Nemmeno al più distratto lettore sarà sfuggito il fermento che in questi giorni ha animato la mailing list di [ITA_L2]. Ci riferiamo chiaramente alla petizione Insegnanti Di Italiano Per Stranieri Solidali, che in poco tempo ha raccolto quasi 90 adesioni. E’ la prima volta che assistiamo ad un tentativo di riunire nomi, iniziative, energie, arrabbiature, speranze, esperienze (nonché suggerimenti vari, e noi de ildueblog ne avremmo) che accomunano la maggior parte degli insegnanti di italiano per stranieri del mondo. Anzi, proprio grazie alla raccolta firme e ai commenti lasciati, ci pare di capire che la voglia di farsi sentire, conoscere e di procedere uniti, riguardi tutti gli insegnanti, firmatari da vari paesi del mondo. E’ per questo che scriviamo ringraziando Laura Cambriani della sua iniziativa, tanto semplice quanto illuminante, rinnovandole il sostegno e linkando la petizione, ricordando, come già fai lei nel corpus della petizione stessa, di scrivere le vostre mail nella voce “commenti”, perché a quanto pare non le è possibile visualizzarle.
Quindi se da una parte le diamo pieno appoggio per l’iniziativa, dall’altra ci chiediamo cosa abbia portato a questa petizione: bene la risposta è insita nello scambio di mail piuttosto concitato, che le settimane passate ha animato la mailing list della Università per Stranieri di Perugia.
Il tutto è iniziato con una mail molto breve di Roberto Nottoli che chiedeva il parere di altre persone sul tema del blocco delle nomine per gli insegnanti MAE: è il 28 novembre:
Gentili Colleghi
Leggo da orizzonte scuola ” Il MAE ha bloccato le nomine per i docenti all’estero. Finalmente dico io, essere docente MAE in un paese “molto svantaggiato tipo Argentina, Brasile e Cile, comporta uno stipendio molto elevato (5000 euro il mese circa) e anche una lunga lista di agevolazioni (biglietti aerei, trasporto dei mobili da e per l’Italia, casa pagata,
1000 euro per l’eventuale coniuge a carico e altri soldi per i figli).
Considerato che per essere docente MAE bisogna superare un concorso
aperto solo al personale di ruolo e che in questo periodo di tagli in tutto il mondo della scuola, accolgo di buon grado la notizia sopra citata.
Aspetto vostre opinioni
Roberto
Alla sua mail risponde Franca Pace, che a partire da questo a.a. sta lavorando in Africa (senza specificare la sede), ma il suo intervento è più che altro un tentativo, non riuscito a mio modesto avviso, di ridimensionare i vantaggi. Inoltre emerge una triste verità: molti insegnanti partecipano al concorso nella speranza di vincerlo e poter iniziare una nuova esperienza remunerativa e appagante in questo senso.
Il vero problema circa la qualifica e la preparazione degli insegnanti non è ancora emersa e la stessa Franca Pace non specifica quale materia andrà ad insegnare.
Finalmente però arriva l’intervento di Sonia Cunico, che lavora in Gran Bretagna e che solleva varie questioni tutte importanti, tra cui la preparazione di questo personale che, pur superando un concorso interno, non ha comunque una preparazione reale nel caso sia mandato nelle Università ad insegnare italiano. Sonia Cunico solleva anche il problema degli stipendi d’oro.
Se altri interventi sostengono le tesi fino ad ora illustrate, Alessandro Marini difende la figura dell’insegnante inviato dal MAE. Interessante il suo intervento, che solo in minima parte, ahinoi, tocca il problema della formazione. In realtà l’insegnante che va all’estero può insegnare varie discipline, quindi l’intervento di Alessandro Marini cerca in realtà di riequilibrare l’ago della bilancia, ricordandoci che comunque la chiusura delle nomine significa crisi economica e crisi del pensiero, perché se gli insegnanti non girano, non si muovono nemmeno più le idee. In queste parole c’è una vena malinconica di reazione all’intervento di Roberto Nottoli, a cui è criticato il fatto di essere sembrato addirittura felice per lo stop alle nomine del MAE.
E mentre Viviana Perini ci ricorda le difficoltà della sua esperienza come supplente di un precedente insegnante MAE ritiratosi, Gherardo Ugolini difende a spada tratta gli insegnanti MAE, ma anche lui, proprio alla fine del suo intervento, scrive questo:
5) Sarei molto favorevole a rivedere i criteri di selezione con concorsi un po’ di difficili e con valutazione maggiore del profilo accademico-scientifico (titoli, pubblicazioni etc.).
Qualcosa si sta muovendo….
Siamo a dicembre. Ancora messaggi. C’è chi ricorda che scambi di mail su questo argomento sono ciclici e che lasciano il tempo che trovano se rimangono tali: si tratta di Rossella Livoli (che però ancora non ha firmato la petizione!). Sandro Sciutti in risposta ad Alessandro Marini, ricorda che la posizione di un insegnante MAE è comunque privilegiata e che più nello specifico, ci sono insegnanti di italiano per stranieri qualificati, che negli IIC guadagnano poco più di 1000 euro (come lui), lavorano tanto, hanno titoli e grinta, ma nessuna possibilità di poter partecipare al concorso interno perché non sono di ruolo e inoltre dovrebbero aver lavorato alcuni anni prima di partecipare al concorso e quindi per lui che forse non ha ancora trent’anni, ma la preparazione e l’esperienza, c’è solo un futuro precario e da precario.
Gli interventi si accavallano. Si ripresenta la Rivoli, di nuovo appare Gherardo Ugolini ed interviene Riccardo Cinotti, che in una semplice frase chiarisce che:
la colpa ovviamente non è dei lettori MAE, bensì del sistema della promozione della lingua italiana all’estero.
Sante parole, le sue!
Qui è il momento di Laura Cambriani che poi creerà la petizione e che qui lancia una prima disponibilità a raccogliere i primi tentativi di coalizione. La stessa ci ricorda che non ci si sta schierando contro gli insegnanti MAE, ma contro un sistema di nomine iniquo e che bisogna considerare anche tutte le altre figure professionali precarie in Italia come all’estero.
Lo scambio di mail evidenzia il fatto che siano da tenere presenti quindi molti punti, tra i quali quello dei fondi: sono sempre pochi e sono mal impiegati. E se da un lato il Ministero della Pubblica Istruzione non ne ha per provvedere alla presenza di facilitatori linguistici nella scuola pubblica dove è in aumento il numero degli studenti immigrati, dall’altro il MAE si può ancora permettere di pagare profumatamente i suoi insegnanti.
Siamo tutti d’accordo: c’è un criterio di nomina obsoleto che non garantisce la qualifica, almeno degli insegnanti di IL2, quando questi verranno spediti nelle Università.
Paolo Gimmelli in 4 punti riassume la situazione della questione ed interessante è il punto 4, dove appunto ci ricorda che non solo gli insegnanti MAE ad essere pagati troppo, siamo noi, i restanti precari sparsi nel mondo (Italia compresa) ad essere sottopagati.
Vedo con piacere che, approfondendo le nostre conoscenze e scambiando le nostre opinioni, facendo circolare le idee, stiamo piano piano arrivando ad avere una visione più ampia del problema. Il che ci aiuta ad analizzare meglio la situazione.
E non importa se è un problema di cui si parla da trent’anni. Se quelli che c’erano prima non sono riusciti ad ottenere risultati concreti, perché non possiamo tentarci noi, ora? Forse anche grazie alle tecnologie ciò che prima si riduceva a pettegolezzo risentito nei corridoi delle università o degli IIC, oggi può diventare un vero e proprio movimento rivendicativo.
Io credo che l’origine del problema è nella mancanza di una politica linguistica da parte delle istituzioni italiane:
1) quanti sanno in Italia cos’è l’insegnamento dell’italiano come lingua straniera?
Fuori dal nostro ambito non si sa di cosa ci occupiamo, cosa facciamo, a cosa serviamo.
E lo spot della Dante trasmesso ultimamente in tv non so se abbia sortito qualche effetto.
Cosa vendeva?
2) le altre lingue possono contare su agenzie che si occupano della politica linguistica nel mondo. British Council, Alliance Francaise, Goethe, Instituto Cervantes e per il portoghese (il portoghese!!!), l’Instituto Camoes. Noi?
3) abbiamo un’eccessiva frammentazione delle risorse a livello pubblico e privato. Risultato, non possiamo mettere in cantiere progetti ambiziosi. Per esempio a livello editoriale per l’inglese so di poter contare su poche grandi case editrici (Cambridge, Oxford, Longman). In Italia sono almeno quattro. Fatte le dovute proporzioni sono “caccole”, prendo a prestito il termine usato proprio da un editore confidenzialmente quando si affronta l’argomento. Invidio i materiali a disposizione dei nostri colleghi di inglese e di spagnolo.
4) quando parliamo dei MAE non dobbiamo esigere un livellamento verso il basso.Mi spiego: non sono loro che guadagnano troppo ma siamo noi che guadagniamo
troppo poco. E non aggiungo altro a quanto detto finora sulla formazione e sui criteri selettivi del personale. Nulla da eccepire.
Ecco. Su questi quattro punti credo si debba lavorare per migliorare la qualità della nostra offerta culturale e linguistica all’estero altrimenti meglio affidarci a pizza, spaghetti, mamme, figli mammoni, mafiosi, latin lover, ecc. ecc. (tanto
per ricollegarmi a un altro argomento recente del forum).
Paolo Gimmelli
Intanto si levano voci che sperano in una coalizione, in una riunione di forze ed intenti.
Carlo Guastalla offre una sintesi equilibrata del problema:
Per me è un dato di fatto che il lettore MAE ha un privilegio immotivato e svolge mansioni che non dovrebbero essere sue, per la semplice ragione che non gli sono richieste quelle competenze. Il fatto che alcuni siano preparati e quelle mansioni le svolgano egregiamente non cambia le cose.
Credo sia anche nell’interesse di chi parte come lettore MAE avere la certezza di essere la persona più qualificata per quel ruolo. Il fatto che non l’abbia dovrebbe accomunare tutti per uno stesso obiettivo: chiedere che ci siano criteri più corretti per avere quel compito assegnato, chiedere che tutti quelli che hanno le competenze per quel ruolo partano alla pari in un concorso per ottenerlo.
Come farlo è arduo a dirsi. Ma se almeno urlassimo tutti la stessa richiesta, da fuori (i numerosissimi insegnanti non MAE che all’estero lavorano in condizioni infami, anche in ambiti istituzionali come gli IIC) e da dentro, gà sarebbe un bel passo in avanti.
Il resto degli interventi, come quello di Tindara Ignazzitto, di pochi giorni fa, ricordava che ci sono molti precari con formazione anche in Italia.
Ed è proprio per assecondare tutte queste voci che chiediamo a tutti i lettori di firmare la petizione, di inoltrarla ai colleghi e di seguire attentamente l’evoluzione delle cose, perché siamo finalmente ad una svolta cruciale.
A proposito
Di tutte le persone citate, solo in 4 hanno firmato la petizione. Dobbiamo muoverci!!!!!! Non c’è tempo da perdere!!!
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