Cinque menti per il futuro


E’ uscito a gennaio, e ne parla oggi La Repubblica. E’ il nuovo libro di Howard Gardner “Five minds for the future” in cui il professore di Harvard suggerisce i cinque approcci mentali decisivi per il nuovo millennio. Sono disciplina, sintesi, creatitività, rispetto ed etica.

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Gli stranieri a scuola

Nell’attesa del laboratorio di domani su come lavorare in una classe multietnica (un’attesa tutta mia…), vi propongo un articolo di Christopher Humphris che ho letto e riletto con attenzione in questi ultimi giorni. L’articolo è pubblicato nella pagina degli articoli dei bollettini del sito della Dilit.

Gli stranieri a scuola – qualche considerazione di base

Christopher Humphris

La questione di ragazzi stranieri nelle classi della scuola normale si presenta sempre più frequentemente. In discussioni con maestri e docenti della scuola elementare, media inferiore e media superiore che cercano soluzioni, avverto un aspetto centrale del loro modo di affrontare la questione. C’è una tendenza a vedere lo straniero in classe un po’ come si vede il disabile in classe: costituisce, cioè, da una parte un freno ai ritmi “normali” di lavoro e dall’altra una persona in difficoltà, bisognosa di aiuto.

Ora, evitando di entrare nel merito dell’utilità o meno di vedere il disabile in questi termini, vorrei dire qualcosa, invece, riguardo allo straniero.

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Il contesto della teoria di Gardner

di Paolo Torresan

Riprendiamo la presentazione del pensiero di Howard Gardner, fornendo il contesto nel quale la sua opera va letta e interpretata.

La teoria delle intelligenze si può considerare come una sorta di catalizzatore di diverse teorie: teorie modulari, teorie interazioniste, teorie evolutive.

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“Il due chiacchiere con” Christopher Humphris su S. Krashen

Uno scambio di e-mail tra Christopher Humphris (direttore del dipartimento di ricerca e formazione della Dilit – IH di Roma) e Carlo Guastalla. Tema della chiacchierata: Stephen Krashen.

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I Master universitari: breve guida

Nascono, crescono, si trasformano, si confondono. Sono i Master universitari. I Master di primo livello sono accessibili a chi possiede una laurea italiana quadriennale del vecchio ordinamento o una laurea triennale del nuovo ordinamento, danno 60 crediti, durano da un’anno e mezzo a due anni e costano intorno ai 2000 euro.

Le 78 Università italiane nel 2006 ne hanno organizzati ben 2.054, se ne possono trovare per tutti i tipi, come quello in “Bullismo e devianza” o quello per “Agenti di calciatori“. Anche a livello ministeriale, dopo l’aspettativa creata dalla gestione Moratti, si parla di “grande illusione”. Secondo una ricerca di AlmaLaurea (che accocia 50 Università) il Master di primo livello non fornisce alcuna possibilità in più di trovare lavoro (Sotto il profilo occupazionale non si registrano differenze tra coloro che hanno terminato un master universitario di primo livello rispetto ai colleghi che non hanno concluso alcun tipo di esperienza analoga: entrambi i collettivi lavorano) e, dato dettato probabilmente dai misteri della statistica, fa guadagnare meno (Anche per quanto riguarda il guadagno l’esperienza di master universitario di primo livello non risulta apprezzata: il guadagno mensile netto è inferiore a quello dei colleghi che non l’hanno svolto).

Intervistata sul Venerdì di Repubblica della scorsa settimana, Andrea Cammelli, presidente di ALmaLaurea, afferma: “Come spesso succede, le fasi di sperimentazione creano il caos. (…) Noi chiediamo da tempo un bollino blu per la certificazione”. Bollino blu che in realtà già esiste: lo fornisce l’Asfor, che ha criteri così esigenti che ben pochi corsi se lo possono permettere.

Il consiglio è quindi di non buttarsi nelle mani del primo venuto o del più vicino a casa, fare una ricerca seria, possibilmente parlare con qualcuno che già è passato per quelle aule o quei tutor. E, non meno importante, valutare se veramente c’è bisogno di un Master. La corsa ad ingrassare i curriculum poi nel nostro settore è ormai cronicizzata: non esistendo dei criteri che definiscano l’insegnante di italiano per stranieri, ecco che più titoli ho più mi illudo di trovare lavoro. Ma, lo sappiamo, questo non corrisponde completamente al vero.

Concludiamo questa nostra filippica con un breve quadro dei Master del nostro settore, niente più che dei link, attraverso cui districarsi e cercare di valutare l’offerta formativa e la serietà degli enti.

Master di I livello:

Università per Stranieri di Perugia – Didattica dell’italiano lingua non materna

Università per Stranieri di Siena – Contenuti, metodi e approcci per insegnare italiano ad adulti stranieri

Università Ca’ Foscari, Venezia – Didattica e promozione della lingua e cultura italiane a stranieri – itals

Università degli Studi di Padova – Didattica dell’italiano come L2

Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” – L’insegnamento dell’italiano a stranieri: lingua e cultura

Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano – Didattica dell’Italiano L2

Università degli studi di Udine – Italiano lingua seconda

Università degli Studi “G. d’Annunzio, Udine – Italianistica per la didattica dell’italiano agli stranieri

Libera Università di Bolzano – Didattica dell’italiano L2. Culture migranti, lingue e comunicazione

Master di II livello:

Università Ca’ Foscari, Venezia – Didattica e promozione della lingua e cultura italiane a stranieri – itals

Il Portfolio europeo delle lingue

Personalmente l’avevo sottovalutato, eppure è un utile strumento alla portata di qualsiasi persona voglia documentare il livello delle lingue. In realtà   altro non sto parlando che del Portfolio Europeo delle Lingue , nato in seno al Consiglio d’Europa ed elaborato rispettando i principi e le linee guida del QCER.
Il Portfolio infatti permette di documentare (link) la nostra competenza delle lingue parlate e studiate, seguendo delle griglie per l’autovalutazione, basate sui 6 livelli del QCER che permettono di valutare la nostra competenza in ciascuna delle 4 abilità   principali.
E’ possibile compilare scaricare il file sul pc o compilare on-line la scheda personale in ognuna delle 46 lingue dei paesi del Consiglio d’Europa.
Il Portfolio si divide in 3 parti :

  1. IL PASSAPORTO, che è la parte che permette l’autovalutazione delle nostre competenze
  2. LA BIOGRAFIA, che serve per sistemare le nostre esperienze in ordine cronologico
  3. IL DOSSIER, che raccoglie i certificati e quanto altro attesti lo studio delle lingue

Credo che la grande novità   siano da una parte l’autovalutazione: dobbiamo misurarci con la consapevolezza di quello che sappiamo fare con le lingue, mentre dall’altra fa capolino il fenomeno del plurilinguismo, come ricchezza ed incentivo nell’ottica di un’Europa sempre più estesa e della mobilità   dello studente e del lavoratore.
Mobilità  , plurilinguismo, approccio orientato all’azione, concetti base del QCER, sono alla base della costituzione del Portfolio e ricorrenti in qualsiasi documento ne parli.

Per approfondire vi consiglio due testi:

1. Il portfolio delle lingue. Metodologie, proposte, esperienze
Autori: Mariani Luciano, Tomai Paola
Carocci, 2004

2. Portfolio. Strumenti per documentare e valutare cosa si impara e come si impara. Per le Scuole
Autore: Mariani Luciano
Zanichelli, 2000

Ed un link: il numero 15 di In.it dedicato interamente al QCER e al Portfolio

Gardner, la PNL e gli studenti…e gli studenti?

Nel post di oggi cercheremo di approfondire l’argomento lanciato nel post precedente, occupandoci di noi come insegnanti e di riflesso e conseguenza degli studenti. Eh, sì, perché sono loro i protagonisti e nostra quotidiana preoccupazione ed obiettivo e perché anche noi insegnanti abbiamo uno stile cognitivo personale ed è giusto far partire l’analisi proprio dai sottoscritti. Chi accetta la sfida, si allacci pure le cinture di sicurezza, perché si parte!!

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Howard Gardner e la Programmazione NeouroLinguistica (PNL)

L’articolo su Howard Gardner di ildueblog e l’interessante link all’articolo di Paolo Torresan mi hanno fatto tornare in mente delle letture passate che per l’occasione rispolvero con piacere.

Sto parlando dell’articolo di Barbara De Angelis: “Programmazione Neurolinguistica (PNL) – un’alternativa all’insegnamento della lingua seconda?” e di quello di Sandra Gracci: “Linguistica acquisizionale e glottodicattica“, Periodico In.It, n°13, pp. 14-18.

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L’altra formazione: Torre di Babele

Dopo aver parlato nel blog della formazione presso la Dilit di Roma e presso Elle::Due di Firenze, continuiamo il nostro viaggio all’interno delle possibilità   formative offerte da strutture private.

Parliamo oggi della Torre di babele, storica scuola di Roma attiva dal 1984 situata al centro di Roma nei pressi di Piazza Bologna. La Torre di babele propone corsi orientati ad una formazione teorica ma soprattutto pratica, in modo che un insegnante abbia sì la consapevolezza delle proprie azioni, ma soprattutto sappia agire nel contesto classe.

Si legge nel sito che la proposta è quella di “un approccio alla didattica di tipo creativo che mira a considerare il docente un educatore ed un ricercatore al tempo stesso: educatore in quanto stimola i percorsi di apprendimento valorizzando l’autonomia dei discenti, ricercatore in quanto considera la didattica un terreno costante di sperimentazione e riflessione”.

La scuola offre tre possibili moduli:

  • una formazione di base pari a 40 ore della durata di due settimane utile principalmente a chi desidera prepararsi per sostenere l’esame DITALS (dell’Università   per stranieri di Siena) di primo livello;
  • una formazione di base di tre settimane pari a 60 ore utile principalmente a chi desidera prepararsi per sostenere l’esame DITALS (dell’Università   per stranieri di Siena) di secondo livello;
  • un percorso di formazione/tirocinio di quattro settimane pari a 150 ore. Per questo corso sono previste 60 ore di teoria (in pratica la formazione del modulo di tre settimane); osservazioni nelle classi della scuola; un laboratorio didattico coordinato dai formatori per la preparazione delle lezioni; discussione; la produzione di materiali, ecc.

Sia per il secondo che per il terzo modulo sono previste le simulazioni delle prove d’esame DITALS di secondo livello.

Una nota di merito nella promozione dei corsi di formazione di Torre di Babele. Vengono organizzati degli incontri gratuiti di presentazione dei corsi, con la presenza di uno dei formatori e del direttore della scuola. Per chi fosse interessato non ci potrebbe essere occasione migliore per verificare di persona. I prossimi incontri si svolgeranno Mercoledì 20 settembre 2006 e Mercoledì 18 ottobre 2006.

Chi volesse partecipare a questi incontri è pregato di comunicare il proprio nominativo alla segreteria della scuola telefonando (06 44252578) o inviando una e-mail (info@torredibabele.com)

Per maggiori e più dettagliate informazioni: www.torredibabele.com

L’altra formazione – Dilit

Continuiamo il nostro viaggio nelle strutture private che si occupano di formazione di insegnanti di lingua. Dopo aver parlato del centro Elle::Due di Firenze, ci occupiamo oggi della Dilit, una delle più importanti scuole private di italiano per stranieri, a Roma e in Italia.

La Dilit esiste dal 1974 e vanta un dipartimento di formazione insegnanti e ricerca fin dal 1977. Il dipartimento, diretto da Christopher Humphris, oltre ad occuparsi dell’aggiornamento degli insegnanti interni alla scuola (aggiornamento obbligatorio e pagato!), di corsi e seminari per insegnanti di lingua in tutto il mondo, della pubblicazione semestrale del “Bollettino Dilit” e dell’organizzazione di Seminari internazionali e Convegni, offre ogni anno sei corsi di formazione di base per insegnanti di lingua italiana per stranieri.

Si legge sul sito: “Questo corso è destinato a chi non ha mai insegnato italiano come lingua straniera e a chi ha insegnato con una metodologia diversa da quella proposta nel corso. In particolare vengono trattati gli obiettivi e le tecniche di svolgimento di tutti i tipi di attività   didattiche che rientrano nel più aggiornato approccio comunicativo (uso del materiale autentico, centralità   dello studente, sviluppo dell’autonomia dello studente, ecc.). Inoltre vengono presentati i principi teorici soggiacenti all’intero approccio, e confrontati con i principi teorici di altri approcci”.

Il corso dura quattro settimane, cinque giorni a settimana, dalle nove di mattina alle sei di sera e la frequenza è obbligatoria. Ogni corso accetta fino ad un massimo di nove partecipanti, che quotidianamente assistono a lezioni nella scuola, partecipano alle sessioni teoriche con i formatori e svolgono la pratica didattica in vere classi con veri studenti.
Nel corso nulla è lasciato al caso: le lezioni vengono videoriprese (dopo un paio di giorni anche i partecipanti più timorosi imparano a convivere con questo “grande fratello”) e successivamente discusse insieme ai formatori.

Come si evince il corso è molto pratico: formazione e addestramento alle tecniche didattiche vanno di pari passo e nessun aspetto teorico trattato resta distinto dalla pratica didattica quotidiana.

Per informazioni e costi potete andare al sito della Dilit, nella sezione Formazione.