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"TUDO vale a pena, se a alma NÃO é pequena" Fernando Pessoa

Incontri – Competenze lessicali e discorsive nell’acquisizione di lingue seconde

Bergamo 8-10 giugno 2006
L’Università degli Studi di Bergamo ospiterà un convegno dal titolo “Competenze lessicali e discorsive nell’acquisizione di lingue seconde“. Verrà dedicata particolare attenzione ai temi dell’acquisizione e della didattica dell’italianolingua seconda/straniera. Le informazioni sul programma e la logistica e il modulo per l’iscrizioneonline (GRATUITA) sono disponibili al sito www.unibg.it/lessico, intanto questo è il programma del primo giorno:

Giovedì 8 giugno 2006
14.00
Saluti delle Autorità
14.15
Carla Marello (Università di Torino) Aggettivi e sintagmi aggettivali in scritti di apprendenti di italiano L2/LS
15.00
Discussione
15.15
Daniela Calleri e StellaPeyronel (Università di Torino) Acquisizione di una categoria “debole”: le preposizioni italiane
15.40
Elisabetta Ježek e Stefano Rastelli (Università di Pavia) Gradiente di inaccusatività e verbi pronominali in italiano L2
16.05
Discussione
16.25
Pausa
16.55
Andrea Villarini (Università per Stranieri di Siena) Il lessico dei materiali didattici: linee di analisi tra lessicometria e linguistica acquisizionale
17.20
Luciana Menna e Giuseppe Nuccitelli (Università per Stranieri di Siena) Analisi delle attività didattiche rivolte allo sviluppo della competenza lessicale presenti nei materiali didattici usati nei corsi di italiano per immigrati adulti
17.45
Fabiana Rosi (Università di Pavia)L’acquisizione della morfologia aspettuale fra valori lessicali e funzioni discorsive
18.10
Discussione

Categoria – Nostradamus: un profeta da rivalutare! (4)

Vi ricordate il post del 5 maggio scorso
L’imposizione del CV di ladylink è stata veramente potente!
tanto da farle superare la selezione per la U.T. di A. in Ecuador…
ma ladylink ha anche subito declinato l’offerta…

..che ne sarà della nostra eroina? … al prossimo post!

Storie quotidiane – Il requisito della lingua per gli (aspiranti) italiani che d’italiano non sanno

Tratto dal corriere.it, inoltrato da Floriana Cassoni, che ringraziamo:

Beppe Severgnini,
Noi italiani riusciremo anche simpatici, ma siamo una nazione di pazzi scatenati. Introduciamo la legge sulla cittadinanza più generosa del pianeta – basta un trisnonno nato in Italia, e si può essere cittadini stranieri residenti all’estero – e non chiediamo NEPPURE una minima, timida, basilare conoscenza della lingua italiana.”Se ci pensate, è pazzesco. Lo fanno tutti gli Stati del mondo. Lo fa la Svezia e la Svizzera (tre lingue), il Canada e l’Estonia, l’Australia e gli Stati Uniti. Lo fa il Brasile. Alla Camera di Commercio qui a San Paolo, dove qualcuno è rimasto un po’ turbato dalla mia franchezza, mi hanno raccontato che per “naturalizzarsi” occorre un colloquio. In portoghese, ovviamente. “Sembra evidente, ma in Italia l’evidenza è un optional, come i sedili riscaldati sulle automobili. La legge voluta fortissimamente da Mirko Tremaglia – e scarsissimamente letta da chi l’ha votata – ormai c’è. Il nostro ex-ministro ha agito per passione personale (giusta) e calcolo politico (sbagliato, come s’è visto). Mi dicono che ora ha capito l’importanza della lingua: per il voto, e non solo. So di leader politici – destra e sinistra – altrettanto convinti. Forza, dunque: siamo in tempo. “In questo viaggio in Sudamerica – tre Paesi, sei grandi città – mi sono reso conto che l’introduzione del “requisito della lingua” avrebbe tre grossi vantaggi e risolverebbe, di colpo, altrettanti problemi. Il primo: è giusto e opportuno. Imparare la lingua è la prima prova d’interesse e amore per un Paese. Gli opportunisti – quelli che vogliono il passaporto italiano per far compere a Miami, e/o volare in Spagna senza visto (e quanti sono!) – verranno scoraggiati. Lo stesso vale per i superficiali. In questa categoria metto, e mi dispiace, Marisa Lula, moglie del presidente brasiliano. La signora ha detto d’aver chiesto (e ottenuto) il passaporto italiano per il bene dei figli (“Non si sa mai!”), ma di non capire le istruzioni per il voto. Due affermazioni bizzarre in un colpo solo: complimenti. Secondo vantaggio: l’obbligo di conoscenza della lingua ridurrebbe il numero delle domande, e sfoltirebbe le folli liste d’attesa (in Argentina e Brasile si parla ormai di 2010). I nostri consolati sono allo stremo: non solo devono affrontare l’onda anomala delle richieste, ma inseguire gli aventi diritto al voto (dopo le elezioni, ci sono i referendum). A proposito: perché cavolo bisogna inseguire la gente e pregarla di votare, spedendo plichi che vanno perduti secondo elenchi impossibili da aggiornare? Se il voto è un diritto, gli aventi diritto si facciano avanti. O no? “Terzo vantaggio. La necessità della lingua per il passaporto porterebbe gente, interesse e soldi ai nostri Istituti di Cultura (che ne hanno bisogno). Metterebbe il turbo alle attività italiane all’estero (dai commerci all’editoria, dal cinema al teatro). Aiuterebbe i nuovi italiani nel mondo a entrare nella vita nazionale (penso al lavoro, ai viaggi, ai media). Ripeto. Una modifica in questo senso non è crudele: scoraggia invece i pigri e i furbi, e aiuta tutti gli altri. Martedì ho parlato col neo-senatore Edoardo Pollastri, eletto (in extremis) in Brasile. Dopo averlo sgridato per un’intervista alla rivista “Veja” – dove ha spiegato come si sente brasiliano, ma s’è dimenticato di ricordare quant’è italiano – abbiamo parlato della “questione della lingua”. L’ho trovato aperto e ragionevole: “Mi citi pure: è una necessità e un’urgenza. Dobbiamo fare qualcosa, e possiamo farlo. Probabilmente basta un atto amministrativo. “Che dire? Sembriamo d’accordo in tanti. Avanti, dunque. Che aspettiamo?

Categoria – Nostradamus: un profeta da rivalutare! (3)

Vi ricordate la proposta di lavoro in Ecuador trattata nel post del 9 aprile scorso? No? Male! Cioè…bene…in effetti tra le valanghe di mail ricevute, nascosta tra spam e allegati dimenticati, ritrovo questa lettera datata 29 aprile, e sorpresa leggo:

Gentile Dottore, Gentile Dott.ssa
Mi scuso anzitutto per il ritardo con il quale Le scrivo, ma sono rientrata dall’Italia solo alcuni giorni fa. Al momento stiamo valutando tutte le candidature e per la metá di maggio saremo in grado di darle una risposta definitiva. In caso di mancata risposta alla data 16 maggio 2006, potrà considerare la sua candidatura come non accettata.
La ringrazio per la sua disponibilitá.


Cordiali Saluti
nome cognome
La Coordinación del Área de Italiano
Universidad U. T. di A.

Tra le varie domande che sorgono spontanee, ce n’è giusto una che si può postare senza censure: ce la farà la nostra lady link a superare la selezione con il solo potere del suo CV?


La risposta tra 11 giorni……
(SEGUE)

Il teatro in classe, esperienze a confronto

Come insegnante di italiano per stranieri ho sentito per la prima volta parlare del TLIL su questo gioiellino di blog e leggo dell’esperienza in fieri della Prof.ssa Aldi (cfr. post del 5 aprile) con molto interesse e posto una mia riflessione-ricerca.
Pur rabbrividendo leggendo le parole della Prof.ssa Aldi circa le costanti carenze dell’insegnamento linguistico a livello universitario [le sue studentesse “si lamentano del fatto che a livello universitario non si parli più la lingua straniera ma la si studia solamente da un punto di vista formale...” (intervento del 24 marzo), non si può non rimanere colpiti per l’impostazione del corso, soprattutto la struttura delle prime ore in cui avviene sia il contatto con se stessi e con il proprio corpo, sia quello con il testo vero e proprio e con i compagni di lavoro. Interessante poi leggere: “Ovviamente l’unica lingua utilizzata è quella straniera (nel mio caso francese). La cosa straordinaria è che, accanto alla studio formale della lingua, ossia quella del testo, e quindi ad una serie di interrogativi sulla pronuncia, la grammatica, il lessico…..vi è l’utilizzo spontaneo e creativo della lingua stessa, si pensi alle improvvisazioni, al momento in cui ci si deve accordare su un movimento da fare piuttosto che sul vestito da mettere…

Ciò che più mi entusiasma e colpisce del dettagliatissimo resoconto è il fatto che il teatro offra e rappresenti un motivante, valido e vario contesto per l’uso della LS. Gli studenti hanno quindi una doppia opportunità per praticarla: liberamente negli scambi, nelle riflessioni e nelle interazioni spontanee, ma comunque significative, nell’ambito dell’attività di gruppo, ed in modo più metodico concentrando l’ attenzione verso l’aspetto formale, curando la pronuncia e l’ intonazione (come è descritto nel terzo incontro, in cui avviene l’attribuzione delle parti).
E’ strano quindi ripensare al modulo di fonetica e alla mia insegnante, che insistendo sulla sua importanza e sul suo ruolo ancora da ridefinire all’interno dell’Unità Didattica, altro non ci ha proposto che esercizi ancora troppo forzati, seppur originali e mai banali, ma, ahinoi, totalmente slegati da tutto quello che tratteremmo eventualmente nell’ambito dell’UD.

Molto vicina, seppur diversa, l’esperienza di Anna Comodi, professoressa presso l’Università per Stranieri di Perugia, che tiene nella stessa un laboratorio teatrale dove annualmente mette in scena una storia di ambientazione medievale. E visto l’interesse manifestato a lezione da noi insegnanti, la Prof.ssa Comodi ha affermato che ci avrebbe permesso di assistere alle lezioni; ladylink sarà in prima fila!

Una semplice ricerca su internet mi ha permesso di risalire ad una intervista in cui la Comodi spiega in cosa consiste il suo laboratorio teatrale.

Le due esperienze qui trattate hanno in comune la scelta di un testo funzionale alle relativamente poche ore a disposizione: la Prof.ssa Aldi ne ha 20, la Comodi parla di un mese di lezioni, otto UD e di un testo di 180 righe circa. Le differenze dei contenuti paiono notevoli a partire dal pubblico e dalle modalità. Perché dall’intervista della Comodi si evince che per gli studenti non è prevista una preparazione alla messa in scena così curata come per il TLIL descrittoci da Melissa Aldi, che avendo come meta la complessità della recitazione, coinvolge lo studente in una ricerca che investe il corpo, la mente, la dimensione spaziale come singolo e come gruppo.
Ma questa è una constatazione, non una critica.

Incontrerò la Prof.ssa Comodi la settimana prossima e scommetto sulla sua disponibilità.

Quindi per ora Buona Pasqua…

Nostradamus: un profeta da rivalutare! (2)

A proposito di offerte di lavoro…

In una mailing list, alcune settimane fa, ho letto di un annuncio di lavoro per l’Ecuador. Ho scritto per ricevere informazioni a proposito, e da vera insegnante di italiano per stranieri free-lance, ho anticipato il mio CV, visto che a giugno finisce il mio percorso di studi e contemporaneamente le mie finanze.
Ecco le informazioni che ho ricevuto.

Gentile Dott.ssa C.,

le invio alcune informazioni riguardo all’U. T. di A. e al contratto di lavoro ed altre informazioni che penso riterrá utile conoscere.
L’U. T. di A. richiede per l’a.a. 2006-2007 due docenti madrelingua italiana. Il contratto va dal 1 ottobre 2006 al 31 agosto 2007. Le classi sono composte da circa 30-35 studenti, i livelli sono: Basico I, Basico II, Pre-intermedio e Intermedio I (non sempre peró gli ultimi due sono attivi). Le ore di insegnamento: si lavora dal lunedí al venerdí, per 3 ore di insegnamento e 2 ore e 15 minuti di ore complementarie (preparazione delle lezioni, correzione dei compiti, ecc.) Il compenso mensile é di 450usd$ (lo stipendio é sufficiente per vivere in modo piu che agiato per un mese) piú l’alloggio che si trova nelle vicinanze dell’universitá ed é dotato di ogni comfort (televisione, videoregistratore, stereo, pentole, piatti, lenzuola, asciugamano, ecc.).
La burocrazia qui é molto lenta (bisogna fare un “oficio” per qualsiasi cosa) e le cose non sempre funzionano bene… é necessario avere i nervi ben saldi… e considerare che non siamo in Europa…
Per quanto riguarda le spese: il biglietto aereo é a carico del docente, cosí come l’assicurazione sanitaria (io l’ho fatta con Europe Assistance, costa 279 euro, copertura un anno…).
Per quanto riguarda l’alimentazione bisogna stare un po’ attenti a quello che si mangia, soprattutto non mangiare per strada, comprare acqua imbottigliata e lavare la frutta con bicarbonato.
Per l’abbigliamento é consigliabile qualcosa di primaverile e estivo: generalmente di mattina e di sera fa un po’ freddo (13-16 gradi), dalle 10.00 alle 17.00 fa caldo (dai 20 ai 29 gradi).

Concludo con una premessa: queste informazioni non sono state tratte da Donna Moderna, tra le pagine delle proposte per le vacanze di Pasqua…
Ed aggiungo:
Uno: I master in didattica dovrebbero anche contemplare insegnamenti come: “Modalità contrattuali, suggerimenti per la sopravvivenza”
Due: Per andare a lavorare in Spagna, in effetti anch’io mi sono dovuta spesare il viaggio, 220 euro. Ma per quanto riguarda questa proposta, delle spese di viaggio non se ne rientrerà proprio con un contratto di soli 10 mesi, visto che già solo con l’assicurazione da 280 euro, il nostro conto andrà in rosso sin dal primo mese….
….i conti non tornano… anche quelli della barzelletta, costretti a rimanersene in Ecuador!

°Oo0OO°0MUMBLEMUMBLE°Oo0OO°0

Nostradamus: un profeta da rivalutare!


E’ proprio vero: Nemo profeta in patria!
E noi che MILLE E NON PIU’ MILLE pensavamo dovesse segnare solamente il passaggio di un secolo!! Ed invece mai profezia fu più attuale e funesta.
MILLE E NON PIU’ MILLE, naturalmente euro. Che difficilmente un insegnante di italiano a stranieri riesce a portare a casa a fine mese.

Il Due Blog, molto sensibile verso alcune tematiche strettamente legate alla quotidianità di un insegnante di italiano a stranieri, non poteva sottrarsi, nemmeno questa volta, dal postare un articolo apparso sul corriere.it, che tratta di un ameno argomento, permetteteci l’ironia: i milleuristi, tematica che val bene un neologismo!
Ma la particolarità dell’articolo non risiede nel contenuto, che qualcuno di noi ha sperimentato sulla propria pelle, quanto il fatto udite! udite! che sia stato pubblicato da una testata internazionale come l’International Herald Tribune.
Molti di noi insegnanti di italiano a stranieri sono precari, a prescindere dall’istituzione per la quale lavorano. Siamo precari in Italia come all’Estero, dove inoltre siamo il primo e se non unico, almeno piuttosto determinante e forte contatto con la lingua e la cultura italiana. Abbiamo il delicatissimo compito (senza scadere nel bucolico-sentimentale) di andare incontro, o disilludere, le aspettative di chi studia la nostra lingua e che nel proprio immaginario vive di un’Italia dai contorni non ben definiti. Dobbiamo noi stessi esserci allenati a relativizzare, per essere consapevoli dei valori che veicoliamo nel lavoro in classe. E subito dopo esserci chiariti le idee, dobbiamo correre per preparare la lezione, sempre alla ricerca di materiali nuovi, originali e funzionali allo studente che ci sta davanti e con il tempo abbiamo maturato l’idea che purtroppo per noi il tempo non è denaro e che entrambi non sono mai abbastanza.
Spesso lavoriamo in strutture inadeguate o con del personale incompetente e quando si sta all’estero fatichiamo per rimanere aggiornati noi stessi come parlanti di una lingua in continua evoluzione e tutto questo per pochi miseri euro che non sempre arrivano a mille.
Il Due Blog, lungi dal voler alimentare inutili polemiche, si auspica uno scambio di opinioni ed esperienze sull’argomento, con voi insegnanti o futuri tali. L’obiettivo sarebbe anche quello di sensibilizzare l’opinione pubblica, proprio perché esposti spesso in prima persona in contesti di non facile gestione, senza necessariamente varcare i confini, come per esempio nella scuola pubblica italiana.
Convinti che < <L’Unione fa la forza>> non sia solamente uno slogan sinistrofilo che perderà la propria efficacia con il 10 aprile, speriamo di contattarvi numerosi!

Cogliamo l’occasione per riproporvi un articolo postato su Il Due Blog il 15 marzo scorso, di argomento affine intitolato: Gli schiavi moderni.

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Consigliamo una visita anche di Generazione 1.000 euro, blog curato da Antonio Incorvaia, protagonista dell’articolo dell’ International Herald Tribune.