè”, un mese dopo
Ricordate il post in cui descrivevo la mia esperienza al Language Cafè? No??? Beh, allora mentre vi rinfrescate le idee, posso aggiungere un’altra notizia: uno dei coordinatori dell’evento in Turchia, avendo saputo del mio post, ha deciso di presentarlo come contributo. Sono felice di potervi inoltrare il link…
E mentre leggete, spero che ne rimaniate colpiti e che anche nelle vostre strutture riusciate a mettere su un Language Cafè
Buongiorno
Segnalato da Cost nel post precedente, l’articolo è interessante.
Per rifare l’Italia nel mondo facciamo studiare l’italiano
di Federica Guiglia.
«Buongiorno», ha esordito in italiano il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, durante la conferenza-stampa a conclusione della sua visita a Roma. E lì si è fermato. Eppure, quel gesto non è stato soltanto un minuscolo segnale di cortesia. Come aveva poco prima ricordato Romano Prodi, «ho ringraziato il presidente Bush di alcuni atti simbolici di avvicinamento fra i due Paesi. Infatti la lingua italiana è diventata una delle lingue che possono essere liberamente scelte dagli studenti americani in tutte le scuole secondarie. E questo è un ulteriore passo per mettere insieme due Paesi anche quando il flusso dell’emigrazione è da lungo tempo esaurito».
Il presidente del Consiglio non ha aggiunto che la riscoperta dell’italiano in America risale agli ultimi dieci anni, almeno. Anni che hanno visto quasi il raddoppio delle iscrizioni ai corsi di lingua e cultura italiane. Ormai più di sessantamila studenti americani si cimentano oltre il «buongiorno» a cui è rimasto inchiodato Bush. E decine di Universit americane hanno una loro sede in Italia. E cattedre d’italiano sono state aperte perfino in Alaska. A conti fatti, l’italiano è una delle quattro lingue straniere più studiate negli Usa. Ma soprattutto è la lingua che registra, insieme con lo spagnolo sull’onda della prorompente immigrazione latino-americana, il più forte aumento in proporzione rispetto agli inizi dello sviluppo. Anche perché per decenni, e nonostante la presenza di venticinque milioni di cittadini americani con origini italiane – e quindici di essi che ai censimenti si sono espressamente dichiarati «americani italiani» -, le istituzioni del nostro distratto Paese si sono disinteressate della cosa.
Dunque, la «politica della lingua» è ora strategica per il nostro Paese, e non è confortata soltanto dalla nuova primavera che la lingua di Dante sta vivendo negli Usa. Tra i blog l’italiano risulta il quarto idioma al mondo, secondo l’ultimo rapporto del motore americano di ricerca Technorati. Quarto nei diari in rete dopo, nell’ordine, il giapponese, l’inglese e il cinese. Cioè prima del pur diffusissimo spagnolo trainato dall’America latina. Prima del pur sostenutissimo francese dalle ben più consapevoli istituzioni di Parigi e prima del pur coccolatissimo portoghese grazie a uno Stato, il Portogallo appunto, conscio del valore nazionale e internazionale nell’organizzare una Comunit con tutti i Paesi portoghese parlanti.
Da Il Giornale – 12 giugno 2007
Risorse web, l’Orrore a portata di click
Trastullandomi tra un messaggio arretrato di una mailing list e l’altra, sono incappata nella discussione circa l’esattezza o meno delle risposte di un quiz pubblicato sulle pagine del Corriere della sera, versione online (quiz sul quale sto preparando un post).
Ma ciò di cui vorrei parlare riguarda le affermazioni di un nostro collega, che suggeriva di trovare la soluzione ad ogni quesito tramite le occorrenze dei motori di ricerca, la versione più presente, sarebbe la più corretta.
Questa affermazione, che all’inizio mi ha fatto ghignare, mi ha offerto uno spunto per questo post e le conclusioni potrebbero essere stupefacenti.
Ho concentrato la mia attenzione sull’avverbio tuttora, grafia che ritengo corretta, ma che spesso incontro con l’apostrofo. Qual è la forma giusta? Ecco qui 4 testimonianze sulla sua grafia:
1) l’Accademia della Crusca online, sezione Vademecum su parole ed espressioni da scrivere unite o separate.
2) Il dizionario De Mauro online, tratta la versione con l’apostrofo, come una variante.
3) Il dizionario Garzanti online, la versione con l’apostrofo la commenta così: non comune.
4) Il dizionario Sabatini Coletti online, la cataloga come meno frequente.
Poi, però, come suggeriva il nostro collega, sono passata ai motori di ricerca e questo è l’esito della mia ricerca:
L’italiano è la quarta lingua usata nei blog
Carissimi lettori, carissimo ildueblog
posto per condividere con voi un record al quale abbiamo contribuito: l’italiano è la quarta lingua più usata per scrivere nei blog, ossia, siamo il quarto popolo che posta quotidianamente ed alimenta lo scambio in lingua italiana nella blogosfera. Seguiamo il giapponese, l’inglese e il cinese. Questo ci fa onore, sempre che non influisca e interferisca nel rendimento lavorativo, visto che il nostro orario prediletto, per scrivere nei blog, è quello della pausa pranzo…
A voi la lettura dell’articolo che è stato pubblicato su www.corriere.it