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"TUDO vale a pena, se a alma NÃO é pequena" Fernando Pessoa

Scoop

Modestamente mi sento di affermare che con questo mio post www.ildueblog.it ha realizzato uno scoop e che scoop…e io che pensavo che fosse gi un piccolo record il commento (forse passato inosservato) di Fabrizio Falconi, al libro del quale avevamo dedicato un post a febbraio, mi sono dovuta ricredere quando mi sono imbattuta in http://www.corkid.co.uk/teachitaliansample.htm

FAST TRACK TEACHER’S JOB, TEACH ITALIAN WORLDWIDE

Ossia, per la modica cifra di €11.49, ci verr spedita una lista di non ben definite “scuole” che potremo contattare via fax o mail:

L’elenco comprende scuole di tutto il mondo. Se siete interessati ad insegnare in Inghilterra, Australia, Austria, Canda, Francia, Grecia, Norvegia, Giappone, Messico, Portogallo, Spagna, Tailandia e America nella lista completa vedrete anche il paese dove la scuola e’ situata.

Oggi questo e’ il modo piu’ veloce di trovare lavoro in qualsiasi parte del mondo.

L’ elenco “Worldwide school” aiuta gli insegnati a trovare la scuola giusta nel luogo giusto per loro.

Non ricordo come sono incappata nel link, ma visto il mio nick…

11 euro potrei anche spenderli con l’ntenzione però di andare avanti con la storia, perché questo sito secondo me è uno specchio per le allodole e si sente puzza di frode…

Dovremmo divulgare la notizia, perché non ci si limita alla lingua italiana, ma per tutte le lingue è possibile trovare una destinazione di lavoro, che io definirei improbabile…
Medito sul da farsi, e voi?

Officina.it edita da Alma edizioni, terzo numero online

E’ appena uscito il nuovo numero di Officina.it, una rivista dedicata alla nostra professione, edita dalla Almaedizioni.

Questo numero, uscito quasi due anni di silenzio, è interamente dedicato al Qcer:

Quale grammatica dopo il Quadro comune europeo

Il tema di questo numero è impegnativo: “Quale grammatica dopo il Quadro comune“. I testi presentati non aspirano naturalmente a fornire risposte esaurienti ma ad avviare una discussione.

Del Qcer ci parla Leonardo Gandi. La rivista presenta un’intervista a Cecilia Andorno del Dipartimento di Linguistica Teorica ed Applicata, dell’Università di Pavia e la recensione del testo “Sillabo dell’italiano L2” di Maria G. Lo Duca, edito da Carocci nel 2006.

Circa la didattica è presente un documento in .pdf sulla “revisione di conversazione”.

Buona lettura!

Babbo Natale, quel plurilinguista ante litteram…


Qual è il colmo per la quarta lingua più studiata al mondo?
“Non essere ancora riconosciuta come lingua ufficiale del proprio paese”
Ma non preoccupatevi… questo colmo oramai appartiene al passato, poiché, udite! udite! (cito dal sito ufficiale del Governo Italiano):

(…) il 28 marzo 2007 la Camera dei deputati ha approvato il testo unificato della proposta di legge costituzionale – presentata il 24 ottobre 2006 -, che, modificando l’articolo 12 della Costituzione, riconosce l’italiano quale lingua ufficiale della Repubblica (C648).

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Risorse per gli insegnanti all’estero ma non solo, terza parte

(Questo post segue alla prima parte, pubblicata l’11 marzo e alla seconda parte, pubblicata il 3 aprile)

Nel panorama delle risorse web per il nostro lavoro vale la pena sostare in questo blog: www.sspina.it.

Stefania Spina, come si legge anche della presentazione, attualmente si occupa di e-learning presso l’Università per Stranieri di Perugia e per chi è iscritto alla mailing list [ITA_L2] non è un nome nuovo. Io ho avuto modo di conoscerla, anche dal vivo, come corsista del Master in Didattica della Unistrapg. Questo suo diario on-line, è estremamente interessante perché le annotazioni riguardano un campo familiare anche a noi, quello dell’italiano parlato. Il titolo del blog è In parole povere, che oltre ad essere una frase fatta piuttosto sbrigativa, in realtà contiene una forte verità, che la Spina stessa lascia intuire: “appunti sulla (povera) lingua che usiamo ogni giorno.
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Risorse per gli insegnanti all’estero ma non solo, seconda parte

(Questo post segue alla prima parte, pubblicata l’11 marzo)

Ultimamente ho avuto modo di annotare molti siti interessanti che possono rivelarsi ottime risorse soprattutto per chi lavora all’estero, ma no solo, ci tengo a precisarlo. Internet si rivela, ancora una volta, uno strumento fondamentale.

Risorse video.
Questa volta vorrei iniziare con un sito da un nome ingannevole: www.nonleggere.it, in cui in realt sono presenti delle video interviste ad autori nuovi ed emergenti del variegato panorama letterario italiano. Neli archivi ho trovato interviste ai miei autori preferiti: Marco Lodoli, Erri De Luca , Niccolò Ammaniti e Carlo Lucarelli.
Sempre videointerviste, ma questa volta scaricabili direttamente dal sito senza lambiccarsi il cervello, si trovano su www.telecitofono.it, andando alla voce FILMATI, sulla colonna di sinistra, è possibile scaricare sul pc, seguendo le facili istruzioni, dei file di una trentina di megabyte circa. Tra i filmati presenti attualmente ho notato un’intervista al comico del momento Antonio Cornacchione e a Marco Travaglio.

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Lingue in Via d’Estinzione, 2100


Ho trovato quest’articolo Quando muore una lingua di Ida Sconzo navigando di link in link…

E siccome è terrificante, perché praticamente già nelle prime righe si legge che delle 6800 lingue parlate al mondo, ne muoiono 2 ogni 15 giorni… ho pensato di postarlo per esorcizzare la paura.

L’articolo è del 2004 ma estremamente attuale; è anche molto lungo e dettagliato, sta a voi andare fino in fondo, tanto c’è tempo: è nel 2100 che sparirà il 90% delle lingue umane…

Risorse per gli insegnanti all’estero ma non solo…

Per chi come me lavora all’estero e non ha la fortuna di reperire facilmente quotidiani e riviste (degne del nome), consiglio risorse on-line, presenti nei due quotidiani nazionali più cliccati: www.corriere.it e www.repubblica.it.

In questi due portali ci sono rubriche interessanti ed aggiornate anche chi lavora nel BelPaese, come per esempio quelle raccolte sotto il nome FORUM, nel sito de Il Corriere della Sera. A scrivere sono firme del calibro di Aldo Grasso ed Umberto Veronesi e di interessante per chi svolge la nostra professione c’è la rubrica “Scioglilingua”, tenuta da Giorgio De Rienzo, che offre risposte a quesiti sulla lingua italiana, grammatica e frasi idiomatiche; la rubrica oggi si apre con la spiegazione dell’espressione “cadere a terra”:

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Che correttore sei?

La Guerra Edizioni ha una sezione “L’officina della lingua. Formazione insegnanti. Italiano Lingua Straniera” composta da 3 libri: Lessico. Insegnarlo e impararlo, di Alessandra Costa e Carla Marello, Grammatica. Insegnarla e impararla, di Cecilia Adorno, Franca Bosc e Paola Ribotta ed infine Analizzare e correggere gli errori di Anna Cattana e Maria Teresa Nesci.

La struttura di questi libri prevede una parte teorica introduttiva e quindi vari paragrafi in cui si affrontano vari aspetti legati appunto al lessico, alla grammatica o al concetto di errore. Sono anche presenti esercitazioni pratiche, alcune volte con delle risposte aperte, altre con dei mini quiz, la cui chiave è a fine libro. Spunti di riflessione sono quindi offerti proprio dalla concezione ed impostazione del libro stesso, tramite anche degli esercizi che si possono facilmente riprodurre in classe.

In questo post vorrei trattare del volume Analizzare e correggere gli errori, non tanto per approfondire la tematica, quanto per proporvi il test con il quale il volume inaugura la sua prima attivit : Che correttore sei?

Il test, c’è da dire, è nato da un progetto molto più vasto iniziato e portato avanti tuttora, credo, dalla Universit degli Studi di Torino, presso la Facolt di Lingue e Letterature Straniere, nella sessione Progetti e Formazione Insegnanti. In poche parole si chiede di esprimere un proprio parere circa la correttezza o meno di ogni frase (ci sono esattamente 32 frasi da giudicare). Nella pagina principale di questa sessione Progetti e Formazione si legge:

La preghiamo di compilare il test con questionario immaginando di correggere elaborati di studenti stranieri. Non tutti gli enunciati che le sottoponiamo sono stati effettivamente prodotti da apprendenti stranieri, tuttavia è interessante per noi sapere se lei li correggerebbe. Con le sue risposte ci aiuter a capire almeno parzialmente la sua idea di norma e il suo metodo di correzione.
Inoltre, riempiendo la parte con i dati personali, ci fornir indicazioni per mettere in relazione le tendenze nel correggere e la formazione dell’insegnante, il suo essere o non essere parlante nativo di italiano, ecc.

Se vi va, eseguite il test e fateci sapere che tipi di correttori siete, io l’ho fatto tempo fa sul libro ma mi rimetto in gioco, stavolta on line, e poi vi farò sapere…

Buon lavoro!

“Ildue chiacchiere con”… Elisabetta

Ilduechiacchiere con di questo post è stato possibile grazie alla disponibilit di Elisabetta, una dei tre colleghi italiani che condividono con me l’onere di italian instructors qui ad Izmir, nella mia stessa universit .

L’ufficio mio e di Elisabetta sono uno accanto all’altro e questo ci permette di passare sempre qualche minuto insieme nei tempi morti tra una lezione o una riunione e l’altra.

Anche lei è fresca di Master in Didattica dell’italiano a stranieri e come me ha deciso di sfidare la sorte ed atterrare ad Izmir. L’Elisabetta che conosciamo ed apprezziamo tutti è una persona piena di energia e di idee, che non perde mai l’occasione di parlarci del Sud America e soprattutto del Messico e di Monterrey, dove ha vissuto per quasi due anni. Vista quindi l’attenzione de ildueblog verso il Sud America e la preziosit della testimonianza di Elisabetta, ho pensato di fare due chiacchiere con lei. La conversazione si è dilungata a tal punto che ho dovuto dividere il nostro scambio in due post.

Ecco a voi la prima parte.

LL: Allora Elisabetta dove hai iniziato a lavorare e quando?

E: Ho iniziato a insegnare, come volontaria, nel 2003 in Uruguay. Ero gi laureata (alla Ca Foscari di Venezia n.d.r.) ed avevo portato a termine un corso di formazione chiamato Corso Base Itals, di un anno, a cadenza settimanale, tenuto dagli stessi professori del Master. Lì ho iniziato a capire che cosa significasse insegnare la mia madrelingua a stranieri. Il corso aveva affrontato anche il mondo dell’immigrazione, ma i miei interessi erano soprattutto l’insegnamento dell’italiano come LS ed infatti, appena ne ho avuto l’opportunit , sono andata in Uruguay, a Montevideo. Qui ho seguito 3 corsi di formazione tenutisi presso la Universidad De La Rep blica e lì ho davvero capito che avrei voluto fare questo lavoro, e soprattutto che avrei voluto continuare a farlo in Sud America.

LL: Come sei arrivata in Messico?

E: Da Montevideo ho iniziato a inviare CV in tutte le istituzioni del Sud America in cui si insegnasse l’italiano e sono stata contattata dalla Dante Alighieri di Monterrey.

LL: Di che tipo di corsi ti occupavi?

E: Per la Dante Alighieri mi sono occupata di vari tipi di corsi, d’altronde la scuola cercava di assecondare tutte le richieste possibili ed immaginabili dei clienti (dal corso di scrittura al corso di letteratura contemporanea o femminile) e poiché aveva insegnanti validi e volenterosi, visto che per guadagnare bene è necessario davvero rimboccarsi le maniche.

LL: Quante ore lavoravi alla settimana?

E. Sono arrivata a lavorare anche 40 ore settimanali, rimbalzando da una parte all’altra della citt .

LL: Che tipo è l’ambiente della Dante Alighieri? Chi sono gli insegnanti che ci lavoravano? Insomma chi erano i tuoi colleghi?

E: Eravamo in molti a lavorare presso la D.A., circa una trentina e c’erano sia italiani che messicani, era un bell’ambiente.

LL: Avevi un contratto regolare?

E: No, non avevo un contratto regolare, la D.A. non faceva contratti, ma ho avuto la fortuna di andare a lavorare presso un’universit locale che mi ha messa in regola. L’universit mi ha proposto un contratto, ed è stata l’unico contratto che ho avuto.

LL: Ed i colleghi?

E: Come in ogni posto c’erano colleghi preparati e colleghi meno. C’erano colleghi interessati, che si tenevano aggiornati e che si davano da fare ed altri che aprivano il libro e si limitavano alla spiegazione della grammatica. Però devo dire che la direttrice della D.A. era preparatissima e quando il tuo superiore è una persona con esperienza e formazione, il tuo lavoro ne risente positivamente. Questo è ciò che più mi manca adesso…

LL: …Passiamo agli studenti…

E: Beh… Gli studenti erano altamente ricettivi ed altamente motivati. Erano estremamente interessati alla cultura italiana e ho potuto lavorare con loro in modo molto creativo. Anche la D.A. ci incentivava in questo senso.

LL: Un pubblico molto diverso rispetto ai nostri studenti attuali.

E: Sì, certamente un pubblico molto diverso. La motivazione degli studenti messicani ha stimolato incredibilmente il mio lavoro di insegnante. Questa direi che è la maggiore differenza tra i due contesti lavorativi.

LL: Passiamo al Master in Didattica…

E: Ho deciso che sarei tornata in Italia per proseguire la mia formazione e ho trovato interessante l’offerta del Master in Didattica dell’Italiano come L2, dell’Universit di Padova. Il Master era in presenza e durava 6 mesi. Sembrano pochi, ma in realt sono stati intensissimi, perché la frequenza era di 3 volte alla settimana, con tantissime esercitazioni e nel frattempo lavoravo perché mi dovevo continuare a spesare.

LL: Che tipo di insegnamenti, che tipo di lezioni avete seguito?

E: Quelle del Master sono state lezioni molto laboratoriali. Siamo stati bombardati di nozioni ma anche di laboratori sul cinema, sulla didattica ludica, ci sono stati laboratori anche di letteratura ed arte.

LL: Interessantissimo!

E. Sì, anche se viste le esperienze di lavoro che avevo e visto quello che sto vivendo, mi sto sempre più rendendo conto che il Master ha proposto degli insegnamenti non proprio applicabili alla mia quotidianit in classe . E d’altro canto mi sarebbe piaciuto approfondire delle tematiche come quelle dell’interazione e della gestione della classe, materie che sento di voler approfondire.

Fine prima parte.

La moda del modo congiuntivo

Reduce dal ruolo di invigilator durante l’esame di fine semestre del IV anno, quasi tutto basato sul modo congiuntivo in tutti i suoi tempi e con tutte le sue irregolarità, ed in cui il congiuntivo oltre che per le temute subordinate, veniva usato nelle frasi con i verbi di opinione, accolgo con piacevole sorpresa un blog, che già dal solo link la dice tutta: http://salviamoilcongiuntivo.blogspot.com; ho letto del blog sul settimanale DIARIO, n° 2-3 del 2007, a p. 25.

L’articolo di DIARIO è assai più dettagliato del blog, che attualmente è “under construction”. L’iniziativa consiste nel creare una rete di supporters del modo congiuntivo, che ne incentivino l’uso (ma come?) e, da quanto ho capito, che raccolgano esempi di cattivo o mancato uso. L’idea è venuta alla II B della scuola secondaria “Padre Costanzo Beschi” di Castiglione delle Siviere, in provincia di Mantova, classe che ha costituito anche un comitato, dal nome SIC, Salviamo Il Congiuntivo. L’intento è quello di salvaguardare l’uso del modo verbale, che da noi parlanti madrelingua subisce continui attacchi, anche se nell’articolo si punta il dito soprattutto verso le categorie dei politici e dei giornalisti che invece di usarlo e salvaguardarlo, lo trascurano e umiliano. L’iniziativa mi colpisce ma non so se mi convince, andiamo oltre…

Quello che mi ha portato a scrivere il post è lo stupore provocatomi dalla lettura delle regole dell’uso del congiuntivo (il file è facilmente reperibile sul sito). Nel decalogo, infatti, non sono minimamente tenuti presente i verbi di opinione. Sul blog l’uso del modo congiuntivo viene presentato così:

IL MODO CONGIUNTIVO E’ IL MODO DELLA POSSIBILITA’: Il congiuntivo si può usare nelle frasi indipendenti (quelle che stanno in piedi da sole, con un solo verbo nel periodo) o in quelle dipendenti (più verbi nel periodo) più spesso: il congiuntivo, cioè, dipende da un altro verbo.

Seguono vari esempi dell’uso in frasi indipendenti, tipo “Si segga Signora!, “Sentissi che musica!”, “Che l’abbia dimenticato!” e “Sia pure come dici tu!”; e poi in frasi dipendenti cioè dopo “sebbene, affinché”, dopo “è giusto, è necessario”, con verbi come “sperare, volere” ed in ultimo con i pronomi indefiniti come “chiunque, qualunque”.

Questo tipo di classificazione mi riporta alla memoria lo schema dell’uso del congiuntivo di VOLARE, della casa editrice Alpha&Beta, che nelle ultime pagine del libro dello studente presenta un compendio grammaticale sintetico, ma molto dettagliato ed esaustivo. Qui, però, i verbi di opinione non sono trascurati, anzi, l’uso del congiuntivo con suddetti verbi, è annoverato, ma qui il modo congiuntivo è ritenuto come una scelta stilistica. Cioè se devo essere più formale o se devo parlare e scrivere in modo più curato, allora con alcune categorie di verbi è meglio adottare il congiuntivo. Quindi, non obbligatoriamente, posso usare il congiuntivo con: piacere, dispiacere, essere felice, sorpreso, oppure con espressioni come: è bello che, è naturale che, se voglio scrivere e parlare in un registro più elevato. Per i verbi come pensare, ritenere e sembrare, l’uso del congiuntivo sottolinea la soggettività di quello che esprimo. Questo il SIC lo ignora: Che sia una svista? Che sia una presa di posizione?

A fare i minuziosi potrei aggiungere che tale comitato non tiene di conto nemmeno dell’uso facoltativo del congiuntivo nelle interrogative indirette, dove, si legge su VOLARE, il modo serve per sottolineare la sorpresa, l’incomprensione o lo stupore: “Non so se sia opportuno farlo, mi domando cosa abbia in mente, mi ha chiesto dove stessi andando“.

Rimango quindi un po’ perplessa circa gli intenti di questo comitato, ma confesso che spesso anch’io preferirei sentire coniugati molti più congiuntivi, soppiantati dall’indicativo. Però visto che come insegnanti abbiamo delle responsabilità, dobbiamo chiarirci le idee ed agire di conseguenza ed essere pronti ad accettare questo nuovo ruolo del congiuntivo e dell’indicativo…

E’ per questo che resto contatterò il comitato SIC, perché sono proprio curiosa, voi no?

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