Abbiamo già a lungo parlato di questi argomenti.
Facendo una ricerca a ritroso nella categoria “Sindacati” si potrà ricostruire la storia della nostra bistrattata categoria. Di fatto questo blog nacque proprio per un’esigenza di visibilità.
Ora con internet, i social network, le petizioni on line, aggregarsi è (sembra) più facile, e i numeri cominciano ad apparire interessanti per muovere qualcosa. Qui nessuno si fascia la testa, ma questo articolo merita di essere letto.
Insegnanti d’italiano per stranieri, petizione al governo per essere ufficialmente riconosciuti
In 4.000 chiedono alle istituzioni il giusto inquadramento per entrare nel mondo del lavoro. Ottenere dallo Stato italiano e, in particolar modo dal ministero della Pubblica istruzione, il riconoscimento ufficiale della figura di insegnante di italiano per stranieri con istituzione di un’apposita classe di concorso a loro destinata per poter accedere al mondo del lavoro mettendo a frutto gli studi effettuati in Didattica dell’italiano come Lingua Seconda e Lingua Straniera.
Continua la lettura dell’articolo su La tecnica della scuola.
Mi fa piacere aver trovato la replica di Silvia, perché un articolo del genere merita (meriterebbe) molta più attenzione di quella che ha ricevuto. E’ stato recentemente creato un blog http://riconoscimentoitalianol2ls.wordpress.com/, in cui spero che riusciremo a tirare delle conclusioni circa il riconoscimento della nostra categoria così disomogenea. Vorrei poi togliermi un sassolino nella scarpa riguardo al MIUR, che ha alimentato il fiorire di titoli accademici che non ci permette di sfruttare, continuando a ignorare la selva selvaggia e aspra e forte che dobbiamo attraversare ogni volta per poter lavorare, visto che nelle scuole i corsi di italiano L2 sono affidati agli insegnanti di ruolo, nelle università in Italia al massimo puoi aspirare ad un co.co.pro per un monte ore, all’estero nelle università gli insegnanti ce li invia il MAE, gli IIC non fanno più bandi per reclutare insegnanti dall’Italia e spesso nelle scuole richiedono il Ditals (titolo culturale non accademico) e la formazione accademica non fa più bella figura nemmeno con la pergamena appesa all’ingresso di casa. E che cacchio!
maurizio non capisco!osservazione cinica o cosa?certo che le scuole private offrono corsi di lingua ai loro clienti e potremmo discutere dei criteri di assunzione dei docenti anche in questo caso, ma l’articolo parla di scuole o università statali dove i posti x l’insegnamento dell’italiano ci sono già.Il punto è che vengono affidati a persone non preparate, docenti che non hanno qualifiche specifiche x quel settore.
credi forse che le scuole oggi non paghino gli alfabetizzatori o i posti aggiuntivi x docenti “distaccati” su progetti di L2? si tratterebbe di convogliare le risorse verso chi ha una formazione specifica e mi sembra SACROSANTO chiederlo !
in certe scuole la realtà è quella che “le ore x gli stranieri e i relativi fondi” vengono distribuite tra i docenti x completare l’orario, x evitare le supplenze, x darle all’insegnante + usurato xchè lì fa meno danni che in classe ecc…….tanto capirai x insegnare italiano, l’ABC, che ci vuole? … e via ad usare le schede con GNOMI, GHIRI chi li ha mai visti??? ma l’obiettivo prioritario x un neoarrivato alle medie è non sbagliare gh e gn !!!!!!!!!!!!
Una classe di concorso per accedere a cosa? Il 90% dei corsi di lingua italiana per stranieri si tiene in scuole private, che senso avrebbe un concorso? O forse qualcuno spera che la falcidia della spending review serva a trovare fondi per riconoscere, inquadrare e stabilizzare un’altra tipologia di insegnanti?
Grazie per la segnalazione, Porfido.
E’ ora che questo Paese si evolva un po’ e capisca l’importanza degli insegnanti di italiano L2/LS!