Titolo: Psicopedagogia e didattica
Autore: Lerida Cisotto
Aditore: Carocci
“Psicopedagogia e didattica” è un libro ottimo per tutti coloro che si avvicinano alla didattica non solo delle lingue e vogliono interrogarsi (ed anche avere qualche risposta) sulle teorie che si sono susseguite riguardo al funzionamento della mente nella fase dell’apprendimento.
L’opera inizia con un interessante capitolo “storico” che parte dal momento in cui il cognitivismo impose la centralità della mente e dei processi di pensiero nel dibattito riguardante la conoscenza. Fu il superamento delle teorie comportamentistiche che immaginavano l’apprendimento solo come la risposta meccanica ad uno stimolo.
Fin dall’introduzione però ci si rende conto di come l’autrice consideri il termine “cognitivismo” ormai sorpassato; un concetto che, superato il momento storico della rottura con il passato, si è troppo schiacciato su una visione dell’apprendimento che è uscita sconfitta dal tempo: quell’idea che avvicinava il funzionamento della mente a quello del computer. “La metafora del computer come modello di funzionamento cognitivo e l’idea della rappresentazione della conoscenza sotto forma di proposizioni logiche hanno fatto prevalere quell’aspetto tecnicistico che, nel tempo, ha offuscato anche l’innovazione più significativa del cognitivismo, ossia il carattere costruttivo del processo di conoscenza”.
E proprio da questo aggettivo, “costruttivo” si muove la ricerca della Cisotto.
Dopo aver ripercorso le tappe delle teorie della mente, da quella modulare di Fodor, a quella delle intelligenze multiple di Gardner, alle tesi del connessionismo di Rumelhart e McClelland, il libro giunge alle considerazioni “ecologiche” di Bateson, che vede la mente come un qualcosa di “aperto” all’esterno, parte di un tutto da cui non può prescindere, correlata e dilatata con un esterno sociale, culturale, naturale.
E Bateson rappresenta davvero un punto di partenza del libro, il superamento definitivo del cognitivistmo fodoriano: “l’Autore – scrive Cisotto – ha insegnato piuttosto a vedere “la struttura che connette”, provocando il nostro pensiero ad andare oltre le inerzie abituali del codice binario illuministico-romantico, la cui dicotomia ancora influenza il nostro moderno immaginario.
Da qui in poi il termine di riferimento del libro è “costruzione” di conoscenza nei contesti e nelle situazioni. L’approccio di riferimento non può che essere quello “socioculturale” per il quale, “nella prospettiva del costruttivismo sociale, pensare significa sostanzialmente situarsi, sincronizzare risorse interne e risorse esterne”.
Più si procede nella lettura del libro più si percepisce la grande influenza del pensiero di Bateson, e anche il calore attraverso cui l’autrice espone le sue riflessioni la dice lunga sulle sue convinzioni.
Dopo aver presentato il contributo di Vigotskij al moderno approccio socioculturale, l’autrice giunge alle parti centrali del suo studio: quella che riguarda il cosiddetto “approccio dialogico” teorizzato da Bachtin e quella sulla didattica centrata sulla narrazione ispirata dal pensiero di Bruner: “La narrazione appartiene profondamente all’esperienza umana e le sue molteplici forme, i racconti, i miti, i drammi, intessono le trame connettive della cultura”.
Fin qui la parte teorica. Ma il saggio della Cisotto non si ferma qui e propone spesso delle vere e proprie attività didattiche da svolgere secondo le teorie esposte. E’ questa purtroppo la parte più debole del libro: le idee presentate sono spesso contorte e poco chiaro e sembrano non tener conto dei molteplici fattori che abbracciano l’insegnamento. Anche i capitoli finali sono orientati più all’aspetto pratico, ma anche qui l’autrice appare distante dai reali problemi degli insegnanti, degli studenti, dell’ambiente classe, del sistema scuola.
Se vuoi leggere la presentazione del libro clicca qui.
Recensione di Carlo Guastalla
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