Nel suo gustoso “Prima lezione di grammatica”, Luca Serianni si sofferma sul concetto di “giusto” e di “sbagliato”, individuando a tal riguardo un terzo polo:
Tra i due poli “giusto” / “sbagliato” si situa una zona grigia, in cui il parlante nativo può avere dubbi e incertezze, dipendenti da vari fattori: la sua cultura e il conseguente grado di sicurezza linguistica che ne scaturisce; la sensibilità per fatti di lingua e l’aspirazione al prestigio sociolinguistico; il contesto in cui agisce (le preoccupazioni normative saranno minime nell’ambiente familiare o nei “gruppi di pari”, massime in condizioni formali, per esempio interagendo con un esaminatore o con un superiore gerarchico).
Questa tripartizione vale in genere per tutte le lingue di cultura, ma le proporzioni tra le tre fasce (agrammaticalità; possibilità di più esecuzioni equipollenti; casi d’incertezza) può variare in misura considerevole. Nel caso dell’italiano, quella che ho chiamato “zona grigia” è alquanto più estesa rispetto alle altre grandi lingue europee, per almeno due ragioni, entrambe notissime. La prima è la minore uniformità, legata alla tardiva affermazione di una lingua comune e alla stratificazione di varianti alternative non sottoposte al filtro della decantazione naturalmente operanti in una lingua parlata da molti secoli. La seconda è l’importanza da sempre attribuita alla codificazione grammaticale dalla tradizione letteraria: in Italia i grammatici hanno avuto più autonomia che altrove e sono pochi gli scrittori e pochissimi gli scriventi i quali abbiano avuto tanta fiducia nella propria forza di parlnti nativi da non sentirsi condizionati da quell’autorità, almeno fino ad anni recenti.
Luca Serianni, Prima lezione di grammatica, Laterza, 2006, p. 42-43