Ne scrivevamo oltre due anni fa, all’inizio del blog, dei “tempi andati”, delle discussioni sulla lista di Perugia, delle iniziative del passato per migliorare le condizioni degli insegnanti.
Tempi che forse stanno tornando, con modi e sentimenti diversi, ma l’importante è che si tenga ben alta la guardia. Perché dall’altra parte, dalla parte di chi gestisce le scuole di italiano per stranieri in Italia, non si sta certo con le mani in mano.
Poche settimane fa a Roma (il 9 novembre), nella splendida cornice del Campidoglio, l’Asils (Associazione Scuole di Italiano come Lingua Seconda) ha organizzato un convegno sontuoso a cui hanno partecipato tutte le figure del settore Italiano L2 in Italia: le Università più rappresentative (Perugia, Siena e Venezia), la Società Dante Alighieri, l’ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo), due esponenti del Ministero degli Affari Esteri, uno del Ministero della Pubblica Istruzione. Il tutto introdotto dalla Vicesindaco Mariapia Garavaglia, che ha deliziato la platea con alcune perle di saggezza (memorabile il passaggio in cui ha confessato che quando insegnava non bocciava in Latino ma in Italiano sì, che bocciava!) che resteranno di riferimento nel lavoro quotidiano di molti di noi.
Dunque, al convegno “Lo studio dell’italiano come lingua straniera in Italia” c’erano tutti, ma proprio tutti. O forse sarebbe meglio dire quasi tutti, visto che di insegnanti non ce n’era nemmeno l’ombra. Non per demerito dell’organizzazione del convegno, sia chiaro. Non c’era nessuno da invitare perché gli insegnanti non sono organizzati, non c’è un punto di riferimento. Chissà che con l’albo… ma questo è un altro discorso.
Torniamo all’Asils. Nel “Rapporto ASILS sull’insegnamento dell’italiano L2 in Italia”, un libriccino presentato al convegno, e quindi pubblico, è scritto che dei 600 docenti in servizio nelle 42 scuole Asils il 60% sono “Autonomi a progetto”, il 22,1 sono “Subord. a tempo indet”, l’8,9 sono “Subord. a tempo det”, il 6,2 sono “Dir. didattici” e il 2,9 sono “Altro”.
A vedere la tabella mostrata con tanto orgoglio dal Presidente dell’Asils mi sono venute tre domande che continuano ad affliggermi:
1. Che tipo di inquadramento è “Dir. didattici”?
2. Chi sono gli “Altro”?
3. Perché il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale non si occupa di questo 60% di “docenti autonomi”, di questi 360 progetti di insegnamento autonomi che si svolgono in modo subordinato (o no?) all’interno di queste scuole?
Ma lasciamo stare tutto questo mostrare i muscoli. Qualcosa di ancora più preoccupante sta succedendo. L’Asils è divenuta a tutti gli effetti un’associazione padronale. L’atto è la stipula di un Contratto Collettivo Nazionale concordato con la sigla sindacale più distante dai lavoratori, soprattutto in questo settore: l’UGL. Il contratto lo potete scaricare direttamente dalla Home Page del sito dell’Asils all’indirizzo www.asils.it. Leggetelo anche velocemente, avrete delle sorprese.
Per oggi è tutto, presto di questo contratto parleremo più approfonditamente.
Parlando di “tutti”, ecco in tutta simpatia un invito al teatro per questo sabato 25 giugno dalle 19:30 al BOZAR:
http://bo.clic-com.be/main.aspx?sPageToGo=Event&iEventId=22062&iCultureId=2057
http://www.bozar.be/en/activities/112552-gian-burrasca-franti-e-pinocchio-contro-tutti
Vi preghiamo anche di passare parola – e grazie in anticipo:
Quando la storia d’Italia e la letteratura per l’infanzia si incontrano. Gian Burrasca, Franti e Pinocchio sono messi a confronto con la società Italiana della fine del XIX e inizio del XX secolo in una pièce divertente, in cui birbonate e ingenuità fanno da cotrappunto a eventi tragici della storia italiana dell’epoca. Una pièce presentata dal gruppo Teatrolingua di Lussemburgo, composto da 22 attori di 15 nazionalità diverse.
Ringrazio per le utili indicazioni. Grazia
Un saluto a tutti coloro che fanno parte dell’ 8,9% come me……ma a volte si ritrovano ad essere 2,9%.
..se non fosse che son veramente capocciona e mi ostino ad accettare condizioni sempre peggiori,sia in termini remunerativi che in termini organizzativi..non alimenterei il girone dell’inferno che ci ospita tutti.
Per quanto riguarda la proposta di Piroclastico delle ore di italiano gratis sul banchetto in piazza…be’..arrivi tardi; ho fatto lezioni di italiano gratis nei bar, sulle scale delle biblioteche e altrove.
Con la mobilitazione globale possiamo ottenere visibilità ma occorre un’organizzazione autonoma secondo me.
Mi permetto di osservare inoltre che il problema è trasversale a tutti i settori sociali a cui non viene dato rilievo alcuno..almeno in questo paese.
E’ un vero spreco di soldi e risorse.
Io ad esempio ho un contratto con una cooperativa di servizi che riceve il mandato dal comune e con tutto questo giro già la disponibilità dei soldi è dimezzata..
Si potrebbe iniziare con un censimento..per qualifiche ad esempio (ma non escluderei test psicoattitudinali visto che ho lavorato con qualificatissimi emeriti incapaci ai quali non affiderei neanche un cane).
Però… una mobilitazione in piazza di italiano gratis per esempio a Piazza di Spagna mi gasa tantissimo..
si potrebbe fare una domenica di giugno in tutte le città italiane, radurarci in gruppi, fare “lezione” in strada e dare corso così ad una sensibilizzazione del problema con stampa di una relazione informativa.
😉
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Mi sa che cambio mestiere…
hmmm… la mia era una constatazione un po’ sconsolata. Per elaborare una strategia con qualche speranza di successo, bisognerebbe avere un milionesimo di grammo di potere contrattuale. Ce l’abbiamo?
…
Vorrei capire perche’ il mercato del lavoro da noi e’ cosi’ ingolfato, nonostante, appunto, i laureati da noi siano in numero minore che altrove.
Il numero chiuso mi sembra una soluzione, “provided that” sia data un’opportunita’ formativa decente a livello della scuola secondaria. Come in Svizzera o in Germania, dove esiste un sistema di apprendistato fantastico, che consente di professionalizzarsi senza per forza ricorrere a anni e anni di universita’. Ma questo discorso forse ci porta fuori strada, mi spiace…
Intanto anche l’universita’ di Canicatti’ offre un master in didattica dell’italiano come L2/LS…
Vorrei ritornare al topic (per quanto gli scambi tra @ll e @vifrale siano interessanti e aprirebbero orizzonti)
mi pare che ci siano diverse cose venute fuori:
– a) una raccolta di consensi (LL & silpri hanno le fila)
-b) una definizione di azioni, con divergenze
c) gli obiettivi, indefiniti per ora.
cosa vogliamo?
– darci un’identità?
– dire che ci siamo?
– censirci?
– proporre un contratto di diverso genere? quale? come?
definiamo gli obiettivi, forse è piu’ opportuno.
IN OGNI CASO, IO PROPORREI DI REGOLARE IL DIBATTITO PER FASI. DARCI DELLE REGOLE.
COME?
e cioè SCRIVERE TUTTI SU UN ARGOMENTO PER VOLTA (secondo il cosiddetto “pensiero parallelo”): PER ESEMPIO:
tutti sul punti 1, fino a che non lo esauriamo, e via di seguito.
I PUNTI
1- dati oggettivi (pensiero fattuale)
2- emozioni (sfogo)
3- la valutazione dei pro (pensiero positivo)
4- la valutazione dei contro (pensiero critico)
5- la definizione di alternative (pensiero creativo)
l’ordine ovviamente puo’ essere cambiato e lo decidiamo noi.
io all’inizio avevo addirittura proposto di partire con il 5: un braistorming di tutte le idee.
è COME SE CI SEDESSIMO TUTTI DA UNA STESSA PARTE DEL TAVOLO.
altrimenti io persolmente mi perdo in questo post: ci mescoliamo negli interventi e nei toni e va a finire che non arriviamo da nessuna parte.
è mia proposta.
p.
Risposta per Ladylink. Se insegni italiano devi essere in grado di didattizzare un brano letterario, non trovi? Altro sarebbe insegnare la letteratura in un dipartimento di italianistica, ma non parliamo di questo.
Per quanto riguarda i linguaggi speciali, mi sembra evidente che in una classe di infermieri si privilegiano attività legate al contesto professionale, ma perché escludere a priori un brano di letteratura del Novecento?
Sul libro di testo. Non capisco dov’è la mia generalizzazione. Quando dico che un insegnante deve saper analizzare il valore glottodidattico del testo che usa secondo te sto generalizzando? O tu il libro lo adotti a scatola chiusa? Per finire, sugli insegnanti sprovveduti solo due parole. Prima di tutto non è detto che questo aggettivo non si adatti anche a me, visto che nessuno è perfetto. Tuttavia, come definisci tu un insegnante che prima spiega la regola e poi fa gli esercizi dando le spiegazioni nella lingua materna degli studenti? E con questo concludo.
@ LL – 1. E perché il numero chiuso?
– 2. forse hai ragione, ma a volte mi sembra che questa smania di voler “contestualizzare” serva a dire “allora non puoi capire, nel mio contesto eccetera eccetera”. Mentre ivece secondo me i principi di base dell’insegnamento, della didattica, dovrebbero essere comuni a tutte le materie e a tutti i contesti. Faccio un esempio: lo studente è un essere pensante o no? Cioè, meglio: quello che dice e fa è dettato da un ragionamento e/o da una scelta oppure no? E visto che molti diranno che sì, certo, allora come ci confrontiamo con questa scelta e questo ragionamento? Rispondiamo che è sbagliato (perché se è giusto il problema non si pone) oppure ne prendiamo atto e questa conoscenza (nostra) influenzerà la nostra programmazione?
Sì, immagino, ci sono i “sì però”. Ma secondo me sono due passaggi ben distinti. Il “sì” e il “però”.
Nel senso che in base al mio contesto (ecco che arriva, tranquilla) dovrò raggiungere dei compromessi per ottenere la metà o un quarto o solo un pochino della mia visione.
In quest’ottica l’ambizione (almeno la mia) è cercare sempre di vedere cosa è compromesso in quello che sto facendo, per poter cercare piano piano di scalfire qualcosina, di introdurre aspetti più “utili” alla mia lezione.
Ecco, lo sapevo, mi sono lasciato trascinare su questo argomento, che è veramente OT in questo post.
@ adalberto – è vero. Ma almeno un matematico e un biologo sano chi sono. L’insegnante di italiano per stranieri neanche quello.
x vifrale: ma come fai a considerare per letteratura, o a far rientrare nel suo campo semantico, l’insegnamento della stessa. Ma son due cose diversissime, è come se uno pretendesse da un disegnatore della Bonelli che sia pratico anche di didattizzazione del fumetto.
Se insegno italiano all’estero a futuri infermieri, della storia della lingua non ne avrò mai bisogno, sì invece di un buon testo sulla didattica della microlingua e della microlingua stessa.
Le tue affermazioni circa il libro di testo mi sembrano delle generalizzazioni che probabilmente hanno un senso per la situazione che hai vissuto, ma lette così sembrano delle affermazioni non ben circostanziate e vaghe.
E’ questo il fulcro: l’insegnante di italiano per stranieri è molto molto di più che conoscenza della lingua italiana che si studia a scuola o all’università. All’estero, in alcuni contesti, l’insegnante è l’unico contatto con l’Italia e l’unica fonte di verità per quella fame di lingua e cultura del paese in questione che hanno gli studenti.
Ma questi insegnanti sprovveduti dove li hai incontrati? In Italia? All’estero? E in quale contesto di insegnamento di preciso? Io non mai incontrato insegnanti che avessero la possibilità di scegliere un manuale, qundi sono curiosa. Per seguirti, vifrale, ho bisogno di contestualizzare. Lo ripeto continuamente, che se non si precisa l’ambito dell’insegnamento di cui si sta discutendo, viene meno l’empatia…
x Adalberto: sì hai ragione, siamo una categoria di pseudointellettuali sfigati. Lo adottiamo questo numero chiuso nelle università anche per le materie letterarie?
intanto, aspetto una tua ipotesi
Mah, io invece mi chiederei perche’ in Italia, a dispetto del basso numero di laureati, almeno rispetto ad altre nazioni (piu’) evolute, la cosiddetta disoccupazione o sottocupazione intellettuale sia cosi’ alta. Insomma, non voglio tornare alla Genesi, ma credo che il problema vada contestualizzato e che la prospettiva debba essere ampliata. La situazione non e’ sconfortante solamente per noi insegnanti d’italiano Ls/L2. Lo e’ altrettanto, o ancor di piu’, per molte altre categorie di “professionisti dell’intelletto” sfruttati e sottopagati al pari nostro. Architetti, fisici e astrofisici, matematici, biologi, musicologi, dottori in filosofia, linguisti, veterinari, dottori in storia contemporanea ecc. ecc.
Non penso affatto che sia necessario insegnare la letteratura per essere bravi insegnanti. Ho detto invece che un insegnante per dirsi tale deve avere un bagaglio di conoscenze che includa “anche” la letteratura e per letteratura intendo anche uso didattico dei testi letterari, se vuoi. La storia della lingua non rientra direttamente nella glottodidattica ma per me è importante conoscerne almeno i fondamenti. Per quanto riguarda il libro da usare in classe, io non ho detto che non si debba averlo ma almeno sapere perché si usa proprio quello e non un altro lo trovo essenziale. E parlo di scelta consapevole dal punto di vista glottodidattico e non di una scelta “istintiva”. Poi è chiaro che il libro ideale non esiste! Il Quadro Comune va preso per quello che è, cioè un documento di politica linguistica e non un libro di glottodidattica. Per finire, nessuna formazione ti rende immune dagli errori ma questo vale per tutti i settori professionali. Questo è quanto. Le mie sono osservazioni nate dalla frequentazione con moltissimi insegnanti di italiano. Ne ho conosciuti di molto bravi, molto seri e molto preparati e ne ho incrociati anche molti assolutamente inadeguati. Non c’è niente di “non esplicitato” nelle mie parole. Insegno sia in Italia sia all’estero. Ciao.
Scusami vifrale
ma che c’entrano la storia della lingua e la letteratura? Io faccio corsi di lingua che veicolano la cultura italiana; ho utilizzato una poesia di Montale per introdurre il futuro ma questo non significa che chi non lo faccia non sappaia la letteratura. La storia della lingua italiana non rientra direttamente nella glottodidattica..
Ma l’insegnate di cui parli tu dove insegna? Io mi riferisco agli insegnanti di italiano a stranieri, in Italia o all’estero. E’ normale prendere un libro e seguirlo, che ci piaccia o meno abbiamo tutti un manuale di riferimento, e spesso non ci piace, ma quello è. I Master non sono la soluzione di tutti i mali, lo so bene, ma nemmeno avere nozioni di linguistica, mi assicura una preparazione glottodidattica. Certo che la linguistica è importante, non sono così scellerata da non riconoscerle il ruolo che riveste, ma anche il QCeR è pura teoria… una linea guida, ecco…
E cmq anche io all’inizio sono stata buttata in una classe, con solo poche ore di osservazione, poi però ho fatto un corso di formazione, poi ho continuatato a lavorare e a studiare… ma all’inizio abbiamo fatto tutti degli errori…penso, anzi io tuttora sono ipercritica su quello che faccio..
Ho come il sentore che ti rivolga a qualcosa di più specifico, ma che stenti ad esplicitare, non so…
Scusa, ma dove insegni?
<p>La sensibilità, la pazienza e le altre qualità che elenchi tu mi sembrano fondamentali per qualunque insegnante. Quello che ho cercato di dire è che la categoria insegnanti di italiano è troppo spesso composta da persone che non sanno niente di didattica, di Quadro Comune Europeo di riferimento, di linguistica italiana, di storia della lingua, di letteratura. Insomma prendono il libro, lo aprono e seguono quanto scritto nel libro. Punto. E non sanno nemmeno perché hanno scelto quel libro. Non sanno come fare un test in entrata, come strutturare una lezione con l’ausilio del video. E non credere che i vari Master siano la soluzione di tutti i mali. Ho l’impressione che anzi forniscano un’accozzaglia di nozioni pagate a caro prezzo.
ciao vifrale
io la vedo diversamente
ci sono tante possibilità per formarsi e diventare un preparato insegnante di italiano per stranieri. ma spesso vista la precarietà del lavoro non tutti se la posso permettere la formazione.
ma la questione è un’altra, se per insegnanti sprovveduti intendi i ventenni che in italia o all’estero vengono pagati due lire e in nero e che le scuole preferiscono al trentenne con esperienza perché hanno meno crisi di coscienza, allora osserviamo la situazione da due punti di vista diversi
di insegnanti sprovveduti ne ho conosciuti pochi
di cazzutissimi maltrattati dai datori di lavoro ne ho la rubrica piena…
non è lo studio formale che fa di noi un buon insegnante, spesso è anche questione di sensibilità, pazienza e perseveranza… grinta, speranza e resistenza, sorrisi, sacrifici e dedizione…
altro discorso è la scuola dell’obbligo, dove nonostante ci siano alunni stranineri da anni, in alcune città e regioni italiane ancora si fatica nel loro inserimento, ma ci sono città come firenze e bologna che sono un esempio bellissimo…
vifrale
puoi fare degli esempi più circostanziati? magari parlarci della tua esperienza come insegnante, del contesto in cui hai lavorato e dei tuoi colleghi, non so…
grazie e buona pasqua
ll*
Gli esami servono a prepararsi ad insegnare in modo serio. Il percorso formativo dovrebbe portare alla formazione di insegnanti di italiano competenti. Come dici tu, oggi questa figura professionale non esiste. Ecco perché tutti si improvvisano insegnanti di italiano.
Percorsi per arrivare a cosa? A quale figura che non c’è?
Esami per prepararsi a cosa?
Secondo me il grande problema è la formazione degli insegnanti. Se ci fossero percorsi più selettivi, con prove d’esame vere e serie ci sarebbero meno insegnanti improvvisati in giro.
personale??? sì il mio tono era un po’ antipatico ammetto e chiedo scusa, ma ribadisco quanto scritto nel penultimo post.
1) non ripartiamo da zero, ma dal lavoro della petizione a cui accennava ladylink; quelle persone hanno firmato e ci sono…. non disperdiamo quanto già fatto
2) al di là della provocazione, x me l’elemento costi elevati della formazione resta spesso un ostacolo.
Propongo di comunicarci in questo blog anche i costi dei seminari-convegni di aggiornamento ed iniziative varie soprattutto con la ns. valutazione del rapporto qualità/prezzo e di provare a dimostrare anche in questo modo il problema delle ns. remunerazioni indecorose.
BUONA DOMENICA
silpri
slvprm@tiscali.it
Non intendo risponderti sul personale qui. Non interessa a nessuno.
Hai la mia e-mail quindi è meglio usare quella. Io la tua non ce l’ho.
bene porfido…allora???? proposte concrete da te???
offrire lezioni gratis in piazza io a Milano, 2 a Roma,ladylink negli USA e poi????
la mia modestissima proposta attuale, magari è una scemenza assoluta, ma proverò ad iscrivermi on-line alle varie occasioni di formazione e quando mi chiedono 70-90 -120 Euro x una giornata di formazione in università disdico l’iscrizione perchè non tengo EURI SUFFICIENTI ….
Così protesta mediocre e meschinella …gli ingolfo la casella di mail e magari li faccio riflettere sui costi un po’ esagerati che ci chiedono x un lavoro così mal remunerato…
troppo banale?
mi spiace Porfido non ho l’età… non ce l’ho + per utopie ed ideali,mi limito alle microazioni…
sinceramente credo di non capire e di non essere capito.
vgliamo fare un post di sfoghi?
ok, facciamolo.
quello che non apprezzo è, davanti ad una proposta, rispondere “ma perché non avete risposto alla proposta mia?” oppure “non serve a niente tanto non muove il culo nessuno”. Questo non aiuta a migliorare le cose o a smuovere le coscienze, anzi, ha l’effetto contrario.
Dico solo: abbiamo provato molte strade, hanno funzionato male. Anzi, non hanno funzionato. Possiamo arrenderci e piangerci addosso oppure andare avanti. Guardare solo avanti facendo tesoro del passato.
Dovessi guardarmi io alle spalle e vedere quante volte non sono stato seguito…
porfido, ma mettiti nei panni di silpri… e menomale che ci campa con il lavoro… ma uno che non ci campa, pur di non perdere quelle due lire, non si muovera’ mai verso il boicottaggio… oltretutto, se l’iniziativa la lancia laura cambriani, tutti se ne sbattono, se arriva beppe grillo, allora vale la pena ascoltarlo… ma uno che deve fare? non si trovano compagni con cui portare avanti le iniziative… se scrivo direttamente a chi dovrebbe rispondermi vengo ignorata e cmq la risposta e’ disarmante… (sempre che la risposta ci sia!)…non sara’ la lotta del singolo contro il sistema, ma in realta’ e’ proprio cosi’
per non parlare della SSIS veneto, che non digerisco, non mi rassegnero’ mai a questa SSIS…il sindacato non la riconosce, e’ sperimentale perche’ abilita per una professione che non esiste, NON ESISTEEEEE, il Governo impone di non farla partire, ma c’e’ gente che si iscrive, che paga piu’ che altro per rassegnazione… ma ti passa o no la voglia di fare questo lavoro??
ma con che motivazione entro in classe????
e’ vero, conviene andare a fare le pulizie, sono sicura che riuscirei anche a perdere qualche chilo… visto che al servizio clienti dell’IBM ho gia’ lavorato (all’epoca, quando ci si guadagnava!!!) ed e’ un lavoro troppo sedentario…
forse ho io la mail della sindacalista menzionata da silpri… forse…
peccato che viviamo in posti cosi’ distanti…
p.s. non commentero’ piu’ solo perche’ vorrei continuare a detenere il record dell’ articolo piu’ commentato :-)))
ah aha ha
Beh, interessante sapere che hai mandato queste mail e che non hai avuto risposta.
Sarebbe anche interessante sapere che risposta hai avuto dal sindacato in modo un po’ più dettagliato.
Boicottare?
Non credo che “non fare” una cosa significhi boicottare. Boicottare significa costruire una rete forte che “non fa” quella cosa. Boicottare, in altri termini, richiede comunque organizzazione.
Io capisco i vostri sfoghi, ma non capisco.
Viviamo in un’epoca in cui la partecipazione è zero e la sindacalizzazione è una cazzata. Viviamo in un paese in cui una casta di governanti (per usare parole e concetti di moda ma comunque sterili) si permette di fare il bello e il cattivo tempo e nessuno scende in piazza. Viviamo in una cultura per cui se uno alza la voce è un terrorista e non essere d’accordo è un disvalore.
Muoversi in questo panorama richiede numerosi vaccini contro le delusioni.
E fantasia per coinvolgere quelli che preferiscono fare altro.
Credo che le proposte in questo post mettano in evidenza proprio questo aspetto. Per questo non vorrei che si concludesse con un “tanto è tutto inutile, Vado all’IBM, ciao”.
ahhahaggghhh si ricomincia !! scusate lo sfogo ma da 5-6 anni rileggo nelle varie liste periodicamente di tentativi di protesta,petizioni ecc. ma tutto naufraga e adesso scusate di ricominciare da zero a buttare lì idee,no non ne ho + voglia….
Almeno ripartiamo da dove ci siamo fermati..Come sa ladylink ed altre 2 persone con cui siamo rimasdte in contatto dei numerosi firmatari della petizione, io ad agosto ho scritto decine di mail sul punto specifico della SISS di venezia (associazioni, istituzioni, sindacati, giornali ecc.)
ma nessuna risposta !!! no in realtà una -mi pare CGIL- che mi diceva di non capire il problema xchè era impossibile che venisse istituita una scuola di specializzazione per una classe di concorso che non esiste!! (sic!). Io ho cancellato la mail,LADYLINK te la ricordi? Oltre al danno,la beffa!!
x il resto nulla, nè dal C.s.a. del Veneto, nè dal Mae nulla di nulla…
certo era agosto e tutti sono in vacanza ….
perciò io sono molto scoraggiata, soprattutto perchè poi alle ns.parole non seguono azioni….
capisco tutte le necessità di tutelarsi di cui parla Kappa,ma e se boicottassimo semplicemente i vari master, cedils, itals & CO?
Non è forse vero che i soldini ai Balbonis continuiamo a darli noi?
Se linea dura deve essere, deve colpire gli interessi economici di chi fabbrica formazione x guadagnare alle ns.spalle.
boh??
scusate lo sfogo,ma ho solo voglia di cambiare professione!!
silpri
allora possiamo fare un’altra cosa…
nella finestra dell’hp del blog alla voce iniziative, mettiamo un link, possiamo aprire uno spazio nel tentativo di contattare persone e di mettere su un’iniziativa.
l’idea della lezione gratuita non è male… magari ne sorgeranno altre…posso ricontattare i firmatari della petizione
direi che una volta che si è decisa l’iniziativa, potremmo sensibilizzare l’opinione pubblica, in modo da avere più visibilità
tempo fa avevo pensato a raccogliere le storie di noi insegnanti, storie di vita quotidiana… e la mia idea era di pubblicarle per raccogliere i fondi….
in realtà si potrebbe anche creare semplicemente un e-book, per far circolare le nostre esperienze personali… la mia idea era di fare una raccolta meno drammatica di quella di Grillo…. per il semplice motivo che vorrei sensibilizzare senza deprimere il lettore… anche se ricordo che leggendo le storie di quel libro, andavo sempre avanti, nella speranza che ci fosse un racconto meno disperato…
all’attivo ho già una storia, aggiungendo le varie nostre, arriviamo ad una decina… sono ancora poche ma se penso agli insegnanti che conosco…
porfido, tu che gestisci il template, cosa ne pensi???
potremmo raccogliere le storie e fare l’e-book, che viene lanciato un mesetto prima dell’iniziativa, in modo che circoli e arrivi a più persone possibili…
sogno o son desta?
Grazie
sono convinto che tireremo fuori altre idee.
intanot io sponsorizzo questa contro giornata dell´italiano nel mondo!!!
p.
Ottima idea Piroclastico.
Idee d’azione!
E sospendo il giudizio su quelle espresse.
sapete cosa mi piacerebbe, che in questa prima parte, raccogliessimo tutte le idee, anche le piu strane che ci vengono in mente.
poi le valutiamo una ad una.
sospendiamo il giudizio fino a quando arriviamo al 30 post?
questo per lasciar spazio alla creativita´, e successivamente lasciamo parlare il ns occhio critico
p.
Ragazzi, e se proponessimo un gesto simbolico?
un gesto che finisce nella rete?
dare delle ore gratis nelle piazze di tutti i paesi: un banchetto una domenica pomeriggio: ore gratis di italiano.
tutte le persone che aderiscono all-iniziativa, con foto ovunque?
so che ancqui qui copio il v-day di grillo.
insegnanti che danno delle ore gratis: conversazioni di italiano.
sono convinto che stranieri che passeggiano per roma o a napoli, si possono fermare: li ci sono volantini.
ma … cosa scrivere sui volantini: che siamo scoperti, professionalmente? certo> ma che facciamo parte di un processo di precarizzazione.
io non voglio personalmente creare il conflitto insegnante-singola scuola. anche perche´il problema non sta li´. sta nella situazione di precarizzazione generale, di cui siamo parte, espostissimi, certo.
VOI AVETE UNA IDEA DI COSA POTREBBE SIFNIFICARE QUESTO?
prima di tutto va a finire nella rete: se e´una cosa che abbraccia diversi paesi, vale ancora di piu..
ripeto: ha il pregio di evitare il conflitto aperto
buon fine settimana
p.
io penso il problema numero uno, sia proprio nel creare una rete e nel dare visibilita´al problema, prima di tutto tra di noi.
nel capire. nell-osservare.
nel creare un occhio, e nello stesso tempo una mano: azione.
io dicevo di beppe grillo, per cavalcare l-attenzione al precariato attirata dal blog.
per riconoscerci in un problema maggiore: siamo alla base, come dice luther.
curioso notare, a volte il contratto peggiore ce l-ha l-insegnante nelle classi di italiano per stranieri: e´ lavoratore co.co.pro per una cooperative o a progetto i comuni e altre istituzioni, mentre molti studenti stranieri hanno un contratto a tempo indeterminato.
curioso, no?
questo ci dice che alla fine siamo in una situazione di pre-base.
altra cosa: c´e´un via vai nel ns settore di cui non si ha una minima idea, e´anche per questo che sono convinto ci sia un flusso di attenzione: gente che ora insegna italiano, fra tre mesi e´operatore turistico, fra un anno fa altre cose ancora.
ladylink: non perdere la speranza.
dispiace per il vuoto che ha incontrato la petizione, ladylink.
capisco il senso di abbandono.
scusami luther
ma se non ci organizziamo un minimo nessun singolo sforzo e tentativo avra’ una minima conseguenza…
le singole iniziative lasciano il tempo che trovano
di piu’ di 300 persone firmatarie della petizione, me ne sono rimaste vicine 4.
al limite unisciti a questo gruppo oppure, iscrivti all’admis e anche li’ capirai che non sono tutte rose e fiori
scrivimi alla mail, se sei interessato
ladylink@ildueblog.it
E’ vero siamo rimpiazzabili… Ma non è forse così anche in altri settori del lavoro, gli operai non sono forse sostituibili con altri operai, magari che vengono da qualche paese extraeuropeo? E forse non è stato sempre così nella storia? Le conquiste del lavoro non sono la conseguenza della mancanza di mano d’opera ma probabilmente delle lotte dei lavoratori. Le petizioni e le lettere secondo me non servono molto, delegano alle parole la nostra soggettività, loro, le parole, non possono lottare al nostro posto, non possono scioperare e “non fare lezione”, non possiamo pensare che 300 o 5000 firme su uno schermo convincano i datori di lavoro a cambiare politica aziendale, non è mai successo nella storia e credo che mai succederà. Secondo me siamo prigionieri di un ruolo, di un’identità, ci sentiamo insegnanti, una categoria che sta un pò più in alto dei precari dei call center e dei lavoratori di mac donald. Abbiamo studiato e ci appelliamo al diritto di avere un albo, come gli avvocati e i medici per difendere il nostro lavoro. Ragioniamo purtroppo come chi sta al vertice delle piramide sociale quando nella realtà siamo alla base. Dobbiamo aprire gli occhi, smettere di credere a Babbo Natale, o meglio smettere di fingere di credere a Babbo Natale per far contenti i bambini (in questo caso i bambini sono Vedovelli, Balboni, etc.), siamo dei lavoratori precari, siamo come i lavoratori immigrati rumeni, siamo come quelli che lavorano al call center. Che cosa dobbiamo fare? Molte cose credo, sicuramente vederci, FISICAMENTE, fare un volantino, un manifesto, qualcosa di carta (che è molto più fisico di una serie di lettere sullo schermo) e occupare una scuola di lingue per due tre quattro ore, un giorno intero, bloccare la didattica, discutere con gli studenti, rendere consapevoli anche loro di quale realtà lavorativa si trovano di fronte, è un piccolo passo, niente quasi, ma quel quasi smuove le acque……
Io ho provato a partecipare al forum della petizione, ma nessuno ha risposto al mio intervento.
ci sono persone che lavorano in condizioni ancora meno dignitose di quelle di un insegnante precario e nemmeno queste persone si sognerebberomai di lasciare il posto di lavoro, perche’ verrebbero subito rimpiazzate, da giovani senza esperienza per i quali 9 euro l’ora sono una buona paga, almeno fino a quando se la sentiranno di lavorare, e lo stesso insegnante con esperienza e formazione, ha magari una famiglia o cmq delle spese quotidiane e non puo’ permettersi il lusso di astenersi volotariamente dal lavoro
non siamo uniti
non abbiamo creato nulla
lo stesso Admis, vede la partecipazione di poche persone, io stessa non frequento il forum Admis da tempo, non sono giustificata, ma fortunatamente, sono stata presissima dal lavoro e dai cambiamenti susseguitisi
beppe grillo non puo’ essere la soluzione per i mali d’italia, dobbiamo sbrigarcela noi, facendoci sentire…
l’admis potrebbe essere un buon punto di partenza, ma purtroppo non andra’ a tutelare la miriade di lavoratori in nero…essendo nato per insegnanti con master, probab. riesce a tutelare piu’ la qualita’ della prestazione, che quella del prestatore d’opera…
il problema e’ che per portare avanti la baracca alcuni di noi abbassano la testa, e cmq per indole, siamo piu’ pronti a lamentarci che veramernte a rimboccarci le maniche
della mia petizione, firmata da piu’ di 300 persone, sono rimasta in contatto solo con 4 validissime insegnanti che stanno procedendo senza di me, che per motivi personali non le ho potute seguire nelle fasi successive alla raccolta di firme…
piroclastico io ti ammiro tanto, luther piacere di conoscerti, agli altri commentatori do il benvenuto, ma perche’ la mia petizione, quel primordiale tentivo di conoscerci e muoverci e’ andato a farsi benedire???
nessuno ha animato il forum che ne e’ seguito, poteva essere un modo per capire chi siamo e cosa vogliamo, visto che siamo in tanti, ma niente…
io sinceramente sto iniziando a perdere la speranza…
menomale che ci sono silpri e le altre 3 ragazze del gruppo
nell’intervento precedente accennavvo a vedovelli. pur con l’enorme stima, sono persone come lui, a come la ciliberti e balboni, e chi piu’ ne ha piu’ ne metta, a sfornare fior fiori di insegnanti che poi non sanno dove sbattere la testa, perche’ il master non e’ un percorso alla fine del quale sei un insegnante abilitato, ma nemmeno nel momdno dell’insegnamento IL2 ti apre le porte… anzi ci sono sempre piu’ portoni che ci si chiudono in faccia…
Personalmente non vedo molte possibilità di cambiare le cose scrivendo lettere e firmando petizioni. Le parole, soprattutto nella nostra epoca post-moderna hanno una bassissima efficacia. Siamo letteralmente sommersi da parole che ci raccontano eventi drammatici nel mondo, ma ad un primo momento di sbigottimento ricadiamo inevitabilmente nel nostro quotidiano isolamento. L’unica cosa che muove le cose è la forza, il danno che viene provocato alla controparte sociale, è sempre stato così nella storia dell’umanità e credo che sarà ancora così per molto tempo. Gli ultimi esempi in Italia:
1. Lo sciopero degli autotrasportatori in Italia ha bloccato il paese e ha costretto il governo ad accogliere le richieste della categoria
2. L’incidente alla Tyssen di Torino ha prodotto un fiume di parole; Presidente della Repubblica e papa compreso, il risultato è che ancora si muore sul lavoro
La mia idea….. sciopero, boicottaggio, danneggiare direttamente gli interessi economici dei nostri padroni
Hasta Siempre e …. Fuori dall’invisibilità
Credo che non sia un argomento che interessa molto alle università. Comunque per me scriviamo pure a tutti. Ma cosa?
Sarebbe interessante che qualcuno scrivesse qualcosa per qualcun altro. E poi la mostrasse qui e prendiamo firmatari. Tipo la petizione di ladylink, ma con un obiettivo più visibile, un destinatario chiaro (o magari una serie di destinatari).
Qualcuno si prende questa briga?
io, più che a Grillo, scriverei a Vedovelli….
Piroclastico, sei sempre il più grande.
Concordo solo in parte.
Il teorema e: Non agiamo perche´ siamo divisi.
ma dall-altro lato e´anche vero che rimaniamo divisi perche´non cé´un-azione che coagula, e fa emergere.
Allora avviamola questa azione. Avviamone dieci di queste azioni.
Ma non mettiamo il carro davanti ai buoi.
Piu vie possibili da percorrrere: si percorrono tutti.
TUTTI.
Io ho gia´scritto una lettera a Grillo, confrontando la situazione italiana (italiano L2) con quella di chi opera all-estero, e dicendo che la prima e´insostenibili per un paese civile.
se la lettera viene pubblicata i post possono essere a decine.
Emergere. Non importa come.
E´compito di ognuno trovare delle forme.
Se una non va, la si abbandona.
Ma non prima di averla tentata.
Paolo
Mah, personalmente penso che bisognerebbe confrontarsi con i referenti più vicini o con quelli che “potenzialmente” potrebbero diventare i referenti.
Quindi in questo caso l’Admis o/e chi si occuperà dell’albo. Bisogna fare pressioni lì per far affrontare a chi rappresenta la categoria i noccioli delle questioni.
Poi con i sindacati (a questo potrei pensarci io, alla FLC CGIL). Prima di muovere gente esterna bisogna cercare di diventare più forti possibile.
Il mio timore però è che agli entusiasmi e ai buoni propositi di quando qualcuno alza la voce segua il silenzio della quotidianità.
E’ proprio in quel silenzio che gli altri agiscono.
se vi ricordate abbiamo scritto tempo fa (15/04/2007) alla redazione di Report, ma finora non c’è stato alcun riscontro. Bisogna provare a insistere inserendo questi nuovi dati? Mettendoci più firme? Parlando (molto italianamente) con qualche ‘conoscente’ nelle redazioni di riviste, giornali, programmi televisivi? Chiedendo i costituzionali 10 minuti di spazio alla RAI?
il vero cancro è la nostra indifferenza
qualsiasi iniziativa muore a causa degli stessi sottoscrittori….
è nel nostro Dna, abbiamo la memoria corta, firmiamo petizioni e poi continuiamo ad andare avanti abbassando la testa e lamentandoci della nostra situazione senza realmente impegnarci per cambiarla… fuori dall’Asils c’è una miriade di insegnanti allo sbaraglio… molti dei quali accettano determinate condizioni lavorative perché non trovano altro, o non possono trovare altro e si entra in un circolo viziosissimo che ci inghiotte
al COME AGIRE purtroppo davvero non so dare una risposta, perché siamo una realtà molto variegata con formazione ed esperienza diverse…e se pur dovessimo scrivere una lettera a Grillo, come ci presenteremmo? a nome di chi? morirebbe prima di nascere….
Porfido: il mio grazie, anche se i commenti sono a singhiozzo.
Ma ci penso alla tua mail.
Grazie per i dati, per far sapere.
Occorre una basta corale: un articolo da far comparire in un quotidiano, una lettera da trasmettere a un politico.
Non si capisce come mai chi fa questo lavoro debba essere senza futuro.
Autonomo e´una perifrasi per dire: senza futuro. Isolato, emarginato, privo di garanzie.
Di un futuro, di una stabilita´, di un lavoro come si deve.
In altri paesi, tipo Brasile, si strabuzzano gli occhi quando si viene a sapere dell´assenza di garanzie nel nostro paesi.
E´eticamente inaccettabile una situazione del genere.
Oltre che professionalmente umiliante.
Basta! Basta!
Un basta corale, che muove e smuove.
P.
Non possiamo essere dame dell-ottocento.
Essere filantropi poveri.
Occorre una regolarizzazione.
Scrivere un post nel blog di grillo?
p.
Occorre una regolarizzazione. se non vogliamo morire di fame.
Evidente. evidente. Evidente.
Come agire?
Come?
E´questo il punto: come agire?
piroclastico (paolo torresan)