Dopo cinque anni di lavoro e tre partenariati di apprendimento Grundtvig è online il risultato del progetto “Languages & integration through singing“. Il sito propone materiali e unità didattiche per studiare sei lingue attraverso le canzoni. La ricchezza è impressionante: sono presenti 136 percorsi e si possono passare ore e ore a studiare l’italiano, il rumeno, il russo, il francese, lo spagnolo e il portoghese, senza mai annoiarsi.
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A me i titoli, please!
Quest’articolo, scritto nel settembre 2013, è stato aggiornato con le descrizioni più recenti.
Per i più pigri, la soluzione è nei commenti.
Questo post serve essenzialmente a farsi venire dei sani dubbi o se avete del tempo, a perderlo. Funziona così: dovete abbinare le seguenti descrizioni ai rispettivi percorsi di studio/titoli: 1. Scuola di Specializzazione in Didattica dell’Italiano come Lingua Straniera dell’Università per Stranieri di Siena 2. Master in Didattica dell’Italiano come L2, Università di Padova; 3. Corso di Laurea Magistrale in Italiano per l’Insegnamento a stranieri, Unistrapg; 4. Certificazione Ditals I, Unistrasi 5. Certificazione Cefils, Ca’ Foscari.
Perché l’ho fatto? Per sport, fondamentalmente. In realtà su Italiano per Stranieri ci sono sempre più (nuovi) membri che si laureano in didattica dell’Italiano e volevo capire qualcosa sulle loro aspettative (di vita).
Non barate cliccando sui link e rispondete (anche a caso, tanto…).
Quadro comune vs Verso l’italiano
Proponiamo oggi una lettura complessa e colta.
Si tratta di un raffinato confronto tra due libri la cui attenta lettura e analisi non dovrebbe mancare nel bagaglio di un insegnante di italiano a stranieri. I due libri in questione sono Verso l’italiano, curato da Anna Giacalone Ramat e il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, realizzato dal Consiglio d’Europa.
E-learning: dagli albori ad oggi
Piccolo excursus sull’insegnamento online
delle lingue straniere
di Alessandra Giglio
– Cosa fai nella vita?
– Insegno.
– Ah, che bello… cosa?
– Italiano a stranieri.
– Ahhh… cioè?
– Insegno agli stranieri in Italia la lingua italiana. Insegno per la verità anche agli stranieri nel mondo.
– E come fai, vivendo a Genova?
– Online.
– ?!???!
MATERIALE AUTENTICO AUTOPRODOTTO (ESITO)
Qualche tempo fa avevo pubblicato un’attività didattica ideata ma non ancora provata in classe (qui). Scrivo ora alcune considerazioni e consigli dopo lo svolgimento a beneficio di chi voglia provarla a sua volta.
Seminario Dilit 2013
Il 19° seminario Dilit, che si è svolto il 20 e 21 aprile scorsi, ha avuto come titolo “Applicazioni pratiche in classe dell’Analisi conversazionale”.
MATERIALE AUTENTICO AUTOPRODOTTO
Torno sul TASK BASED LANGUAGE LEARNING (un altro post sull’argomento qui) con l’ideazione di una nuova attività pensata per studenti di L2 di livello B1 o superiore. Non ho ancora provato questa attività, sarei grato a chiunque volesse fare critiche costruttive ma anche distruttive, queste ultime poi le faccio diventare costruttive io.
Insegnare italiano negli Stati Uniti, parte 3
Giunti al terzo appuntamento non ci resta che parlare dell’insegnamento dell’italiano nelle scuole. Per le scuole americane è necessaria una certificazione specifica, la Teacher licensure (1), certificazione che si può conseguire attraverso diversi percorsi di studio. In linea di massima si deve preparare un esame scritto, il Praxis, accettato nella maggioranza degli Stati e suddiviso in due parti, la prima (in cui si viene testati in inglese -comprensione scritta, produzione scritta- e matematica) è propedeutica al Praxis II, in cui si supereranno delle prove più specifiche, legate alla materie che si vogliono insegnare. Gli Stati che non hanno adottato il Praxis hanno delle certificazioni proprie e, in generale, il Praxis è considerato uno dei requisiti per accedere alle certificazioni specifiche di ogni Stato.
Insegnare italiano negli Stati Uniti, parte 2
In questa seconda parte cercheremo di capire meglio in cosa consiste il lavoro di un insegnante di italiano.
I corsi di lingua
(Queste affermazioni sono abbastanza arbitrarie. La situazione è complessa, per cui ho scelto di dare una versione abbastanza realistica, ma non esaustiva).
Nella maggior parte delle università i corsi di lingua sono di circa 40 ore a semestre, distribuiti su 3 incontri settimanali da 50 minuti (per i primi due livelli questo monte ore sale a 50). Gli studenti spesso devono studiare una lingua per quattro semestri. I primi due semestri, ottengono 4 crediti per corso, perché ci sono tre incontri settimanali (2×75’ e 1×50’). Gli ultimi due semestri i crediti scendono a 3 (come per qualsiasi altro corso che frequenteranno) e le lezioni passano a 2×75’.
Gli studenti devono essere esaminati spesso. Bisogna produrre voti che quantifichino il progresso e portino a un risultato numerico. Il voto finale è molto importante, per cui pur cercando di essere obiettivi, si cerca sempre di indorare la pillola.
Lo stereotipo è servito (a lezione di conversazione)
Questo post era nato qualche giorno fa come commento al post “Esami finali: progetto finale alternativo o solito saggio scritto?“. Su suggerimento di porfido l’ho ampliato e commentato e ne ho fatto un post. L’ho diviso in due parti: la prima è per chi di voi ha a disposizione molte ore di corso, la seconda è per chi, come me, deve correre.
L’idea di adattare, per una lezione di conversazione (o di lingua), un racconto che ho fatto leggere in un corso di letteratura, nasce da Nicla (che lavora a Friburgo, in Germania), che su Italiano per stranieri (Facebook), ci aveva chiesto spunti su come introdurre a lezione con il suo gruppo di conversazione di studenti B2, il video in cui Igiaba Scego leggeva un brano estratto dal racconto Salsicce: “mi sento somala o italiana quando”. Quanto riportato sotto è stato adattato per il post dal commento. Ho aggiunto dei link che possono servire da esempio per gli spunti da portare in classe o per come prepararsi prima di andare in classe e trattare un argomento così delicato.