Ritorno sull’utilità per l’educazione linguistica dei testi tradotti con una proposta basata su una mia esperienza personale.
Archivi categoria: Didattica
Insegnare italiano negli Stati Uniti, parte I
Insegnare italiano negli Stati Uniti è un’opportunità di lavoro che vorrebbero avere in tanti.
In realtà insegnare italiano in un’università americana è un’esperienza a sé, piuttosto particolare, poi, se si hanno avuto esperienze anteriori sia in Italia che all’estero. Qui insegnare significa anche produrre voti ogni 15 giorni: è una maratona di 40 ore semestrali equivalenti ai 42 chilometri che ci separano da Atene.
Nelle università americane l’italiano va? Sì, dai, va! Anche se in passato ci sono stati casi di Dipartimenti che hanno subito grossi tagli per esempio nell’università Suny, se non sbaglio (1). Nella parte est degli Stati Uniti l’italiano è studiato anche nelle scuole, soprattutto in New Jersey, dove in passato c’è stata una forte emigrazione di italiani. Anzi, alcuni miei studenti hanno la famiglia lì, ma vengono a studiare qui in Virginia, dove paradossalmente l’italiano non è insegnato nelle scuole ma solo nelle Università. (2)
Scaffolding 2
Scaffolding (impalcatura) è termine diffuso in didattica, introdotto da Vygotsky, googlatelo per tutte le informazioni pertinenti. Nella formazione didattica che ho ricevuto m’è stato insegnanto molto, m’hanno sempre detto di dare fino ad un millimetro prima che l’apprendente ce la faccia da solo. Con questo post torno sui testi bilingui, e ne propongo un uso in termini di scaffolding.
Presseurop
Chi crede che gli studenti abbiano capito il testo loro proposto è, a mio parere, un ingenuo. Basta scavare un po’ più a fondo rispetto alle quattro domandine a scelta multipla cui hanno risposto correttamente per scoprire assai spesso che hanno capito molto meno di quello che dovrebbero. Continua a leggere
E’ solo questione di tempo (volersi tenere aggiornati online)
Oggigiorno tenersi aggiornati sull’andamento e sulle tendenze della didattica dell’italiano per stranieri è possibile grazie a una miriade di pubblicazioni gratis e online. Per non parlare dei portali legati alle università e scuole di formazione che archiviano da anni interventi e riflessioni sull’insegnamento.
E’ solo una questione di tempo, trovarlo, per perdersi amenamente tra i seguenti link suddivisi in quattro sezioni.
Attività interattive ALMA EDIZIONI
Ormai, si sa, la prossima frontiera dell’editoria didattica è quella rappresentata dalle nuove tecnologie applicate ai materiali. ALMA EDIZIONI ha recentemente messo a disposizione sul suo sito-web circa 300 esercizi interattivi gratuiti.
EuRom5
Se hai avuto il papà dipendente del Ministero degli Affari Esteri che viaggiava per lavoro portandosi dietro mamma e te, se hai avuto genitori bilingui che in casa parlavano una lingua diversa da quella parlata da noi, se hai avuto la tata straniera o i tuoi t’hanno pagato sin da piccolo i corsi di lingua all’estero, lascia perdere questo post, tanto non capiresti.
Se invece ti ricordi bene dei dolori, delle arrabbiature, del nervosismo e infine della rinuncia a decifrare che diavolo mai significasse “Come fare tu fare?” oppure “Lattina tu sciare?” questo post potrebbe interessarti.
Esami finali: progetto finale alternativo o solito saggio scritto? (aggiornato)
Sottotitolo: Ogni sgarrafone è bello a professoressa soja (1)
Traduzione: Riflessioni concitate sul semestre appena finito in mille parole circa (esclusa biblio-sitografia)
È così (1) che commento la fine tanto auspicata, ma alla fine anche un po’ malinconica, del semestre. Come ogni semestre anche questo si è contraddistinto per gli esami finali scritti, quelli orali, le presentazioni orali, tentativi in zona Cesarini (miei e loro) di recuperare l’irrecuperabile, composizioni che fioccano inaspettate, ripasso inviato alla prof al novantesimo minuto, ansie, nervosismo da parte degli studenti, ma anche sorrisi, anzi risatone e finito l’esame abbracci e baci, a cui seguiranno sottolineature e molti sospiri (solo miei stavolta), correzioni, voti, calcoli da far venire il mal di testa, conti che non tornano, un voto tolto lì e rimesso qui, insomma la solita manfrina a cui non ci si rassegna mai.
Ma questo semestre è speciale. È la fine del 232, del quarto semestre di lingua, che è il requisito di molti corsi di laurea. Alcuni continuano a studiare italiano e li rivedrò ancora, altri si comporteranno come le sonde Voyager.
Saluto i miei studenti dopo due semestri intensi di lavoro insieme, alcuni ce li ho avuti per la terza volta consecutiva (<<dei sopravvissuti>> gli ho detto, dandogli una pacca sulla spalla!). Questi studenti quando li ho salutati mi hanno detto tante cose belle, che gli studenti americani sanno dire, ma i miei in particolar modo e comunque erano sinceri, perché sono i miei studenti e anche a me mancheranno.
Caffè con humor
In base alla mia esperienza ci sono testi che ‘funzionano’ bene e testi che ‘funzionano’ male. Intendo il termine “funzionano” nel senso che stimolano lo studente ad averne una comprensione molto precisa, al limite completa al 100%. Fra i primi vi sono sicuramente i testi comici, per il semplice motivo che non capire impedisce di godere il piacere del riso.
Sondaggio: che hai imparato oggi?
Ogni anno, all’inizio dell’anno scolastico, mio padre la sera a tavola mi chiedeva: “Che hai imparato oggi a scuola?”. La scuola per me e’ sempre stata un luogo deprimente, da studente ma soprattutto da insegnante. La risposta era regolarmente: “Niente!” o anche “Le solite cazzate!”. Il pover’uomo la prendeva a ridere, ma credo che dentro gli sia dispiaciuto: uno ha un figlio, lavora e fa sacrifici per farlo crescere; per dargli delle possibilità lo manda a scuola e si sente dire che non ha imparato nulla o che ha appreso cose inutili e false. Infatti gia’ prima dell’inizio di ottobre smetteva di chiedere.
Come insegnanti, cosa secondo voi dovrebbe rispondere uno studente tornato a casa dopo la vostra lezione alla domanda Cosa hai imparato oggi a lezione di italiano? Dovrebbe saper indicare qualcosa di preciso (una regola grammaticale, un vocabolo, una regola fonologica, prosodica, ecc.), oppure non importa che sappia sempre indicare chiaramente qualcosa? Nel primo caso rispondete Sì al sondaggio, nel secondo caso rispondete No. Se avete altre risposte lasciatele pure come commento. Leggete il resto dell’articolo per partecipare al sondaggio.
Continua a leggere