L’evoluzione semantica e quindi la sorte del patrimonio lessicale della lingua italiana è, ancora una volta, nelle mani della Corte di Cassazione. Questa volta il suo inappellabile verdetto ribalta un precedente giudizio, che non considerava offensiva l’epressione ‘mi fai schifo’. In precedenza il Tribunale d’Appello di Monza aveva assolto l’imputato che si era rivolto con questa espressione ad una donna. Infatti ‘la frase non era offensiva perché l’uomo usando “la particella pronominale mi” invece che la semplice espressione “fai schifo”, avrebbe manifestato un’opinione soggettiva” anziché un’offesa.’
La Cassazione sancisce invece che il peso della particella pronominale è nullo, perché con una tale espressione gli intenti offensivi sono innegabili.
Quindi d’ora in poi facciamo attenzione perché ‘Dire “mi fai schifo” ad una persona può costare il risarcimento danni per reato di ingiuria’, per non rischiare nessuna conseguenza conviene, come vi rammentavo in questo post di alcuni giorni fa, elargire ‘vaffa’ …a volontà !
… probabilmente se avesse saputo che avrebbe potuto sparare raffiche di ‘vaffa’, senza subirne conseguenze legali, verso un tizio che le stava rivolgendo pesanti apprezzamenti, questa diciottenne romana non avrebbe subito denunce di nessun genere…
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