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"TUDO vale a pena, se a alma NÃO é pequena" Fernando Pessoa

La lingua italiana dà i numeri

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La lingua italiana dà i numeri (e di conseguenza anche chi ne scrive).

Abstract: Questo articolo mira (e centra in pieno) la questione del posizionamento (classifica?) della lingua italiana tra le lingue straniere più studiate nel mondo.
Sono riuscita a giustificare, o meglio, a risalire a dei dati che hanno chiarito, una volta per tutte, quale è effetivamente il posto occupato dalla lingua italiana nell’ambito della classifica delle lingue straniere più studiate. Obiettivo non secondario è stato quello di comprenderne l’importanza in un’epoca in cui i tagli alla cultura sono di moda.

Finita la lettura di questo articolo non avrete più dubbi in merito alla faccenda. Gli altri vostri dubbi esistenziali, pur continuando ad assillarvi, vi sembreranno una bazzecola.

Nota iniziale: ringrazio i commentatori del gruppo Italiano per Stranieri che inconsapevomente mi hanno fornito le basi per questo articolo. Oltre al materiale citato (come se non bastasse), ho letto molto altro, ma nulla che apportasse novità ai dati fruttuosamenti raccolti. La prima discussione sul gruppo risale ad ottobre 2014, la seconda a sabato 7 marzo.

Uno, due, tre, via!

P.s. in data 13 marzo ho aggiunto una nota, la numero 6, e un riferimento alla chiusura degli IIC, fatto che avevo ignorato e che Davide Toma Sani, su Fb, ha invece giustamente ricordato. Ho aggiunto, inoltre, un paragrafo su un articolo di Marco Gasperetti de Il Corriere della Sera, che risaltava il successo dell’italiano come quarta lingua.

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Unistrapg.it, ma per quanto tempo ancora?

In epoca di tagli e crisi investire sulla cultura non conviene e non lo fa nemmeno l’università che per anni è stata paladina dell’insegnamento della lingua italiana a stranieri con corsi di lingua e di formazione per i loro insegnanti. Sul buco al bilancio dell’Università per Stranieri di Perugia -che sfiora il milione di euro- stanno circolando ultimamente vari articoli. Ma confrontandoli con le informazioni disponibili sul sito della Stranieri, questi articoli sembrerebbero fondati sul nulla, poiché non si legge -ovviamente- che verranno appaltati i corsi di lingua a istituzioni esterne, ma di possibilità di scelta su dove studiare, di dislocamento, pur rimanendo iscritti alla Stranieri.
I corsi in questione sono esclusivamente quelli per gli studenti cinesi. Pare ci sia stata -negli ultimi anni, ma quanti?- un calo di iscrizioni di studenti cinesi, del programma Marco Polo e Turandot che hanno preferito altre mete in Italia, per cui, a partire dall’anno prossimo, 560 di quei 1000 studenti cinesi che la Stranieri accoglie, potranno studiare in altre strutture, in altre città, in altre regioni. Continua a leggere

Un salto nel passato per Glottrotter


Glottrotter era un collega che teneva un blog.
Era il blog di un collega che ammiravo tanto e leggevo con avidità.
Porfido se lo ricorderà sicuramente, come anche i nostri più assidui lettori.
Poi, nel 2008, chiuse e a quella notizia scioccante dedicai un post.
In realtà le sue tracce non si sono perse, perché sono riuscita a resuscitarlo grazie a web.archive.org, che archivia tutte le pagine che sono state visitate -non tutto quello che è stato pubblicato, per fortuna o purtroppo.
Così ho ridato vita a quei link inattivi del mio articolo e ho recuperato, ritrovato e riletto tutto quello che ho sempre apprezzato di quel blog che, nonostante sia rimasto in silenzio per 6 anni, è ancora piuttosto attuale. Continua a leggere

La Mafia spiegata ai miei ragazzi (gli insegnanti fanno delle scelte)

(Vi avverto subito: credo sia il post più lungo che abbia mai scritto)

Per la gara di ripasso dei participi passati ho chiesto agli studenti, già divisi in gruppi, di darsi un nome italiano. E’ un’attività che puntualmente sottovaluto: ai miei occhi è la cosa più facile, per i miei studenti, no! Per trovare un nome qualsiasi in italiano impiegano un numero di minuti incredibilmente grande, i secondi si sommano raggiungendo numeri a 4, 5 zeri, così, quando, incredula, stento a credere di aver perso così tanto tempo, li invito a scegliere una parola qualsiasi. La svolta è indicargli l’argomento “cibo”, che li entusiasma sempre, si notano subito le lucine che si accendono dentro le loro testoline disorientate.
Martedì scorso qualcosa è andato storto, perché un gruppo mi ha detto: “Siamo pronti! Mafia”. Li ho fulminati sorridendo e ho aggiunto “No, Mafia non va bene. Cambiate nome” e mentre dicevo questo, le parole di una studentessa si sono incrociate con le mie “Sì, the God Father”. “No, non va bene, non accetto questi nomi, trovatene un altro” e hanno optato per “spaghetti” a cui, già stizzita, ho aggiunto io “Gli” mentre lo annotavo alla lavagna.
Gli insegnanti fanno delle scelte.
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Io lavoro tant(o)

arci trieste

E’ l’anagramma di “volontariato”.
No, è che tutto ciò che provoca e gira attorno a questo diabolico concetto io proprio non riesco più a sopportarlo, perché il volontariato dilaga e io non voglio esserne complice. Stonerebbe questa parola  in bocca a me, che tornerò a pronunciare questa parola quando sarà estinta e quindi riesumarla mi permetterà di creare una nuova moda, perché il vintage, si sa, è sempre attuale. Quindi, quest’articolone, parlerà di me, che mi do da fare, tanto!

Anche l’Arci di Trieste cerca volontari e la cosa non ci stupisce, perché da una qualsiasi ARCI questo ci aspettiamo, d’altronde l’acronimo sta per Associazione Ricreativa e Culturale Italiana.
Guidata dall’insonnia, mi trovo sconsideratamente a cliccare sui gruppi dedicati alla nostra professione e mi imbatto in questo annuncio di ricerca volontari (sul gruppo Italiano Lingua Due). Una collega aveva gentilmente chiesto: “Qual è il vostro target se posso chiedere??” e la risposta è stata la seguente:

dipende tutto da chi si presenta è molto vario, di solito ci sono molti immigrati o rifugiati dall’Africa, Medio Oriente, Pakistan, Bangladesh…si va da chi è analfabeta nella sua lingua di origine a laureati con una buona conoscenza di lingue veicolari come l’inglese o il francese…la maggior parte sono adulti ma c’è anche un gruppo di richiedenti asilo minorenni…però appunto dipende da chi si presenta quest’anno. ho risposto alla tua domanda?

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Il due chiacchiere con… Chaoqi Xu

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A grande richiesta torna Il due chiacchiere con… rubrica che riapre con un’intervista che speriamo che anche lo studente deluso de #l’italianononserveaniente possa leggere. Il protagonista di oggi è Chaoqi Xu, studente dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, nato a Nanchang (Cina del Sud-Est).
Chaoqi è in realtà un nome noto per molti di noi. Nel finale sarà svelata la sua vera identità, per cui, lettori cari, mettetevi comodi per godervi fino in fondo questa gradevolissima intervista, per la quale ringraziamo Monica Febbo. Ringraziamo ancora una volta Chaoqi per la passione e la dedizione dimostrata nelle risposte, che sono state copiate così come sono state ricevute.

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Make Your Next Move Award… getting there!

regalo 320

E così è passato un anno.
E’ passato un anno da quel famoso post sugli esami finali che segnava il mio ritorno sul blog dopo un periodo di assenza. Nella mia vita, come nella vostra, è successo di tutto e di più sia sul profilo personale che professionale, che è quello che poi mi porta di nuovo qui. Quest’anno i sopravvissuti sono gli studenti del 320, il sesto semestre di lingua italiana, corso avanzato (o giù di lì) che frequenta sia chi continua a studiare italiano, sia chi studia Relazioni Internazionali e di semestri di lingua deve totalizzarne sei. Sette studenti su otto non proseguiranno gli studi di italiano, alcuni si laureeranno a dicembre, quindi, con il mio corso, hanno messo un punto finale ad un’esperienza iniziata tre anni prima.
Ma cos’è successo di straordinario quest’anno?
E’ successo che mi è stato fatto un regalo completato, o meglio arricchito, da un bigliettino in cui ognuno degli studenti ha scritto un suo pensiero ringraziandomi per il semestre.

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Insegnare italiano ad alunni “immigrati” a Roma

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Ricevo questo contributo da Federica Bianchi, che lo aveva già pubblicato nel giornalino  della scuola dove ha lavorato, l’Istituto Tecnico Commerciale Lucio Lombardo Radice di Roma. Si tratta di una riflessione sul lavoro dell’insegnante di italiano come L2 che mette in risalto sia gli aspetti positivi, sia quelli più controversi. Il titolo originale dell’articolo è “Si può fare”.

Nella nostra classe di italiano quest’anno siamo in quattro: due ragazze cinesi, una rumena, e io, l’insegnante di L2. L’anno scorso eravamo di più, considerando qualcuno che poi ha abbandonato il corso e qualcuno che si è aggiunto alla fine. Una piccola classe multilingue, un microcosmo multietnico, nel quale alunni di lingue e culture diverse si ritrovano una volta a settimana, per imparare a parlare, o a parlare meglio, la lingua italiana e per conoscere l’Italia, Roma, le nostre tradizioni, come celebriamo il Natale e cosa mangiamo la domenica, e perché in italiano “buona fortuna” si può dire anche “In bocca al lupo”.  E per scoprire che spesso tutto il mondo è paese.

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A me i titoli, please!

Quest’articolo, scritto nel settembre 2013, è stato aggiornato con le descrizioni più recenti.
Per i più pigri, la soluzione è nei commenti.

Questo post serve essenzialmente a farsi venire dei sani dubbi o se avete del tempo, a perderlo. Funziona così: dovete abbinare le seguenti descrizioni ai rispettivi percorsi di studio/titoli: 1. Scuola di Specializzazione in Didattica dell’Italiano come Lingua Straniera dell’Università per Stranieri di Siena 2. Master in Didattica dell’Italiano come L2, Università di Padova; 3. Corso di Laurea Magistrale in Italiano per l’Insegnamento a stranieri, Unistrapg;  4. Certificazione Ditals I, Unistrasi 5. Certificazione Cefils, Ca’ Foscari.

Perché l’ho fatto? Per sport, fondamentalmente. In realtà su Italiano per Stranieri ci sono sempre più (nuovi) membri che si laureano in didattica dell’Italiano e volevo capire qualcosa sulle loro aspettative (di vita).

Non barate cliccando sui link e rispondete (anche a caso, tanto…).

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Insegnare italiano negli Stati Uniti, parte 3

Giunti al terzo appuntamento non ci resta che parlare dell’insegnamento dell’italiano nelle scuole. Per le scuole americane è necessaria una certificazione specifica, la Teacher licensure (1), certificazione che si può conseguire attraverso diversi percorsi di studio. In linea di massima si deve preparare un esame scritto, il Praxis, accettato nella maggioranza degli Stati e suddiviso in due parti, la prima (in cui si viene testati in inglese -comprensione scritta, produzione scritta- e matematica) è propedeutica al Praxis II, in cui si supereranno delle prove più specifiche, legate alla materie che si vogliono insegnare. Gli Stati che non hanno adottato il Praxis hanno delle certificazioni proprie e, in generale, il Praxis è considerato uno dei requisiti per accedere alle certificazioni specifiche di ogni Stato.

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