Diciamo subito che “Il digitale e la scuola italia” è un libro che ci porta all’oggi, che senza prese di posizione ideologiche ci mostra a che punto è la ricerca di insegnanti, pedagoghi, editori e di tutto il sistema scolastico riguardo all’utilizzo di quello che prima o poi sarà lo strumento principale che utilizzerà la scuola: il mondo digitale.
Il punto di partenza, l’oggi appunto, mostra uno scollamento preoccupante tra almeno tre protagonisti del mondo scolastico attuale: una scuola basata su un modello anacronistico improntato alla standardizzazione e alla trasmissione del sapere; il mondo digitale interconnesso in una maniera non lineare ma reticolare e una società che richiede sempre più capacità di pensare in modo creativo e interpretativo.
Afferma l’autore nell’introduzione: “L’ammodernamento della scuola deve riguardare in primo luogo una nuova cornice pedagogico-cognitiva e quindi una metodologia, un’azione didattica che sappiano interpretare i profondi cambiamenti occorsi nel rapporto tra conoscenza e tecnologia”. In un mondo, aggiungiamo noi, nel quale gli allievi spesso hanno più strumenti di conoscenza dei loro insegnanti.
Il libro si rivolge sia a chi già opera nella didattica legata al digitale, sia a chi parte da zero. Può essere un manuale di orientamento per capire come muoversi, dove andare, cosa studiare, ma anche uno strumento per verificare dove si posiziona il nostro modo di insegnare.
Uno dei punti di forza di “Il digitale e la scuola italiana” è nel non prendere una posizione ideologica, conscio il suo autore del fatto che esistono due fronti contrapposti: “gli entusiasti della tecnologia e i suoi oppositori. Due schieramenti di solito impermeabili alle ragioni dell’altro e che hanno come elemento comune un fondo di manicheismo per cui tertium non datur. Fermi sulle barricate, non sanno o più spesso non vogliono individuare una soluzione mediana”.
Il senso stesso del libro mi pare sia proprio in queste parole, che svelano uno sguardo “dal buco della serratura”, discreto, da osservatore. Un osservatore che prende atto del fatto che la realtà continua ad essere fisica e chimica, ma è sempre più pregna di matematica, pixel e codice binario, tanto che spesso la distinzione diventa labile: “viviamo in una quotidianità profondamente ibrida, dove la nostra identità on-line non è separata da quella fatta di atomi, né l’una determina l’altra; al contrario esse si strutturano vicendevolmente”.
Preso atto di ciò, cosa dobbiamo fare, da insegnanti, per non agire come dei dinosauri agli albori dell’era glaciale?
Le risposte di questo libro sono delicate e autentiche, come il suo tono: non vi fornirà risposte certe, non vi regalerà pozioni magiche ma, se vorrete, potrà aiutarvi ad aprire un po’ la mente. Ad aprirla non verso UN mondo strano e particolare, ma verso IL mondo, così come noi stessi esseri umani lo stiamo disegnando.
C’è tanto da fare, e forse questo è il momento di porsi domande e farsi venire dubbi perché le risposte verranno, forse, ma non ora. Certo è che “Il digitale e la scuola italiana” risulta essere un libro amico, che non ci giudica e non ci dice cosa dobbiamo fare, ma piuttosto ci aiuta a capire un pochino di più quello che si muove vertiginosamente intorno a noi.
Il discorso su tutto ciò che riguarda il saggio prosegue sul blog nel sito dell’editore, che è anche una sorta di estensione online del libro stesso, (l’argomento richiede spesso aggiornamenti di dati e informazioni), ma anche luogo privilegiato di dialogo tra l’autore e i suoi lettori.